domenica 31 ottobre 2010

Berlusconi è malato. E gli altri?

“Famiglia Cristiana” ha detto che Berlusconi è malato, riprendendo la vecchia tesi dell’ex moglie del premier Veronica Lario, che, ai tempi della Noemi, così diagnosticò. Lo ha detto dopo l’ennesimo caso di sex-gate che lo ha coinvolto, quello relativo a tale Ruby, ragazza marocchina minorenne-maggiorata, che il Presidente del Consiglio avrebbe avuto sua ospite ad Arcore. In verità l’aspetto sexy è complicato dal fatto che Berlusconi sarebbe intervenuto presso la Questura di Milano a togliere dai guai la ragazza accusata di furto. Il profilo privato si è intrecciato così a quello pubblico. E se già quello privato non era edificante, quello pubblico è estremamente grave. Berlusconi ha rilanciato: “è spazzatura mediatica e comunque io amo la vita e le donne e non intendo cambiare”, aggiungendo così alla matassa un terzo filo, quello appunto della “salute”.
Inutile negarlo: i suoi comportamenti provocano disagio a tutto il Paese, probabilmente non a tutti i suoi elettori. Per ora i suoi sostenitori più razionali fingono una netta distinzione tra ciò che Berlusconi fa per così dire nei “fatti suoi” e ciò che fa nell’azione politica e governativa. Ma la finzione potrebbe venir meno e la verità snebbiarsi, anche per ragioni politiche, economiche e sociali, in cui il Paese sempre più gravemente si dibatte. Allora per coloro che non vogliono guardare ad un inguardabile centrosinistra, fatto di relitti della vecchia partitocrazia, che Matteo Renzi, giovane sindaco di Firenze, irriguardosamente ma giustamente dice di voler rottamare, il problema di un nuovo o diverso punto di riferimento si porrebbe. E, al pensiero, non c’è da stare allegri. Ci sarebbe Fini, potrebbe dire qualcuno. Ma Fini è fluido, liquido, assume la forma del contenitore dei suoi più immediati interessi; e quasi sempre sono interessi di carriera personale. Probabilmente non è neppure per calcolo consapevole. Gli è che non ha altro con cui sostanziare la sua azione politica. Per queste ragioni, non volendo giungere alla conclusione che è meglio non votare, dato che il voto è troppo importante per passarlo a sciacquone, il centrodestra deve cercare soluzioni coerenti e credibili, per il Paese prima di tutto e per i suoi sostenitori.
Ma, per tornare a Berlusconi e alle sue mattane, allo scopo di capire l’uomo e il politico, ma anche per capire perché nonostante tutto goda del favore di tanti italiani, bisogna riflettere su una vecchia categoria del politico. E’ la “dissimulazione onesta” dettata da Torquato Accetto nel ‘600. Consiste nel comportarsi in pubblico come è lecito (foris ut licet) e in privato come piace (intus ut libet). In questo sono stati maestri impareggiabili nella storia i Gesuiti e nel secolo i democristiani, ma in verità tutti gli esponenti della partitocrazia uscita dai Cln resistenziali sia di destra che di sinistra. Essi ne hanno combinate che ne hanno combinate! Ma lo hanno fatto nel chiuso, nel privato, protetti il più delle volte da un silenzio complice della stampa in una sorta di tacita intesa, solo raramente violata. E’ la prassi di tutti i politici di tutti i tempi e di tutti i luoghi della Terra, tranne che per tiranni e despoti. Imperatori ed imperatrici a Roma, per esempio, uscivano nottetempo con le loro scorte e travestiti si recavano nei lupanari, i postriboli di quei tempi, e si abbandonavano a schifezze irriferibili. Alla luce del sole, divinità smaglianti di simboli regali; al buio della notte lordure umane. Se sia giusto o solo conveniente comportarsi in questo modo lo dice la storia. L’etica lo impone. Chi viola la categoria della dissimulazione onesta è un “malato”. Berlusconi la viola. E’ dunque malato? Premesso che dovrebbero guardarsi dentro un po’ tutti, dall’ex attricetta Veronica Lario al direttore di “Famiglia Cristiana”, all’insegna del dettato evangelico, non si commette reato a voler capire i fatti e le persone.
Berlusconi non ha fatto gavetta politica, non ha perciò adeguata educazione. Per quanto il suo consigliere Gianni Letta somigli più ad un mandarino cinese che ad un viveur da riviera romagnola, è rimasto il milanese tipo: brillante, ottimista, affarista, vantoso e vanitoso, pronto ad esibire i suoi piaceri, sapendo di avere l’approvazione degli italiani, che nei suoi vizi e vezzi si riconoscono. Lui vuole far sapere di avere molti soldi, molte ville, che può realizzare tutti i sogni proibiti di tanti suoi connazionali e non solo, avere cioè ville di lusso in lusso, sedicenni di bellezza in bellezza. Avere tutte queste cose e non farlo sapere, secondo lui, non è da uomo normale, soprattutto da italiano medio, ma da politico, come lo teorizzava il Castiglione o il Della Casa, l’Accetto o il Mazzarino, che pur italiano era. Berlusconi è “malato” per questo. Se non amasse esibire i suoi piaceri sarebbe normale; sarebbe un vecchio democristiano, un ciellenista appena dismesso il fazzoletto al collo e il mitra a tracolla.
Altro discorso è quello dei suoi dichiarati avversari o nemici, i quali è da sedici anni che gridano “al lupo! al lupo!” anche quando in giro c’è solo un barboncino o un coniglio, una capretta o una gallina. Da sedici anni Berlusconi è assediato da avversari accaniti, arrabbiati, di ogni categoria: politici in primis e collateralmente magistrati, confindustriali, giornalisti, registi, attori e comici, e in fine famigliari e amici. Un altro sarebbe scoppiato. Lui resiste. Certo, il tradimento della moglie, che scrive a “la Repubblica” per accusarlo e dar ragione ai suoi avversari, e quello di Fini, che gli si è messo alle costole per meglio pugnalarlo, hanno lasciato in lui il segno e lo hanno peggiorato.
Forse qui s’innesta il principio di quella “malattia”, provocata e aggravata dai suoi avversari. In lui emerge sempre più la sindrome di quegli imperatori romani, per capirci alla Caligola e alla Nerone, che finirono per diventare, come ci ha tramandato Suetonio, esattamente quello che i loro nemici volevano che diventassero: despoti, folli e sanguinari.
Nulla di tutto questo per Berlusconi, per fortuna. Berlusconi è l’uomo di lusso ipotizzato dal Verga nel suo “Ciclo dei vinti”; e sarà anche lui un vinto. Ma è pur sempre un uomo di valore, un produttivo, uno che fa la ricchezza di un Paese. Lui è un buono e un generoso. Ma ciò detto, va aggiunto che i suoi vizi umani piuttosto che vigilarli, come sarebbe giusto e opportuno, non solo li aggrava in progressione, ma li ostenta in pornografico piacere. Come a dire: e la prossima volta, toccherà ad una quindicenne! Che, date le sue condizioni fisiche e anagrafiche, sarebbe come dire: e la prossima villa me la farò sulla Luna!
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