sabato 8 novembre 2025
Inneggiare al fascismo è solo un dispetto da ragazzi
L’on. Guido Crosetto, Ministro della Difesa nel governo Meloni, è tra le personalità più stimabili e rispettabili. Conferisce alla formazione governativa non solo competenza tecnica, ma anche credibilità politica e compostezza formale. Sicché, quando alcuni giorni fa è esploso in un anatema contro alcuni ragazzi di Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di FdI, rei di aver cantato inni fascisti in ricorrenza della Marcia su Roma, mi sono meravigliato per l’esagerazione. Vanno presi a calci – ha detto arrabbiatissimo – vanno cioè espulsi, allontanati dal partito perché certe manifestazioni di nostalgia fascista non sono più tollerabili.
A mio avviso il Ministro è stato ingeneroso nei confronti di quei giovani. Se per una ragazzata tiri fuori i calci, non rendi un buon servigio al tuo partito, che di linfa giovanile ha bisogno. Non mi sembra che le sezioni politiche pullulino di giovani che vogliono interessarsi di politica. Laddove ci sono, sono preziosi, anche quando esagerano, che è tipico della loro età. Un proverbio salentino dice “carne ca crisce ci no ùjica bberminisce” (la gioventù se non ribolle imputridisce). Semmai, allora, i giovani vanno educati alla moderazione e alla cultura, non presi a calci, nella consapevolezza che i giovani non possono comportarsi come gli anziani e che i giovani di FdI sono diversi da quelli dell’ex Democrazia cristiana, partito a cui apparteneva Crosetto. I giovani, pur con le loro stravaganze, sono il futuro di ogni partito, di ogni impresa, della Nazione. Senza di loro, il conteggio si può fare solo alla rovescia.
Ha dimostrato Crosetto di essere prono agli avversari di sinistra, autentici campioni nella guerra delle parole. Essi, infatti, hanno criminalizzato ogni riferimento al fascismo, che si tratti di studio approfondito o di innocente ragazzata poco conta; e fanno dell’ironia persino sulle “cose buone” che fece il fascismo. Cose che, ad ottant’anni dalla sua fine, tutti possono vedere ancora ad occhio nudo andando a spasso nelle città italiane. Per dei ragazzi che danno sfogo alla propria giovinezza, tra il piacere della trasgressione e l’euforia dell’età, le sinistre, sempre incazzatissime, se la prendono con Giorgia Meloni e con Fratelli d’Italia e chiedono subito soddisfazione come persone offese nei sentimenti democratici, spaventate per l’imminente perdita della libertà.
L’on. Crosetto sa bene che non è in pericolo un bel niente, caso mai l’intelligenza di questi fascistofobi, ma si presta al gioco degli avversari, i quali lo sanno meglio di lui che altri sono i problemi dell’Italia. Tanti che oggi sono al governo, ai loro dì, hanno cantato a squarciagola chissà quante volte inni fascisti. Lo si chieda a Ignazio La Russa, attuale Presidente del Senato, e alla stessa Giorgia Meloni. Questi non si sono mai sognati di realizzare i propositi del “pugnal tra i denti e bombe a mano” e gridando “Duce Duce” non pensavano affatto ad un ritorno alla dittatura. In Italia ci saranno sempre nostalgici di Mussolini e del fascismo come in Francia di Napoleone Bonaparte e dell’impero.
Ricordo che nel corso delle campagne elettorali degli anni Sessanta, Settanta, Ottanta i grammofani delle sezioni missine, con gli altoparlanti rivolti verso l’esterno, suonavano Giovinezza, Faccetta nera, Battaglioni del Duce, l’Inno dei giovani fascisti. Nessun carabiniere o vigile urbano interveniva per farli spegnere. A quei tempi il Msi raggiungeva percentuali bassissime, non impensieriva nessuno. “Ragliate, ragliate” dicevano i suoi avversari, con evidente disprezzo. Ora che gli eredi di quel partito sono democraticamente al governo si grida al pericolo. Ma non è soltanto ipocrisia dei partiti cosiddetti antifascisti. Nell’Occidente tutto si è succubi del politicamente corretto per cui al posto dei vecchi tabu, dei quali la civiltà occidentale si è liberata, ci sono i nuovi, che – guai! – a tentare di nominare. Così del fascismo, della Nazione, della Patria, del patriarcato, della famiglia conviene non dire niente, chinare il capo e tacere. Sta accadendo ciò che accadde a Roma, quando conquistò la Grecia con le armi ma da quella si fece conquistare con la cultura. Le destre hanno sconfitto le sinistre con le loro stesse armi, ovvero in libere votazioni, ma si stanno facendo conquistare dalle loro parole di rancore e di odio. Per cui inneggiare, anche per scherzo goliardico, al fascismo, diventa un fatto così grave che un ex democristiano diventato ministro anche coi voti degli eredi del Msi, vuole prendere a calci ed espellere dei ragazzi che per fare i dispettosi si sono messi a cantare degli inni sapendo, appunto, di fare solo un dispetto.
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