sabato 14 maggio 2011

Ai signori Giacinto Urso e Giorgio De Giuseppe - lettera

Egregi Signori, perdonatemi se mi rivolgo a Voi in solido, chiamandoVi semplicemente signori. Modo laico non solo, ma anche parola qualificativamente aggettivale. Lo faccio perché siete gli unici democristiani di una certa età e di una certa esperienza, ma soprattutto di una certa educazione politica, in grado di curare la transizione di alcuni importanti basilari valori.
Voi, On. Urso, commentate puntualmente ogni domenica su “Quotidiano” i fatti della settimana, ed avete svolto in maniera eccellente per più mandati la funzione di Difensore Civico della Provincia; e Voi, Sen. De Giuseppe, svolgete quel compito ora con la stessa discrezione ed efficacia.
Avete entrambi occupato cariche politiche ed istituzionali per lunghi anni senza mai un incidente di percorso. Avete diretto il partito, avete amministrato la cosa pubblica, avete rappresentato le istituzioni anche ad alti livelli. Lo avete fatto nel rispetto di un galateo degno del miglior pensatore umanistico-rinascimentale alla ricerca di ideali di vita da rappresentare a precetto.
A voi mi rivolgo non già per un omaggio, che pur meritate – come dire? – alla carriera; ma per una richiesta, per una sommessa preghiera. Siete gli unici oggi sopravvissuti ad un mondo che non è ancora scomparso del tutto ma è sul punto di scomparire. E’ il mondo della politica, quale sintesi di educazione e rispetto degli avversari interni ed esterni, degli uomini e delle istituzioni, nel perseguimento del bene pubblico e nella compostezza privata. Essa, infatti, non è solo questione di stile, ma proiezione etica, nella consapevolezza che la competizione è lo spazio pubblico in cui si esercitano le virtù individuali. In essa l’uomo e l’istituzione sono l’estensione l’uno dell’altra, né l’uno contamina l’altra coi suoi vizi, né l’altra lo tenta con le sue opportunità.
A voi mi rivolgo sapendoVi anche uomini di una certa destra moderata, oggi in sofferenza per le incontinenze di tanti suoi rappresentanti.
Ma, vengo alla mia preghiera. Voi oggi vedete che cosa combinano gli uomini politici, dirigenti di partito e amministratori della cosa pubblica, in qualche modo e variamente riconducibili alla destra pugliese. Sono all’interno del loro schieramento gli uni contro gli altri in maniera scandalosa e dissennata. Voi vedete come per colpa dei loro litigi, delle loro ripicche, dei loro dispetti, consegnano regione e provincie, comuni ed enti, ai loro avversari politici. Voi vedete come mortificano coi loro eccessi verbali e personalistici l’elettorato.
La Puglia poteva essere amministrata dalla Sen. Poli Bortone e invece è amministrata dal comunista Vendola per colpa dei veti di Fitto, di Mantovano e di Perrone; la Provincia ha rischiato di fare la stessa fine per i tentativi guastatori della Sen. Poli Bortone. Correrà lo stesso rischio, con gli stessi protagonisti e per gli stessi motivi, il Comune di Lecce. Un decennio di illuminata amministrazione cittadina della Poli è continuamente deturpato dalle cattiverie dei suoi stessi ex collaboratori. In provincia molti comuni rischiano di essere regalati agli avversari per i litigi continui. Per il loro esclusivismo politico, che ha contagiato i loro referenti periferici, in diversi comuni non sono state presentate le liste per questa campagna elettorale ed in alcuni la destra si è divisa in più liste.
Io credo – e vengo finalmente al motivo di questa mia – che tutta questa gente abbia bisogno di andare a scuola di educazione politica. Credo che nessuno meglio di Voi, per le ragioni anzidette, potrebbe fare un corso, anche accelerato, di comportamenti politici a questi sciagurati, che si stanno comportando come i peggiori democristiani e i peggiori socialisti di una volta.
Spero, se pure questa mia preghiera dovesse cadere nel vuoto ed essere intesa come un inutile esercizio polemico – spero, ripeto – che almeno Voi ne capiate fino in fondo il senso e siate d’accordo con me che simili soggetti alla fine meritano una lezione, preferibilmente da Voi, realisticamente dagli elettori.
Con tutta la stima e l’affetto di uno che non ha mai lesinato critiche al Vostro partito né ha cambiato giudizio, ma ha sempre cercato di distinguere e di imparare.
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