sabato 2 settembre 2023

Destra: non si può avere tutto

Mi piacerebbe chiedere a Giorgia Meloni – se non fosse fantagiornalismo! – due-tre cose. Che cosa direbbe se lei fosse all’opposizione su quanto sta accadendo in Italia nel mondo della politica e del governo, immaginando che vi fosse la Schlein o Renzi o Calenda o Conte a Palazzo Chigi. È un esercizio mentale, il mio, scontato ma parimenti interessante. Un esercizio, che, peraltro, viene fatto dai suoi oppositori, quando propongono alcune sue performance di quando era realmente all’opposizione per confrontarle con alcune prese di posizioni di oggi che la vedono protagonista in maggioranza e, a quel che si dice, ben salda in sella. In particolare le chiederei che cosa direbbe sulla situazione dei migranti, quelli che lei prometteva di chiudere nei porti d’imbarco con il blocco navale. Nei circa dieci anni di vita di Fratelli d’Italia Meloni ci ha convinti che è in corso una vera invasione del nostro Paese, mentre paventava in prospettiva una sostituzione etnica e un pericolo di irrimediabile contaminazione della civiltà italiana. Vediamo che in dieci mesi di governo di destra i migranti sono più che raddoppiati rispetto all’anno precedente e lo spettacolo che offrono alla gente gli sbarchi è che l’invasione continua ancor più di prima e peggio di prima. Un’invasione che non viene solo dal mare, ma anche dalle frontiere nordorientali del Paese, come ha allarmato il Sindaco di Trieste in questi giorni. Ora, che il blocco navale non fosse possibile lo si è sempre saputo, anche se la Meloni precisava che sarebbe stato possibile col consenso dei paesi rivieraschi nostri dirimpettai e “fornitori” di migranti. Insomma, un blocco convenuto. Gli accordi col presidente tunisino Saïed, però, non hanno funzionato, nonostante i soldi elargiti e le visite in pompa magna con la presidente della Commissione Europea Von der Leyen e il presidente olandese Rutte. E del resto lo stesso presidente tunisino ha detto che non avrebbe fatto il guardiano delle sue coste per impedire ai migranti di partire, rivelando anche, al di là delle maniere di facciata, di non averci in simpatia. A quanto pare per i migranti non c’è niente da fare. Li dobbiamo accogliere, perché così vuole l’Europa. E dei rapporti con essa, secondo quanto prometteva la Meloni, che si è fatto? Ecco, è questa la seconda domanda che le farei, perché questa questione si collega alla precedente. Ho paura che la risposta sarebbe che non si può aver tutto dalla vita. O l’appoggio dell’Europa o il contenimento dei migranti, dall’Europa “protetti”. Meloni ha scelto la prima, mentre la seconda è caduta di conseguenza. Nel momento in cui la Meloni fa una politica filoeuropeistica, prendendo anche le distanze qualche volta dai suoi vecchi amici di Visegrad, non può poi respingere o contenere i migranti. È imbarazzante sentire i ministri del governo quando piatiscono la comprensione e qualche aiuto dall’Europa, esattamente come facevano i ministri loro predecessori. Intanto dal governo si affaccia la tesi della indispensabilità dei migranti per mantenere in salute il nostro sistema socio-economico, così introducendo, senza dirlo esplicitamente, il concetto di sostituzione, se non etnica, lavorativa e contributiva. Dicono: siccome in Italia mancano lavoratori, disposti a svolgere mansioni di manovalanza, occorre sostituirli coi migranti, che invece sono disposti, i quali col loro lavoro garantiscono produttività alle imprese e coi loro contributi la pensione agli anziani. Anche qui aut aut: o produttività e pensioni assicurate dai migranti o la difesa della nazione dagli stessi. Sembra che da queste forbici non si esca incolumi. Intanto la ripresa della politica, dopo la pausa estiva, ci ha regalato un’altra perla, in parte nota. La sorella di Giorgia Meloni, Arianna, moglie del Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, è stata nominata capo della segreteria politica del partito, in coppia diarchica col coordinatore nazionale Donzelli. Non è una bella trovata. E che direbbe Giorgia Meloni se la cosa fosse accaduta in casa d’altri? Si dirà, Arianna Meloni non può essere dimezzata perché c’è la sorella ai vertici del partito e del governo e il marito ministro; ha tutti i diritti di realizzarsi per se stessa e per quello che vale. Giusto, se la cosa fosse liquidabile in sé. Ma non possiamo tacere sul fatto che quanto meno è una cosa sconveniente che un Paese come l’Italia finisca nelle mani di un gruppo famigliare. Non si fa una bella figura. In casi del genere qualcuno deve sacrificarsi e farsene una ragione. Torna il principio, secondo cui non si può avere tutto.

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