sabato 22 ottobre 2022

Giorgia Meloni, prima donna d'Italia

Da quando è apparso, prima delle elezioni, molto probabile e poi dopo, sempre più certo, che Giorgia Meloni sarebbe stata la prima donna d’Italia ad essere incaricata di formare il governo del Paese nella storia della Nazione, e perfino dopo aver ricevuto l’incarico e giurato nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, politici, giornalisti, osservatori e critici, hanno ripetuto milioni di volte la stessa identica frase: “Meloni prima donna nella storia della Repubblica” a diventare capo del governo. Ma l’Italia non è nata il 2 giugno 1946, prima della Repubblica c’è stato il Regno d’Italia. Fulmine, ce ne fosse stato uno a dirlo! Sembra cosa da niente, un volersi titillare sulle ragnatele del dibattito pubblico. E, invece, no. Perché il lapsus, voluto o involontario, rivela una falsità storica e un’impostura intollerabili. A furia di negare verità storiche conclamate, per pura propaganda politica, quasi è diventata una verità assoluta: prima della Repubblica c’era il fascismo ma prima del fascismo c’era il nulla. Tanta ignoranza è figlia dell’abitudine di usare la storia come conviene, deliberata negazione di termini sui quali per certa cultura politica grava la damnatio nominis, come per Regno o per Nazione. Sta di fatto che certi comportamenti di antifascisti a diciotto carati somigliano tanto a certi insegnamenti di Joseph Goebbels, il ministro della propaganda nazista: ripetuta più volte una menzogna diventa verità. La verità incontrovertibile è che Giorgia Meloni è la prima donna nella storia d’Italia a diventare Capo del governo. Altrettanto incontrovertibile – repetita juvant – è che l’Italia è Stato sovrano e indipendente dal 17 marzo 1861, quando fu proclamato il Regno d’Italia. Chiedo scusa per l’ovvietà. La Meloni è la prima donna d’Italia in altro e più compiuto senso. È la prima Presidente del Consiglio che proviene dalla parte politica maledetta, la destra sovranista e patriottica, da quel Msi che aveva come simbolo quella stessa fiamma che ancora campeggia nel simbolo di Fratelli d’Italia, il partito che lei ha fondato con Guido Crosetto e Ignazio La Russa. Che ciò sia accaduto a cento anni dalla presa del potere da parte del fascismo sembra quasi una nemesi. È riuscita ad imporsi su vecchie abitudini politiche e su vecchi telamoni, che mai avrebbero pensato di essere demoliti da una donna. Le lucide mattane di Silvio Berlusconi alla vigilia dell’incarico a Meloni da parte di Mattarella si sono rivelate autentici attentati al normale scorrere delle cose, un voler portare il Paese in una direzione diversa, un tentativo, per fortuna, andato a monte. Una lezione per tutti, che dimostra che oggi in Italia o in qualsiasi paese che faccia parte dell’Unione Europea, bisogna fare i conti con l’alleanza in cui si è collocati. Se consideriamo che l’Europa è oggi “in guerra” con la Russia, se pure non direttamente guerreggiata, avere rapporti col suo presidente Putin potrebbe passare per una sorta di connivenza col “nemico”. C’è poco da scherzare di fronte alla furia che da otto mesi si è abbattuta sull’Ucraina, di cui l’Europa e la Nato hanno preso le difese, di fronte alla minaccia nucleare. Le sdolcinature in modalità Vodka-Lambrusco di Berlusconi e Putin fanno male a chi sta soffrendo per una guerra ingiusta e devastante. La Meloni ha dimostrato in tutte le fasi del suo successo, campagna elettorale e formazione del governo, di saper imprimere un ritmo sostenuto, di andare diritta al traguardo senza perdersi in rallentamenti e giravolte, trovando sintonia di vedute e di tempi nel Presidente Mattarella. Berlusconi ha tentato invano fino all’ultimo di sgraffignarle delle “limature” alla formazione del governo, invitandola a pranzo, secondo i suoi soliti modi di fare. Il decisionismo dimostrato dalla Ragazza della Garbatella è pari alla sua freddezza di non scomporsi di fronte agli attacchi dei suoi avversari, palesi e occulti. E sì che in politica quelli che non mancano mai sono proprio i nemici, gli avversari, vecchi e nuovi. Molto probabilmente per il governo della Meloni non tutto scorrerà liscio come l’olio. Il suo governo nasce con inevitabili mugugni e rancori. I suoi due alleati, Berlusconi e Salvini, ma non trascurerei neppure i cosiddetti “moderati”, altro non aspettano che farle gli sgambetti, metterla in difficoltà, sabotare o rallentare importanti iniziative. È il solo modo per riprendersi la rivincita, per vendicarsi delle sue decisioni, per ridimensionare quella che oggi sempre più spesso viene indicata come “una donna sola al comando”.

Nessun commento:

Posta un commento