sabato 1 novembre 2025
La sinistra vuole la guerra civile
Quando Elly Schlein, leader del Pd e della coalizione di centrosinistra detta “Campo largo”, dice che la democrazia è a rischio se a governare il Paese è una formazione della destra estrema “sa” quello che dice. Altro che! Ovviamente eccede in iperboli per rendere più impressionante il concetto. La “poveretta” è stata massacrata perfino dai suoi per l’esagerazione della sua affermazione, considerando che oggettivamente al governo in Italia non c’è l’estrema destra e la democrazia non è affatto in pericolo. Ma gridare “Al lupo! Al lupo! giova e lo si vede.
In tutto il Paese ormai c’è una guerriglia quotidiana con estremisti di sinistra all’attacco, i quali ormai dicono apertamente che sono “in armi” non solo per la Palestina ma anche e soprattutto per far cadere il governo Meloni. Landini, segretario generale della Cgil, incalza, minaccia scioperi generali, parla di rivolta sociale e si auspica pure lui il peggioramento di quanto sta accadendo. Gli studenti di sinistra occupano le università e le scuole, impedendo agli altri qualsiasi iniziativa, perfino di entrare, come è accaduto all’ex deputato Emanuele Fiano, espulso dall’Università Ca’ Foscari di Venezia perché ebreo e sionista. Episodi di violenza si susseguono ogni giorno. Piazza e sindacato di sinistra sembrano in servizio permanente effettivo per “provocare” il governo, sperando che prima o poi perda la pazienza e intervenga come sperano i “difensori della democrazia”. Se poi nel frattempo in uno dei tanti scontri con le Forze dell’Ordine si fa male qualcuno, ben venga, sarà accolto come una manna dal cielo. Grideranno Schlein e compagni: avete visto? Il governo reprime, la democrazia è in pericolo. Schlein “sa” quel che dice!
Stiamo assistendo da più di un mese ad un film già visto. Era il ’68, studenti e operai in rivolta in tutte le scuole e le piazze; poi gli stessi divennero terroristi, “Brigate Rosse”, “Potere operaio” e tante altre sigle, che diedero l’assalto allo Stato, alle sue istituzioni, ai suoi uomini. Fino al culmine, nel 1978, col rapimento di Aldo Moro, Presidente della Dc. Dieci anni di guerra civile, una guerra a bassa intensità, ha detto Giovanni Pellegrino, Presidente della Commissione Stragi. Non furono i governi di quegli anni a mettere in moto la reazione, almeno non gli uomini più rappresentativi, ma soggetti che si servirono di pezzi dello Stato per mettere in atto una strategia di lotta, provocata dall’attacco della sinistra extraparlamentare, rivoluzionaria e combattente. Dall’altra parte, infatti, si reagì come in genere accade quando lo squilibrio fra le parti in lotta è vistosamente a favore di una delle due: con la violenza fantasma, con lo stragismo. Questa è storia: bombe nelle banche, sui treni, nelle stazioni, nelle piazze, esecuzioni individuali. Ancora oggi non tutto è chiaro di quegli anni; ma da quel che si vede c’è una parte politica, il centrosinistra, che da incosciente fa di tutto per ricreare nel Paese le condizioni per uno scontro di quel livello. È questo che la Schlein vuole dire quando afferma che con la destra estrema al governo la democrazia è in pericolo.
La verità è che oggi, in Italia, sono quelli di sinistra i veri “reazionari”. Sono contrari a tutto, alle riforme come alla costruzione di importanti opere strategiche come il ponte sullo Stretto. Essi si stanno rendendo conto che il governo in carica sta realizzando le promesse che la maggioranza di centrodestra aveva fatto agli italiani. Essi assistono da tre anni ad un susseguirsi di successi del governo Meloni, che senza essere straordinario non si può dire neppure che sia uno scatafascio. I sondaggi, nonostante gli scompigli della sinistra, che denuncia un fallimento che non c’è, danno ragione al governo Meloni. E, allora, che fare? Il ragionamento è semplice: abbatterlo con la violenza, dopo aver creato nel Paese un clima di scontro continuo e sperare che prima o poi la situazione precipiti. Ma se per disgrazia degli italiani un governo liberamente eletto dagli elettori dovesse cadere per il clima di ingestibilità del Paese, provocato dalle sinistre, le conseguenze sarebbero estremamente gravi, in questo caso sì per la democrazia. Perché vorrebbe dire che il sistema democratico non è più in grado di garantire il rispetto del voto; sarebbe una sorta di golpe, mascherato da eccessi democratici, come la guerriglia urbana e le sceneggiate parlamentari, che la sinistra si ostina a chiamare normale protesta democratica.
La parola d’ordine pertanto per la maggioranza di governo è mantenere i nervi saldi, non prestarsi alle provocazioni, sperando che la situazione non vada oltre il sopportabile, come sperano le sinistre, guidate dalla stretega Elly Schlein. Che quando parla, sa quel che dice e perché lo dice!
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