domenica 15 gennaio 2012

Monti, il "Corsera" e un...Malincomico risveglio

A conferma del gran lavoro degli spianatori della strada su cui viaggia Mario Monti il “Corriere della Sera” apre il suo numero di lunedì, 9 gennaio, con un editoriale di Ernesto Galli della Loggia, dal titolo che vale più del contenuto: «Svolta necessaria. Nostalgie inutili», con l’occhiello «Modi del governo e ruolo dei partiti». Si sa che i titoli non li mettono gli autori e che spesso i titolisti enfatizzano i contenuti, quando addirittura non li stravolgono. Non è il caso del Corsera. Ma chi ha seguito i precedenti editoriali di Galli della Loggia sul tema non può non accorgersi che questo ha tutta l’aria di una committenza e che a farla non può essere stato che il direttore Ferruccio de Bortoli, il burgravio di uno dei poteri più forti d’Italia. Galli della Loggia, che evidentemente deve guadagnare bei soldini coi suoi articoli, nei suoi precedenti interventi sull’operazione Napolitano-Monti, pur con molto tatto e rispetto nei confronti del Presidente della Repubblica, non ha mancato di sottolineare come il governo Monti non trova “costituzionalità”, quanto meno formale, anche se, a rigore, non è incostituzionale. Ora ci dice che questo governo dovrebbe “prender sul serio «l’emergenza» - cioè la [sua] vera ragion d’essere e la vera legittimazione – per farne uno strumento di rinnovamento dell’azione e quindi dell’immagine dell’esecutivo”. Fin qui nihil novi, ma continua: “Se Monti riuscisse in tutto ciò, egli segnerebbe un punto di non ritorno. La maggioranza dell’opinione pubblica, infatti, non sarebbe più disposta a ripiombare nel passato, a essere governata come è stata governata fino al novembre dell’anno scorso. Non sarebbe più disposta, in particolare, a sopportare governi di coalizione: governi fisiologicamente divisi sulle cose da fare, lottizzati in feudi partitici, intimiditi dai sindacati e dalle lobby di ogni genere, vittime sempre di veti incrociati. Come per l’appunto sono stati più o meno tutti i governi della seconda Repubblica (ma anche la prima non scherzava). Non sarebbe più disposta, infine, a essere governata da un personale politico da decenni inamovibile, logorato, popolato di mezze calzette”. E qui, invece, siamo proprio nel delirio. Un altro sforzo e Galli della Loggia sarebbe arrivato alla buonanima di Benito Mussolini o a qualche suo emulo.
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Da quanto dice Galli della Loggia, infatti, in Italia bisognerebbe, sulla scia del governo Monti, trasformare un governo tecnico d’emergenza in un governo politico di normalità democratica. “Con Mario Monti – conclude – gli italiani hanno già in qualche modo iniziato a prendere confidenza con una leadership di tipo nuovo, democratica ma forte, che mira diritto allo scopo. Un’analoga indicazione, verso lo stesso tipo di leadership, viene da tempo dall’azione innovativa e dalla figura popolarissima del presidente Napolitano”. Insomma Galli della Loggia ipotizza la trasformazione del popolo italiano in una sorta di soggetto politico napolitanizzato, quale un dittatore solo potrebbe invocare e desiderare «Ein Volk, ein Reich, ein Führer». Sarebbe bello che Sartori, che a lui si alterna sulle colonne del “Corriere della Sera”, dicesse quel che davvero pensa di simili stravaganze. Dimentica un particolare Galli della Loggia, che il “grazioso” silenzio di chi dovrebbe parlare, fin qui osservato, la calcolata accondiscendenza dei più grossi partiti politici, gli editoriali su committenza, i massicci imbonimenti dei media, non sono eternabili, sono anch’essi “necessità” dell’emergenza. Se così non fosse, infatti, saremmo avviati verso una dittatura, accettata, come tutte le dittature agli inizi, come la soluzione attesa di tutti i mali. Ma che cazzo dice Galli della Loggia? Dove stanno i ministri fulmini di guerra del governo Monti, se si tratta di quattro stagionati funzionari di ministeri, furbi banchieri e vecchi cattedratici, che per età superano di gran lunga i ministri del governo Berlusconi? E come fa a definire un personale politico, sia di maggioranza che di opposizione, “da decenni inamovibile, logorato, popolato di mezze calzette”? Ma si rende conto il professore che in questi ultimi vent’anni quel personale politico, di cui lui parla, è cambiato almeno al settanta per cento? O lui è rimasto mentalmente a Giulio Andreotti e a Oscar Luigi Scalfaro? Quanto alle mezze calzette, in Italia – si sa – basta arrivare al successo in qualche settore per diventare ipso facto una mezza calzetta per chi di quel successo è invidioso.
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Purtroppo per i Galli della Loggia a votare saranno i lavoratori che non hanno lavoro o l’hanno perso, i giovani esclusi a vita dalle professioni, i pensionati che fanno la fame, i cittadini in genere che non hanno i soldi per vivere con un minimo di decoro. Questi elettori, sbagliando, secondo me, altrettanto e per altro verso rispetto a Galli della Loggia, identificheranno i loro guai con Mario Monti e i suoi ministri. Poi, sono d’accordo che quel che resta dell’invincibile armata della politica deve riflettere sul da farsi e cercare di correggere certi comportamenti che hanno contribuito a portare gli italiani a questa disgraziatissima situazione.
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Intanto registriamo il primo caduto dell’impresa Monti. E’ il sottosegretario alla presidenza del consiglio Carlo Malinconico, il quale non sapeva che a pagargli nel 2007 il conto di un lussuosissimo albergo all’Argentario era stato l’imprenditore Piscicelli, quello delle grasse risate quando seppe del terremoto de L’Aquila, gongolando alle importanti commesse di ricostruzione. Più che Malinconico il caso è Malincomico! Malinconico come Scaiola, che non sapeva che parte del costo reale del suo appartamento romano con vista sul Colosseo gliel’avevano pagato quelli della cricca. L’uno e l’altro non sapevano! Pensate un po’ in che mani siamo capitati: ministri che comprano case e non sanno chi gliele paga, che mangiano, dormono e sbafano e non sanno chi paga il conto. E poi parliamo di riforme! L’unica vera autentica riforma sarebbe – se mai fosse possibile – un trapianto generalizzato di cervello a tanti figli di puttana, che hanno la faccia tosta di presentarsi come probi e puliti (Malinconico) e all’occorrenza il mal di pancia (Scaiola). Ma pare che si preannunci un effetto domino nel governo; si parla anche di un caso Filippo Patroni Griffi, Ministro per la Pubblica Amministrazione, che avrebbe acquistato una casa dall’Inps dieci volte meno di quello che vale. Non è proprio Scaiola ma neppure San Francesco d’Assisi!
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Al vertice di Berlino con Angela Merkel, mercoledì, 11 gennaio, Monti ha detto testualmente e poi ripetuto in conferenza stampa, a riprova di parole pesate e soppesate: “l’Europa non deve più temere che l’Italia possa essere una fonte di contagio nella crisi dell’Euro”. La dignità dell’Italia è a singhiozzo? Oggi c’è e ieri non c’era? Per me francamente il linguaggio usato da Monti non è da Presidente del Consiglio, ma da presuntuoso studentello, da più bravo della classe, che tiene a dire che i compiti come li ha fatti lui non li ha fatti nessun altro. Insomma, siamo passati da un Berlusconi, che ci faceva un po’ vergognare di certe sue mattane, ad un Monti che ci fa deprimere con le sue mene del più bravo di tutti. Un Presidente del Consiglio non dovrebbe mai dimenticare, specialmente quando rappresenta il suo Paese all’estero, di essere il rappresentante del suo Paese, totalmente inteso, sia in senso spaziale che temporale, come dire del suo passato, del suo presente e del suo futuro.
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Spianatori – si diceva all’inizio – e spianatori sono stati i due verdetti che hanno caratterizzato la settimana politica: la bocciatura del referendum per abrogare il porcellum e la bocciatura della richiesta d’arresto dell’ex sottosegretario di Berlusconi Cosentino. Come al solito Di Pietro non le manda a dire. E’ rozzo e forse anche volgare, come ha detto una nota della Presidenza della Repubblica, ma quasi sempre ha ragione. La Consulta ha dichiarato inammissibili i due quesiti referendari “per fare un piacere a Napolitano”. Piacere o non piacere a Napolitano, di certo i due verdetti sono in funzione del governo Monti, che certamente sarebbe stato squassato dall’accoglimento del referendum o dall’arresto di Cosentino. Non per nulla i saggi nostri avi latini dicevano Quieta non movere.
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A dissestare il cammino al governo Monti ci pensano purtroppo le agenzie di rating, che venerdì, 13 gennaio, hanno retrocesso l’Italia alla serie B, che non è l’iniziale di Berlusconi, da cui l’Italia sembrava essere risalita, ma la posizione finanziaria di chi non garantisce il pagamento dei debiti. Berlusconi, che pure dovrebbe essere egoisticamente contento di dimostrare all’Italia e al mondo che il disastro finanziario del Paese non era colpa sua, salva Monti e dà la colpa ai suoi storici avversari europei Sarkozy e Merkel, che non vogliono creare una Banca a difesa dell’Euro. Sarà che il Signore lo condannerà all’inferno per i bunga-bunga, ma se nel paradiso c’è un patrimonio da amministrare, metterà da parte tutto e lo affiderà a lui, dopo averlo ca…stato, ovvero reso casto. Si capisce!

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