martedì 17 novembre 2009

La mamma del terrorismo è la politica

Il Ministro degli Interni Maroni ha lanciato l’allarme terrorismo. E’ una cosa seria – ha detto – dai segnali che abbiamo non possiamo prendere sottogamba il rischio reale, che c’è; ora stiamo valutando possibili collegamenti col terrorismo islamico.
Pur senza conoscere i segnali di cui parla il Ministro, riteniamo che il rischio terrorismo sia in rebus. La situazione politica è di caos diffuso. L’opposizione alla maggioranza di centrodestra, che ormai dura da quindici anni, con periodiche recrudescenze, ha certamente prodotto un effetto devastante: la delegittimazione della politica. La sinistra, forse neppure senza pensarci tanto, ha messo in essere un piano pernicioso: visto che Berlusconi più cerchi di delegittimarlo e più invece cresce, perché la politica nel suo insieme in Italia lo favorisce, tanto vale delegittimare la politica, dalla quale egli trae la sua forza. E’ una lezione che viene da lontano, che gli italiani conoscono molto bene. Per sconfiggere il fascismo fu necessario sconfiggere l’Italia. Oggi la sconfitta di Berlusconi passa attraverso la rovina del Paese.
In un certo senso si è ricreata in Italia una vera e propria guerra civile, per ora circoscritta ai soggetti istituzionali della politica. I cittadini, esclusi per la personalizzazione eccessiva dello scontro, quando non assistono impotenti e disgustati, partecipano come scommettitori alla lotta tra cani.
La maggioranza dice che la democrazia è assediata dall’invadenza del potere giudiziario, che ordisce contro gli altri due poteri dello Stato, legislativo ed esecutivo, di concerto con l’opposizione. L’opposizione dice che parlamento e governo sono nelle mani di un despota, circondato da cortigiani, che gli fanno contorno e quadrato. La percezione diffusa è che il Paese è assediato dagli uni e dagli altri e che la politica è ormai un sentinaio.
I due partiti, sui quali si pensava di poter costruire un sano bipartitismo, Partito democratico e Popolo della Libertà, non si sa più che cosa siano. Il Pd ha perso una porzione di componente cattolica, quella di Rutelli, che non è andata nell’Udc di Casini, come ci si spettava, ma ha creato un partito nuovo: Alleanza per l’Italia. Si ha l’impressione che ogni capobanda cerchi di farsi una banda tutta per sé e che ognuno di essi si senta assoluto sia dal fine del suo operare, che è l’Italia, sia da chi dovrebbe fornirgli la forza per operare, ossia gli italiani.
La stessa impressione si ha del PdL, i cui segnali di scollamento tra le sue due componenti costitutive: Forza Italia e Alleanza nazionale, sono sempre più forti. Ma se Forza Italia continua a riconoscersi senza riserve in Berlusconi, non così Alleanza Nazionale, che vive un grave problema di identità e di prospettiva: riconoscersi ormai in Berlusconi o restare fedele a Fini, il quale di destra non dice più nulla e si atteggia a padre di una patria tutta da costruire.
L’Udc di Casini un giorno cerca alleanza a destra e un altro a sinistra; non esclude appoggi a candidati di destra nel Veneto e di sinistra in Puglia. L’Italia dei Valori di Di Pietro è la catapulta che si abbatte sulle mura della fortificazione: non vede, non sente, non ragiona. I suoi nemici sono Berlusconi e chi direttamente o indirettamente, consapevolmente o inconsapevolmente, lo sostiene. Il vero bipartitismo in Italia è costituito per un verso da Berlusconi e per l’altro da Di Pietro; entrambi procedono come bulldolzer preimpostati.
I cittadini non contano più nulla, dimezzati perfino come elettori dal momento che votano persone già elette in partenza dall’alto. Cosa c’entrano, quale parte essi hanno nel caos imperante? Nel migliore dei casi possono nutrire ancora qualche briciolo di fiducia in questo o in quel politico e affidarsi a lui come dei sudditi al loro principe secondo la formula cuius regio eius religio e cambiare orientamento, andare avanti e indietro, a destra o a sinistra, come fa lui.
In un quadro del genere, che non rende l’idea per difetto, stante una crisi economico-finanziaria ancora di là dall’essere superata, in pieno caos istituzionale, il germe terrorismo rischia di diventare pianta e di maturare dei frutti. Ma non c’è alcun dubbio che ancora una volta il terrorismo viene dal popolo deluso e maltrattato. Gli apprendisti stregoni, che lo hanno evocato, piuttosto che considerarne la causa insistono a paventarne l’effetto. Il Ministro Maroni ha trovato nel terrorismo islamico il sacco per nascondere le cause del terrorismo italiano.
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