domenica 8 gennaio 2012

Monti che t'aspetti e Prodi che non t'aspetti

Monti interpreta a meraviglia il ruolo che Napolitano ha ritagliato per lui. Non poteva essere che così. Dal primissimo momento in cui è salito in groppa al cavallo più riottoso che abbia avuto l’Italia dalla seconda guerra mondiale in poi non ha fatto altro che parlare di grandissimi pericoli, di disastri alle porte, di precipizi, di burroni, per aggiungere subito dopo che grazie a lui tutto è stato evitato. Intanto quel disgraziatissimo spread che, imperante Berlusconi, andava su e giù quota cinquecento, col grande strepito mediatico di Annibale alle porte degli antiberlusconiani, con Monti si è stabilizzato ben oltre i cinquecento punti, accettato come cosa normale da non temere nella maniera più assoluta, quasi fosse temperatura di stagione.
Che Monti non fosse quel professore duro e puro che si è voluto accreditare si sospettava. Più volte chiamato da Berlusconi ad entrare nel suo governo e addirittura a presiedere un governo di centrodestra si è rifiutato. Per non portarla alla lunga, Monti è uno di centrosinistra, che sta bene attento a non contaminarsi. Il suo comportamento attuale è in linea col suo essere un professore certamente, ma di centrosinistra. La sua patria è sì l’Italia, ma l’Italia di centrosinistra. Nulla da dire, per carità; uno può essere di dove cazzo vuole. Ma non dica patria e basta, perché non è vero; la sua patria non è quella di chi crede veramente ad una patria senza aggettivazioni politiche. Avrebbe potuto salvare la patria forse meglio presiedendo un governo politico di centrodestra o misto tecnico-politico; ha preferito servire la sua patria di centrosinistra. Qualcosa ne ricaverà!
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Le misure adottate da questo governo – lo dicono tutti , anche gli stessi ministri – renderanno la vita difficile a molti italiani, ad altri la renderanno impossibile. La differenza tra un tecnico ed un politico sta nel fato che il tecnico neppure si accorge che ci sono italiani con grosse difficoltà o nell’impossibilità di vivere, mentre il politico lo sa. La reazione del Paese, dei cittadini che sono senza lavoro, che non hanno da mantenere la famiglia, che non hanno da assicurare un minimo di sopravvivenza ai propri figli, è scontata. E’ accaduto tante volte, per non saperlo. Un vecchio proverbio salentino dice “Scoppia a querra canina / quannu manca l’oju e lla farina”. Siamo molto vicini, atteso che olio e farina potrebbero diventare non metafora di estrema povertà, come si poteva concepire fino agli inizi del Novecento, ma concreta fisica condizione, di non avere il pane ed una croce di olio da metterci sopra. Le minacce, le bombe, le pallottole, le scritte sui muri contro Equitalia sono un’eloquente dichiarazione di guerra. Aumenteranno nel 2012 per un verso i furti, le rapine, i sequestri, le violenze; per un altro si ricorrerà ad ogni forma di azione delittuosa, compresa quella principe della stampa e della diffusione di soldi falsi, e non solo di soldi. Qui non si tratta di considerare buone o cattive le misure adottate dal governo, ma di considerarle alla luce delle risposte del Paese. Quanto effettivamente costerà questa crisi all’Italia, in termini non solo economici e finanziari, ma anche politici, morali, di ordine pubblico, di delinquenza e di criminalità?
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Alla luce di quanto stiamo vedendo, ossia in presenza di un vuoto politico abissale, un governo politico con qualche tecnico ai ministeri chiave, economici e sociali, avrebbe sicuramente risposto meglio alla circostanza. Non si capisce davvero che fa un prefetto al ministero degli interni, un generale al ministero della difesa, un avvocato al ministero di giustizia, un ambasciatore al ministero degli esteri; e si potrebbe continuare. Sospesa o non sospesa la democrazia – sarà il tempo a dirlo – di sicuro è stata sospesa la politica. I signori che occupano i suddetti ministeri, non facendo politica, come non la stanno facendo, sono costretti ad esercizi chiamiamoli tecnici. Potrebbero avere la bontà di dire agli italiani che cosa in realtà stanno facendo? Napolitano sarà stato bravo ad escogitare la trovata Monti più professori e tecnici, ma non ha considerato che sospendere la politica all’interno del paese è poco male, ma sospenderla anche all’esterno è esiziale. Tanto più in un momento in cui il Mediterraneo ribolle di problemi come non mai e l’Italia è al centro senza purtroppo saper dove andare o che fare. In situazioni simili stare al centro significa prendere schiaffi e scoppole da tutti.
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Ecco allora il Prodi che non t’aspetti. L’ex presidente del consiglio ed ex presidente della commissione europea non ha accolto con favore l’operazione Napolitano-Monti. Pur in uno stile stitico, con parole che escono dalla bocca come palloncini di chewing gum scoppiati, ha avanzato delle riserve. Intervistato sulla questione libica, domenica 1° gennaio su Rai Storia, ha detto delle cose davvero interessanti, che hanno dato l’idea più esatta di quello che è, un professore, ma anche un analista politico tanto perspicace quanto privilegiato. Partiamo dalla Libia, questione che s’intreccia con l’aggressione politica e finanziaria all’Italia. Ha detto che tutti nel mondo se la sono presa con l’Italia perché noi abbiamo sdoganato Gheddafi fin dal 2003. Si è assunto la responsabilità di essere stato lui il primo ad avviare lo sdoganamento, che a lui sembrava giusto. Poi, su quella scia, ha continuato Berlusconi. Ovviamente con uno stile diverso; più istituzionale e paludato quello di Prodi, più pacchiano e teatrale quello di Berlusconi. Ma la politica filolibica dei nostri governi era giusta e purtroppo ha destato l’invidia di tutti gli altri. Da Prodi abbiamo saputo finalmente chi ci spingeva e ci spinge per farci cadere nel burrone e perché. Ma ha detto anche altre cose assai importanti. Per esempio, che Gheddafi è stato aggredito dopo che ha rinunciato al nucleare; che probabilmente se non avesse rinunciato si sarebbero ben guardati dall’aggredirlo. Cosa – ha commentato Prodi – di estrema gravità, perché ora nessuno rinuncia più al nucleare sapendosi poi disarmato di fronte alle aggressioni degli altri, citando i casi specifici di Iran e Corea del Nord. Ad un dato punto è passato ad attaccare l’assenza dell’Italia dalla politica internazionale. Oggi l’Italia è completamente assente e non fa nulla per dare un contributo alla soluzione della questione libica dopo Gheddafi. “Possibile – si è chiesto – che noi dobbiamo trovare i soldi solo per fare la guerra?”. Già, che sta facendo ora l’Italia per la Libia? Prodi, non solo ha difeso la politica estera italiana che da sempre è attenta e sensibile ai problemi del Mediterraneo e alle questioni del Medio Oriente, ma ha denunciato l’attuale assenza dell’Italia in un momento così importante e delicato. Ecco, questo Prodi, con tutte le sue stitichezze, è preferibile al Monti guascone, che pensa di essere non già un Cincinnato ma un Marco Furio Camillo.

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