sabato 23 settembre 2023

Putin e il tentato femminicidio dell'Ucraina

Non sono più i tempi all’Onu di Nikita Kruscev, quando il leader russo per protesta sbatteva la scarpa sul tavolo. Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu a Washington, giorni fa, i due antagonisti più antagonisti di oggi, il russo ministro degli esteri Sergej Lavrov e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno preferito ignorarsi. Quando uno parlava, l’altro non c’era. Ed entrambi le scarpe se le sono tenute ben allacciate ai piedi. Ovviamente si sono lanciate reciproche accuse, che conosciamo da più di un anno, da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Gli altri a tifare, chi per l’uno e chi per l’altro e chi in attesa che prima o poi qualcosa di decisivo accada. La Russia, invadendo l’Ucraina, ha commesso un crimine e un errore. Un crimine perché è lampante la sua azione delittuosa. L’Ucraina, che nel 1994 (Memorandum di Budapest) aveva rinunciato al nucleare per essere garantita anche dalla Russia in caso di bisogno, è stata aggredita proprio dalla Russia. Una sorta di femminicidio a livello planetario. A un certo punto l’Ucraina non ne ha voluto sapere più di stare con Putin per avere più stretti e proficui rapporti con l’Europa e la Nato. E Putin che ha fatto? L’ha “accoltellata”. È così lapalissiana la situazione che non si capisce come anche nel nostro Paese ci sia chi tiene per la Russia, anche se non lo dice esplicitamente. Si pensi all’ultimo messaggio lanciato da papa Francesco ai giovani russi a Sanpietroburgo, in cui faceva l’elogio della grande madre Russia maestra di civiltà. Si pensi ai pacifisti, quasi mai pacieri, i quali intervengono tra i due contendenti e più che tenere fermo l’aggressore vorrebbero tenere fermo l’aggredito. Così fanno i Cinquestelle e i loro amici della stampa e dell’intellighenzia. Ma è stato anche un errore, come si diceva, perché tutti i piani russi di fare in quattro e quattr’otto polpette dell’Ucraina sono saltati, un po’ per la resistenza eroica del popolo ucraino e molto per l’aiuto che all’Ucraina è stato fornito dall’Occidente, europeo e americano. L’aggressione russa che voleva tenere lontano dalla Nato un suo confinante ha sortito l’effetto opposto, l’ha maggiormente avvicinato. Non solo, ma due paesi storicamente neutrali, come Svezia e Finlandia, si sono spaventati e hanno chiesto di entrare nella Nato, facendo crescere il numero dei paesi vicini e confinanti con la Russia, che Putin considera “assedianti” del suo Paese. Putin si è infilato in un tunnel dal quale gli costerà molto uscire. Se dovesse riuscire, abbandonando ogni parte di territorio ucraino occupato come gli ucraini costantemente dicono, sarebbe per lui il meno danno possibile. Esito, questo, piuttosto remoto. Come remoto appare che gli ucraini rinuncino a parte del loro territorio. Perdere dei territori rivendicati come propri ci può pure stare, ma perdere perfino la faccia no. Ovvio che si ragiona sul presente e su ciò che si vede e si sente; il che non basta a capire e meno ancora a prevedere come andrà a finire. Purtroppo la situazione va sempre più complicandosi a danno anche del fronte antirusso. La Polonia ha detto di non avere più armi da dare all’Ucraina, che quelle che ha servono a lei. Al momento non si sa che cosa accadrà negli Stati Uniti alle prossime elezioni presidenziali. Potrebbe essere eletto nuovamente Trump, che, come si sa, non è affatto ostile a Mosca come lo sono Biden e i suoi alleati europei. Ma anche in Europa molte cose potrebbero cambiare e alterare l’attuale schieramento in favore dell’Ucraina. L’Europa ha tutto da perdere da questa guerra. Le critiche interne ai vari paesi europei potrebbero prendere il sopravvento. Perfino in Italia potrebbe crescere il fronte pro Putin, non tanto perché i “putiniani” italiani gli riconoscono qualche ragione, ma perché, essendo il russo più forte, pensano che possa dipendere da lui la fine delle ostilità. A nessuno in Europa dispiacerebbe che la guerra finisse con dei compromessi fra i due contendenti. Al momento, perciò, il protrarsi del conflitto gioca in favore di Putin, che potrebbe sperare in un cambiamento delle geografie politiche. La pace, da tutti invocata, ma da nessuno perseguita, è assai lontana dall’orizzonte. Finora solo parole, mentre le parti in causa sono più radicalizzate di quanto non lo fossero agli inizi, perché un anno e passa di guerra ha avvelenato ancor più gli animi.

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