sabato 17 dicembre 2022

Qatargate e Italianjob

Questo incredibile 2022 ci sta riservando fino alla fine dei suoi giorni, sullo sfondo di un resistente Covid 19, che ormai dura da tre anni, delle sorprese, alcune nefaste ed altre più interessanti, in attesa anche di sviluppi. Tra le nefaste, la guerra scatenata il 14 febbraio da Putin contro l’Ucraina, che al momento non si sa come e quando potrà finire. Tra le interessanti, la ricorrenza del primo centenario della Marcia su Roma di Benito Mussolini (28 ottobre 1922) con l’ascesa al potere di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (elezioni del 25 settembre 2022), che è quanto resta del Msi, in verità molto poco, il partito erede del fascismo fondato nel dicembre del 1946. In quest’ultimo scorcio di anno, ormai siamo agli sgoccioli, ecco un’altra sorpresa, meno grave della guerra in Ucraina ma assai più brutta per l’immagine dell’Europa e nello specifico dell’Italia. Si è venuti a sapere che il Qatar, paese che ha ospitato i mondiali di calcio, dove è notorio non vengono rispettati i diritti umani, per accreditarsi presso le istituzioni europee e l’opinione pubblica mondiale, ha versato grosse somme di denaro ad alcuni parlamentari, anche di una certa importanza, e ai loro entourages per perorarne la causa. Nell’operazione avrebbero avuto una parte i servizi segreti e i soldi del Marocco. Fino ad oggi, ma non siamo che agli inizi, la gran parte dei soggetti corrotti dal denaro qatariota-marocchino, sacchi e trolley pieni di Euro per un milione e mezzo, ben otto arrestati, è italiana e di sinistra, legata al Pd e ad Articolo Uno. E anche se la maggior figura istituzionale coinvolta, la vice presidente del Parlamento Europeo, Eva Kaili, socialista del Pasok, è greca, l’Italia la fa da “padrona”, perché il di lei compagno, Francesco Giorgi, è italiano, già assistente parlamentare dell’italiano Antonio Panzeri e poi dell’italiano Andrea Cozzolino, sempre del Pd. I soldi sarebbero passati attraverso le Ong del Panzeri, la Fight impunity e quella dell’italiano Niccolò Figà-Talamanca, la No peace without justice, che ha tra i suoi fondatori Emma Bonino, italiana. Lungi dal voler mettere tutti nella stessa tramoggia, ci limitiamo a riprendere i fatti per come emersi fino ad oggi. Sarà il tempo poi il giusto separatore. Riconosciamo intanto che i nomi di queste due Ong sono davvero freudiani: Lotta all’impunità e Non c’è pace senza giustizia. Due paraventi formidabili. Chi avrebbe mai potuto sospettare che dietro impegni così belli e nobili si nascondessero turpi maneggi, servizi segreti stranieri, corruzione e chissà cos’altro? A parlare di questa vicenda, che secondo fonti greche coinvolgerebbe una sessantina di persone, si rischia di scadere nel maramaldeggiamento e nel cattivo gusto. Ma non si può non considerare che a sinistra tutte le volte che parlano di questione morale rivendicano la loro superiorità e citano come loro marchio di garanzia Enrico Berlinguer, che, a questo punto, dopo i paraventi delle parole importanti, finisce per essere pure lui un paravento. Il danno che da questa vicenda viene all’Europa e all’Italia – finora non è emerso altro e altri – è grande. Ma bisogna anche dire che le istituzioni europee ben poco hanno fatto quando potevano fare per impedire che i mondiali di calcio si svolgessero in un paese “assurdo”, vuoi per la sua piccolezza, vuoi per i tempi per costruire dal nulla degli stadi modernissimi, vuoi per come la sua classe dirigente tratta i diritti umani. In questi anni sui cantieri degli stadi da costruire tassativamente entro dieci anni sono morti migliaia di lavoratori, costretti a lavorare per pochi dollari e senza condizioni di sicurezza. E non è che non si sapesse. Infantino, presidente della Fifa, ha ragione di gloriarsi degli ottimi risultati raggiunti in termini di spettacolo e di soldi, ma non pensa alle vittime dei suoi circenses. Quel che emerge, a parte il cosiddetto Qatargate e un ironico Italianjob, subito così battezzato dalla stampa europea, è che nel mondo chi ha i quattrini può tutto, può perfino bloccare i campionati di calcio in tutto il mondo, giunti ad uno dei momenti topici, quando si chiude il girone di andata e si cercano i giusti assetti per la seconda parte del torneo. La Fifa e l’Uefa sono responsabili di questa bruttura, che neppure l’indiscutibile bellezza del torneo può cancellare o in qualche modo sbiadire. Quanto all’Italia, bisogna amaramente ammettere che non stupiamo più nessuno. Se perfino chi si vanta di essere la vedetta della pubblica moralità finisce per essere un sentinaio di porcherie e quel che è peggio davanti agli occhi del mondo, c’è poco da adontarsene quando poi di tanto in tanto ci rappresentano tra pizze, spaghetti e pistole; ed ora anche spie internazionali e mazzette di soldi. Non ci resta che constatare, tra sofferenza ed ironia, che l’Italia, neppure entrata nei mondiali di calcio, ancor prima che questi si concludessero, ne è uscita da protagonista.

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