domenica 25 dicembre 2011

Monti: l'anomalia c'è e si vede

In un evidente, per quanto contenuto, scatto di nervi il Presidente del Consiglio Mario Monti alla Camera, qualche giorno fa, discutendo la sua manovra, sbottò rivolto ai suoi critici parlamentari: se queste misure le potevate prendere voi politici, come voi asserite, perché non l’avete fatto e avete lasciato a noi tecnici l’incombenza?
Senza volerlo, Monti ammetteva l’anomalia del suo governo “tecnico”. Già, perché la politica ha lasciato alla tecnica? E’ normale che la politica abdichi come una regina ingualdrappita?
Il Presidente della Repubblica Napolitano dice sì, che è tutto normale, che “non c’è nessuno strappo costituzionale”, che “si doveva evitare uno scontro elettorale devastante”. Altra ammissione, dunque, di anomalia. Prioritariamente si doveva votare, ma era ancor più importante evitare il disastro delle votazioni, data l’incapacità dei soggetti di comportarsi da cristiani. Ma tutto questo prova che in Italia la democrazia ha dei limiti, che può trovarsi nelle condizioni di autosospendersi per uscire da un impasse.
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Ora un Presidente della Repubblica dovrebbe essere super partes, a condizione però che non sia lui stesso pars in partibus. Quando Napolitano difende la sua operazione tecnica, non lo è, difende la sua pars. Che l’operazione porti ad una soluzione della grave crisi è un augurio ed una speranza, che al momento sono ben lontani dal vedersi all’orizzonte. Quel che appare, invece, abbastanza chiaro è che in Italia si può eliminare un governo, una maggioranza parlamentare, legittimamente eletta dal popolo, con una autentica, ossessionante guerriglia mediatico-giudiziaria, in supporto ad una schizofrenica e fessa opposizione politica. Le dimissioni del governo Berlusconi l’hanno data vinta a tutti i suoi “nemici”. Non si può dire al momento se Napolitano fosse d’accordo con Bersani & Compagni sulla soluzione tecnica, quel che si può dire con certezza è che grazie alla soluzione Napolitano la parte politica che doveva trarre profitto dalle dimissioni di Berlusconi, ossia il centrosinistra, è stata messa col culo per terra. Basta guardarli in faccia i sinistri e i centrosinistri, sono tutti purgati. E qui Napolitano torna trionfalmente super partes.
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Ha scritto Beppe Severgnini, più esperto interista che analista, che “Mario Monti ha fatto più in un mese che i predecessori in diciassette anni” (La trappola del pessimismo – Corsera del 20 dicembre). Vede un’altra partita il pur simpatico e caustico editorialista del “Corriere della Sera”, da sempre sostenitore della soluzione Monti. A tutt’oggi non ci sono elementi per esprimere giudizio alcuno. E non potrebbe essere diversamente. Le manovre di governo non sono interruttori “on-off”; deve passare un po’ di tempo per vederne o sentirne gli effetti. Quel che gli italiani fanno in questi giorni è il conto di quanto costerà loro la manovra montiana in un anno. Si parla di circa duemila euro a famiglia. Non c’è da stare allegri e solo di fronte al costo della manovra si può dire, d’accordo con Severgnini, che Monti avrà fatto davvero in un anno più di quanto non abbiano fatto i suoi predecessori in diciassette – ma che dico? – in venti…trenta…quaranta anni.
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Il rischio reale che corriamo è che questo governo tecnico si trasformi in politico. Se tecnico doveva essere, tecnico sia! Invece ogni giorno che passa ci accorgiamo che i ministri tecnici somigliano sempre più ai ministri politici. Oggi dicono, il giorno dopo negano. Passano da un talk-show all’altro. La Fornero attacca l’art. 18 ma poi nega e apre sull’aumento dei salari, frastornando la gente. Siamo o non siamo in crisi? E allora che significa aumentare i salari? Che siano bassi tutti lo dicono da anni e tutti lo sentono sulla propria pelle, ma che per una ragione di compensazione o riequilibrio di rapporti coi sindacati si tenti lo zuccherino improbabile del salario è discorso decisamente poco tecnico e tanto più politico. Viene il sospetto che in Italia tecnici o politici sono sempre e prima di tutto italiani. Un mio vecchio amico comunista, che la sapeva lunga sulle cose patrie, a cui avevo chiesto se veramente lui sperasse nel comunismo in Italia, mi disse: vedi, noi italiani abbiamo avuto il peggiore liberalismo, il peggiore fascismo, la peggiore democrazia. Dio ci liberi dal comunismo – concluse – sarebbe il peggior comunismo! Aveva ragione. I tecnici come i politici, allora? Speriamo che almeno si differenzino in illibatezza amministrativa! Se no, dovremmo andare tutti in pellegrinaggio ad Hammamet.
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Intanto sembrano ricompattarsi anche i socialisti. La fiducia, a mio avviso eccessiva, che Berlusconi sia finito, sta facendo cercare a tutti nuovi posizionamenti. C’è la corsa al restauro. Tutti cercano di darsi una spazzolata e di cercare improbabili ricompattamenti in nome di antiche identità. Ma Berlusconi è lì, con tutti i suoi vivi e tutti i suoi morti, tanto per rispolverare una delle più celebri frasi di Mussolini, che al Cavaliere piacciono tanto. Chi sono i vivi? Ma quelli che gli sono rimasti accanto anche nella cattiva sorte! E i morti? Quelli che lo hanno abbandonato: i Fini, i Pisanu, gli Scaiola. A Berlusconi resta un après-saison importante. Farebbe bene a trascorrerlo senza simili soggetti, squalificati prima ancora dei tradimenti e dei voltafaccia compiuti.
E’ Natale; e gli auguri sono d’obbligo. Cosa ci riserverà il 2012? La politica, come la natura, non facit saltus. Quindi avremo ancora a che fare con molti degli uomini che hanno caratterizzato in negativo il 2011. L’augurio è di vederne alcuni ridotti all’accattonaggio politico. Ed è un augurio generoso, dato che molti di loro hanno già dato prova di essere dei validissimi accattoni. Penso a Fini, che, avuta in regalo una casa a Montecarlo “per la causa”, lui l’ha girata al cognato; penso a Pisanu, che chiedeva a Moggi favori per la sua Torres; penso a Scajola, che aveva avuto in regalo una casa a Roma con vista sul Colosseo all’insegna del manzoniano “tacer pudìco che lieto il don ti fa”. Penso…ma forse in un giorno santo, meglio avere pensieri santi; cambiamo perciò discorso.

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