domenica 1 gennaio 2012

Monti come Quisling e Tremonti "sa-tutto"

Ha detto il presidente del Consiglio Monti nella sua conferenza stampa di giovedì, 29 dicembre, che eravamo sull’orlo di un burrone e che da dietro ci spingevano per farci cadere e che noi abbiamo puntato i piedi e siamo riusciti a non cadere. Sarà vero? Incomincio ad avere dei dubbi sulla compostezza del Professore, che Giuliano Ferrara chiama Preside e che un “Panorama” di qualche settimana fa chiamava il Supplente. C’è una qualche vanteria in quel che dice, che poco s’accorda con l’immagine grave di persona saggia e prudente, anche se usa il noi, plurale maiestatis o in rappresentanza di tutti gli italiani. Ma il punto è un altro. Si può sapere chi sono i malvagi che volevano buttarci nel burrone e perché? Non li conosciamo e Monti non ce li dice. Soggetti generici e plurali: i mercati, gli speculatori. La cosa ricorda i “cristiani” degli incendi di Nerone o gli “ebrei” di Hitler. Responsabili, insomma, a prescindere; non per colpe accertate.
***
Ce li spiega l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti. In una sua lettera al “Corriere della Sera” di venerdì, 30 dicembre, dice che il malvagio che voleva spingerci di sotto era/è il “debito pubblico”, ma che fino al ciglio del burrone siamo arrivati da soli, coi nostri piedi. “Con il passaggio dall’agricoltura all’industria, dalle campagne alle città, da Sud a Nord, con colossali migrazioni di massa, l’Italia – ha spiegato Tremonti “sa tutto” – entrava nella modernità. [e] il costo sociale della modernizzazione così in atto nel nostro Paese fu, a partire dalla prima metà degli anni Settanta, finanziato con spesa pubblica fatta in deficit”. Secondo Tremonti questa politica in principio era “illuminata”. Essa “degenerò negli anni successivi, prima incrociando la grande inflazione che, facendo lievitare i tassi di interesse, costrinse l’Italia a indebitarsi per pagare gli interessi sul suo debito; poi ancora incrociando e alimentando la corruzione politica, […]: più si spendeva a debito, più voti si prendevano; peggio si spendeva, più preferenze si prendevano. E’ così che fu firmata una cambiale col diavolo. E’ così che fu aperta la fabbrica del debito pubblico. E’ così che la democrazia italiana degenerò in «democrazia del deficit»” (Siamo tutti in guerra contro il debito). Tremonti, con la sua saccenteria, per lo meno ci dice chi sono stati i malvagi che ci volevano/vogliono spingere nel burrone: i politici di quegli anni e i ladri che ne hanno approfittato, ladri – sia chiaro – che vanno dai grandi industriali e imprenditori ai piccoli falsi invalidi della porta accanto. Ma forse sarebbe più giusto dire, parafrasando lo scrittore americano Hemingway del “Per chi suona la campana”: non chiedere chi sia stato il ladro, lo sei stato anche tu.
***
Il quotidiano statunitense Wall Street Journal del 30 dicembre ha rivelato, in un ampio servizio di due pagine e tre reporter, che ad indurre il Presidente Napolitano a far dimettere Berlusconi sia stata la cancelliera tedesca Angela Merkel. La quale, in una telefonata del 20 ottobre, avrebbe chiesto a Napolitano che per recuperare credibilità e salvare l’Euro sarebbe stato opportuno sostituire il presidente del consiglio in carica. Alla notizia, tutto come da democratica sceneggiatura: il centrodestra, allarmato, ha chiesto che il Quirinale smentisse; il centrosinistra, non fottendosene più un cazzo della dignità nazionale, ha fatto spallucce; il governo tedesco ha trovato esatte le smentite del Quirinale. E tutto va bene, madama la marchesa, anzi, la cancelliera! Ora, che ci aspettavamo, che il Quirinale confermasse? Che scoppiasse la terza guerra mondiale? Via, era scontato! Ma se per salvare i buoni rapporti diplomatici occorre stare al gioco, non così per chi non fa parte della diplomazia. Senza dare credito assoluto al giornale americano, non si può escludere in assoluto e senza la necessità di ipotizzare le reali parole usate al telefono dalla signora Merkel, che la sostituzione di Berlusconi sia avvenuta per le pressioni internazionali, magari anche di Merkel più che di Sarkozy, non molto simpatico al nostro Napolitano. Prima delle rivelazioni del giornale statunitense poteva essere un sospetto, ora non è la certezza, ma qualcosa sufficiente a mettere una lapide sulla nostra dignità nazionale. Monti, a questo punto, sarebbe il Quisling della situazione.
***
Chi era Quisling? Di nome si chiamava Vidkun ed era norvegese (1887-1945). Fondò un partito filonazista, come ce n’erano tanti in Europa dopo gli esempi dell’Italia e della Germania. Quando la Germania occupò il suo paese, lui formò un governo filonazista e governò per conto di Hitler. Da quel momento si diede del “quisling” ad ogni capo di governo di quei paesi occupati dai nazisti; successivamente il termine ha significato collaborazionista. Ora, nessuno lo ammette ma tutti sanno che tutti i Paesi dell’Unione Europea sono a sovranità limitata; limitatissima quei Paesi, come l’Italia, che non hanno la forza dei Paesi egemoni, come Germania e Francia. Dobbiamo, finalmente, metterci l’animo in pace: d’ora in poi la nostra politica la fanno i partner europei più potenti e la nostra classe politica la scelgono loro. Dobbiamo collaborare o no? Dunque perché scandalizzarci se siamo dei collaborazionisti? Un dubbio: se Monti è un Quisling, Napolitano che cos’è? Mah!

Nessun commento:

Posta un commento