martedì 1 dicembre 2009

Vendola e il busillis della ricandidatura

Per proseguire in un ragionamento occorre rimuovere l’ostacolo che si frappone fra un passaggio e l’altro o addirittura all’ingresso, esattamente come accade su una strada, stretta che non consente di aggirarlo. L’ostacolo è questo: in Italia qualsiasi governo, a qualsiasi livello, per l’opposizione è fallito in partenza; strada facendo si trovano poi le pezze per sostenere l’accusa. Non poteva fare eccezione la giunta regionale di Niki Vendola, personaggio che può piacere o non piacere ma che va giudicato esclusivamente per il suo essere e per il suo aver fatto politico.
Superfluo dire che fin dall’inizio per l’opposizione di destra, Vendola aveva fallito. Ora, però, vedo, a distanza di cinque anni, che anche per il suo stesso schieramento, il centrosinistra, Vendola non è ricandidabile. Ma non si capisce perché.Non v’è dubbio che grandi cose la sua amministrazione non ne abbia fatte e Vendola ha dovuto accorgersi che tra il dire, stando all’opposizione, e il fare, stando al governo, tra il suo forbito dire e il suo impacciato fare, c’è l’agitatissimo mare della realtà, in cui non solo gli avversari ma anche gli amici, compagni e alleati, brigano per disfare o vanno per fatti loro.
La sanità è stata oggettivamente un fallimento, da qualunque punto di vista la si guardi, ma soprattutto è stato un contenitore di scandali, a partire da quello di avere un assessore in palese conflitto d’interessi, il famigerato conflitto d’interessi, che esiste solo per gli avversari. Fallimento che è tralignato in una serie di storie indecenti. Vendola non ha saputo affrontarlo, se no non avrebbe messo Tedesco a quell’assessorato, ma ha saputo prendere di petto la situazione quando il rischio era il piatto alla puttanesca ed ha azzerato la giunta allo scopo di eliminare quegli elementi – facciamo nomi e cognomi, Sandro Frisullo, per esempio, vicepresidente – che si erano resi protagonisti di comportamenti disdicevoli.
In un paese in cui si procede “lento pede” su tutto, specialmente quando si tratta di rimuovere mele marce, il coraggio e la determinazione di Vendola basterebbero da soli ad accreditare l’uomo come un “vir bonus”, inteso alla latina, cioè un uomo onesto e probo, ma anche “dicendi peritus”. Egli ha saputo esibire, nella circostanza, un grande senso della cosa pubblica e dell’immagine che un uomo delle istituzioni deve avere e coltivare. Invece, proprio per questo suo, forse insospettato “puritanesimo”, ora viene punito. La parte politica degli “epurati” ora si vendica e lo fa in maniera subdola. C’è il Pd (partito di Frisullo) che propone Emiliano, sindaco di Bari, alla presidenza della Regione, sostenendo che con Emiliano si vince, con Vendola si perde e si regala la Regione al centrodestra. Non ci sono altre ragioni, quasi una questione di cabala. Non si dice: non ti candidiamo più perché hai sbagliato, hai fallito, non avresti dovuto fare questo e quest’altro; no, si dice: non hai sufficiente domanda sul mercato elettorale.
Da parte sua Emiliano si profonde in dichiarazioni “d’amore” per Vendola. “Caro Niki – dice – non riusciranno a metterci l’uno contro l’altro”. Altro che greci o cretesi, qui siamo al levantinismo più scoperto. Ognuno cerca di negare la parte che è per far piacere alla parte che deve recitare.
Poi c’è l’Udc, che non si capisce per quale ragione si ostina a dire: sì ad accordi col Pd, ma senza Vendola; quando si sente la puzza da un miglio che mente. Escludendo che l’avversione dell’Udc per Vendola abbia altre ragioni, il partito di Casini non si avventurerà mai in alleanze che potrebbero portare a guazzabugli di difficile e intricata soluzione. Ma perché, allora, si presta in questo gioco allo schiaffo contro Vendola?
A cinque anni di distanza dalla sua sorprendente elezione Vendola è messo in discussione da tutti: dagli avversari esterni per partito preso, dagli avversari interni per fargli pagare la sua scarsa disposizione alla convenienza di partito, e dai “neutri” dell’Udc per un incredibile gioco alla confusione.
Vendola, invece, meriterebbe, la ricandidatura, soprattutto per quello che ha dimostrato di essere. Sostenuto da collaboratori più leali e all’altezza della situazione, potrebbe fare quel che non è riuscito a fare nella scorsa consigliatura. Metterlo da parte è in-credibile.
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