domenica 29 novembre 2009

Italia barbara: mafia e parolacce

A stretto giro di… moda due delle massime cariche istituzionali italiane hanno lanciato sul mercato della comunicazione politica due parolacce, entrambe di origine germanica: “stronzo” e “strozzo”.
La prima l’ha pronunciata, alcuni giorni fa, Gianfranco Fini, Presidente della Camera, contro il razzismo. A dei ragazzini di colore ha detto: chiamate pure stronzo chi vi ritiene inferiori perché avete la pelle scura. La seconda l’ha pronunciata il 28 novembre scorso Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, contro chi propaganda l’Italia come terra di mafia. “Se trovo chi ha scritto libri e fatto film sulla mafia lo strozzo – ha detto – perché infanga l’Italia nel mondo”.
La prima, stronzo, deriva dal longobardo “strunz” che significa sterco e data 1400. La seconda, strozzo, denominale da strozza (gola), viene dall’alto tedesco medio “strozze” e data, secondo il De Mauro, 1313.
Non c’è dubbio alcuno che le due parole sono il segno tangibile dell’imbarbarimento del dibattito politico in Italia. Non solo perché sono parole che storicamente sono attribuite a quelle popolazioni barbare che tra IV e V secolo accelerarono la caduta dell’Impero romano con la loro discesa in Italia, portando con sé usi, costumi e linguaggi, ma soprattutto perché consideriamo genericamente barbaro, ossia incivile e incolto, tutto ciò che è estraneo al galateo politico e sociale. Ed è soprattutto in questa accezione che va inteso l’imbarbarimento del dibattito e della comunicazione politica italiana.
Incominciamo dallo “stronzo” di Fini. Una persona misurata come lui difficilmente si abbandona al turpiloquio, anche se di tanto in tanto se ne esce con qualche rivelazione, come quando disse che lui lo spinello una volta se l’era pure fumato. Perciò, se improvvisamente tira fuori una parola come “stronzo”, è segno che, data l’ira contro i suoi alleati di governo, non riesce più a vigilare sulle parole e le espressioni che usa in pubblico. Ricorrendo alla parolaccia, ha quasi voluto dare un valore aggiunto alla sua tesi secondo cui gli immigrati devono trovare in Italia piena integrazione politica e sociale. C’è qualcuno che la ostacola? Beh, questo è uno stronzo! E’ turpiloquio, ma la caduta di stile è funzionale all’efficacia della polemica. Se si arrabbia, vuol dire che ci crede.
Più grave è lo “strozzo” di Berlusconi, anche se, a differenza di Fini, il Presidente del Consiglio ci ha abituati ad ogni sorta di stravaganza, di tipo linguistico, gestuale, comportamentale. Ciò, tuttavia, non deve far cadere in noi la soglia del convenzionale. Dire: se trovo chi scrive libri e fa film sulla mafia lo strozzo, è come condannare fior di scrittori e di registi che da anni combattono la mafia con le loro denunce attraverso libri, saggi, articoli di giornale, film e sceneggiati televisivi. Pur trascurando il non…trascurabile fatto che gli ultimi film sulla mafia li ha prodotti proprio l’azienda della famiglia Berlusconi – quindi dovrebbe suicidarsi o uccidere i suoi figli, per essere coerente – non si può far passare come una semplice battuta una frase dalle molteplici implicazioni.
Per esempio, se in Italia c’è la mafia – ed è innegabile che ci sia – bisogna tacere per non screditare il Paese o combatterla per estirparla e restituire all’Italia l’immagine di un Paese moderno e ordinato? Che è come dire: se in Italia esiste Berlusconi, con tutti i problemi che ha portato con sé scendendo in politica, bisogna tacere per non screditare il Paese o combatterlo fino ad allontanarlo dalla politica?
La sortita berlusconiana sulla mafia farebbe pensare che, essendo prioritaria l’immagine del Paese, occorre tacere. Ma il silenzio, se pure servisse a qualcosa – e non serve, anzi aggrava – non può essere suggerito da chi dovrebbe dare il buon esempio in termini di lotta al malaffare, agli intrecci politico-mafiosi, alla criminalità organizzata.Il governo di Berlusconi ha sicuramente prodotto effetti positivi nella lotta alla mafia, con arresti, sequestri di beni e quant’altro; ma la lotta alla mafia non è soltanto un fatto chirurgico, è soprattutto un fatto di medicina, ossia di educazione, di comportamenti e di intolleranza verso tutto ciò che è illegale o sa di illegalità. Se il Presidente del Consiglio parla come un boss della mafia finisce per far passare anche gli innegabili successi contro di essa per vendette fra cosche, ossia per episodi di lotta interna.
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