sabato 9 settembre 2023

L'offensiva anticriminosa del governo e il signor Benaltro

Di fronte all’ampliarsi e all’aggravarsi della delinquenza e della criminalità un governo di destra che si rispetti non può rispondere che con una offensiva forte e intimidatoria. Così ha fatto il governo Meloni, mettendo in campo in Campania e in Calabria centinaia di uomini dei Carabinieri, della Polizia e della Guardia di Finanza. Ed ha promesso, per bocca del suo ministro degli Interni Piantedosi, che altrettanto farà non episodicamente ma sistematicamente in tutto il territorio nazionale. Lo scopo è di rendere vivibili le periferie di molte nostre città e alcuni luoghi delle stesse, come le stazioni e i porti, ricettacoli tradizionali di ogni genere di reati; far sì che il cittadino possa circolare senza il rischio di correre dei pericoli. I risultati sul piano materiale non sono stati eccezionali: pochi arresti, pochi sequestri, modesta quantità di roba recuperata tra droga e denaro. Si ha il sospetto che gli “interessati” lo sapessero e si fossero preparati all’occorrenza. Cosa non improbabile. Le guerre non si vincono e non si perdono solo sul campo. Si potrebbe dire scespirianamente “tanto rumore per nulla”. Ma non è così. I risultati si sono visti e comunque gli effetti che seguiranno potrebbero essere ben più importanti. Certo, se tutto dovesse esaurirsi a Caivano, sarebbe il solito buco nell’acqua. L’azione del governo, perciò, non si è esaurita manu militari, è andata oltre con un decreto legge che prende di petto la delinquenza minorile e la violenza sulle donne e ha fatto uscire in campo studiosi ed esperti che hanno condannato il buonismo e il perdonismo, di che sono impregnate molte nostre leggi e soprattutto le sentenze dei giudici, che, come spesso accade in Italia non smettono di sorprendere per la loro sconcertante remissività. L’effetto più importante è creare nel Paese un nuovo pensiero comune che renda sempre vigile l’azione dello Stato in ogni sua ramificazione. Un periodo lungo di durata di politica interventista potrebbe far maturare nei cittadini una sensibilità nuova, quella di sentirsi partecipi dell’azione dello Stato, come accade in gran parte dei paesi europei. Dove un cittadino una mala azione non la compie perché teme che un poliziotto lo sorprenda ma per la forza del poliziotto che ha in sé, come parte integrante della sua etica. Chi gli impedisce di delinquere è quella voce di legalità che gli parla dentro. Le opposizioni, in verità, questa volta non hanno emulato le oche del Campidoglio, pur di fronte a provvedimenti legislativi seri e pesanti. Tuttavia se ne sono uscite con le solite considerazioni: le misure del governo non risolvono i problemi, non bastano, ci vuole ben altro. È venuto fuori il solito signor Benaltro, per concludere: meno poliziotti e più educatori. Come da sempre parla il pedagogismo sociale. Fatta salva la necessità dell’opposizione di difendere la propria ragione politica, che è di diventare maggioranza e sostituire l’attuale governo, e dunque di non attestarsi sulle stesse sue posizioni, ancorché palesemente inderogabili, essa non può non riconoscere il fallimento di un modello educativo, che, basato su un eccessivo e acritico buonismo, ha prodotto le situazioni che vediamo nel nostro Paese, dalla famiglia alla scuola, alla società. Ci vuole ben altro. Certo. Si può senz’altro essere d’accordo sul ben altro. Non si può dire che il provvedimento adottato dal governo Meloni sia il massimo e che ne escluda ogni altro, ma, a fronte del nulla sistematico ereditato che ha aggravato la situazione, quanto è stato messo in essere può dare il via ad una svolta. Don Patriciello, il prete del Parco Verde di Caivano, da dove tutto ha avuto inizio, questo ha cercato di mettere in evidenza. Ci sono momenti in cui è necessario intervenire con la forza e con l’inasprimento delle pene e, ovviamente, non smettere di coltivare l’azione educativa. Le cose accadute a Caivano, gli episodi criminosi dell’uccisione del giovane musicista Cutolo a Napoli, dello stillicidio dei femminicidi, punte di una criminalità che fa passare altre forme di crimini e reati, anche gravi, come fatti di normale amministrazione, richiedeva una risposta dello Stato. Altri dell’opposizione hanno voluto evidenziare la necessità per il governo Meloni di risarcire con quest’atto di forza il suo elettorato, deluso dal fallimento della politica migratoria, su cui tanto aveva detto in campagna elettorale. C’è anche questo, evidentemente, nel dibattito ci sta; ma quel che conta è il valore che ha in sé il provvedimento. E dovremmo sperare tutti che sia producente.

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