domenica 22 gennaio 2012

Monti, tra Default e De Falchi

Venerdì, 20 gennaio, è stata una giornata particolarmente faticosa per il governo Monti: il giorno delle liberalizzazioni. Le cronache parlano di un Consiglio dei Ministri durato diverse ore. Poi, come ormai è consuetudine, il governo si è presentato per la conferenza stampa e di lì il capo del governo Mario Monti è andato in televisione, a “Otto e mezzo” di Lilly Gruber su “La 7”. Il Professore non vuole scontentare nessuno. Dopo “Porta a Porta” di Bruno Vespa (Rai Uno) e “Che tempo che fa” di Fabio Fazio (Rai Tre), ecco la Gruber. Ha fatto il giro, salvo che non me ne sia sfuggita qualcun’altra. Ha spiegato che con questo decreto – ora nessuno più protesta per i decreti! – ha fatto due cose; la terza, le esemplificazioni, la farà la settimana prossima. Incomincio a pensare che hanno ragione quelli che dicono “tecnici, un cazzo; questo governo è politico!”. Monti ha detto che con le liberalizzazioni ha liberato gli italiani dalle “tasse occulte”, che i più forti facevano pagare ai più deboli. Come trovata, chapeau! Ma far passare l’idea che il luminare della medicina o il principe del foro siano gli esattori delle “tasse occulte” in danno dei medici e degli avvocati più giovani, francamente è cosa truffaldina. Monti sa che non è così. Da che mondo è mondo è libero quel mercato che consente a chi più e meglio fa più e meglio guadagni. Ho l’impressione che il liberalizzatore Monti operi in un altro “mercato”, quello delle chiacchiere.

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Il Day after dei giornali, a parte quelli dell’opposizione (il Giornale, Libero, La Padania) è tutto un trionfo per Monti. Bersani, che se pungi con lo spillo non gli cavi nemmeno una goccia di sangue, tanto è avvilito, ha detto che il suo partito è con Monti “senza se e senza ma”, ma neppure senza tacere le proprie idee. Raglia! Meglio Berlusconi, che realisticamente dice: Monti non sta facendo nulla, ma in assenza di alternative è giusto che continui. Non è vero, però, che Monti non stia facendo nulla. Vediamo. Le liberalizzazioni riguardano alcuni settori molto importanti, i cui esiti verranno a distanza; altre avranno esiti più immediati. Ma, per fare una valutazione complessiva occorre aspettare. L’autorità sui trasporti con la separazione dalla rete della società che offre il servizio, interessa le autostrade e le ferrovie va bene; ma a quando i risultati dell’operazione? Sui taxi pare che il governo abbia davvero “sciallato”, col sottoporre il controllo delle licenze all’autorità dei trasporti e con la facoltà dei sindaci di aumentare il numero delle licenze. Per la separazione tra Eni, che fornisce il gas, e Snam che gestisce la rete distributiva, vale quanto detto per i trasporti. Una mezza patacca per le farmacie: cinquemila in più non sembra una grande cosa, ma l’abbassamento a tremila abitanti per l’istituzione di una farmacia può essere importante; magari con l’obbligo di dotarle tutte di personale regolarmente qualificato e assunto con l’art. 18 in pugno. Per i professionisti, non sembra gran cosa l’abbreviazione del periodo del tirocinio: sei mesi all’università e dodici in uno studio; più che l’abolizione delle tariffe minime e massime è il preventivo il vero inghippo. Non si può ridurre una prestazione professionale di un avvocato o di un ingegnere ad un muro da intonacare. Su assicurazioni e banche la giungla è completa. Fumo negli occhi sembrano le società semplificate. 500 notai in più, poi, sembra proprio una pidocchiata. Sui carburanti si vedrà! La liberalizzazione del prezzo istituita qualche anno fa doveva abbassarne il costo, vediamo tutti come è andata a finire. Altro che Beauty contest! Sulle frequenze televisive c’è stato un no contest, per ora!
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Impressioni, viziate anche da pregiudizio e pessimismo. Lo dico con onestà. Conosco gli italiani e già da domani scatteranno i sotterfugi, gli aggiustamenti, i raggiri per depotenziare le “bombe” di Monti. Il fatto più curioso è che in Italia spesso si fa passare per rivoluzione una cosa normalissima, come per eroe uno che ha semplicemente fatto il suo dovere. Si può chiamare rivoluzione l’abbassamento del numero di abitanti per concedere una farmacia ai comuni? Si può chiamare rivoluzione un aumento del numero dei notai di cinquecento unità in un paese in cui ci sono più laureati in giurisprudenza di tutta l’Europa messa assieme? E’ rivoluzione stabilire i tempi dei concorsi o della verifica della pianta organica di una professione? Ebbene, in Italia sì. E forse in questa incapacità di gestire la normalità che sta il male dell’Italia.
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Penso, per esempio, alla tragedia della “Costa Concordia” e mi faccio qualche domanda. La prima, lo sapevano o non lo sapevano le autorità della compagnia e quelle portuali che le navi da crociera erano aduse a fare il cosiddetto inchino sfiorando quasi la costa, quando per regolamento dovevano passare almeno ad una distanza di cinque miglia? Seconda, e se lo sapevano perché non lo hanno impedito con richiami e ammonizioni? La terza, hanno mai fatto su quella nave una simulazione di naufragio per constatare l’efficacia degli ordini e dei mezzi, l’organizzazione degli uomini e la funzionalità delle cose? Ecco, se da ora in poi su queste navi si faranno le cose normalissime che ho poc’anzi detto, sarebbe una rivoluzione. Ma, allora, capisco Monti che considera rivoluzioni le sue liberalizzazioni-banalità. Quel che non capisco è come facciano gli stranieri a considerarle tali, a meno che per un certo bon ton non fanno buon viso a cattivo gioco non potendo fare sempre buon…riso, come nella storica circostanza di Sarkozy-Merkel.
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L’Italia oscilla sempre tra normalità tradita e rivoluzione mancata, tra un Default (fallimento) e un De Falchi (boria), il comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, quello che ha superato Totò di “uomini o caporali”. Quel suo urlare tutto il suo potere ad un povero Schettino, il comandante della “Costa Concordia”, annichilito per quanto era accaduto alla sua nave, dà l’esatta idea dell’italiano medio. Chissà quanti avrebbero voluto essere loro i De Falchi e urlare: “qui comando io, vada a bordo, cazzo!” e alternare “cazzo” con “Cristo”. Purtroppo non c’è De Falchi che tenga ai Default accaduti e urlare in maniera tronfia e volgare, a petto gonfio come una rana fedriana, è masturbazione freudiana. Chissà perché mi viene di associare Monti a Schettino e deputati e senatori a De Falchi. Chissà! Spero che Monti non faccia la fine di Schettino; ma – ahimè! – i politici la figura di De Falchi non smettono di farla mai.

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