sabato 6 agosto 2022

Letta si rassereni

Discutono ormai da giorni, senza interruzione se non per mandarsi affanculo reciprocamente attraverso i social, quegli strumenti di comunicazione che fanno il miracolo di estrarre dalle persone i pensieri più reconditi e mostrarli in tempo reale. Stiamo parlando di Enrico Letta e compagni. I quali non riescono a mettersi d’accordo per formare la grande ammucchiata antidestra ma nemmeno a separarsi per recuperare un minimo di dignità politica. E poi vada come deve andare! Calenda, Fratoianni, Bonelli, Di Maio: una caterva di schizzinosi, l’uno allergico all’altro e tutti allergici alla politica amata e ragionata. Dicono che sono disposti a tutto pur di battere la Destra, che essi accompagnano ogni volta che la nominano con epiteti tra i più vieti e stravaganti. Per loro quelli della Destra sono pericolosi e incompetenti; vogliono cambiare la Costituzione, sono amici di Putin, sono fascisti. Vanno fermati! Ogni giorno aspettano le previsioni per il giorno dopo come si aspettano quelle metereologiche e sperano in una nuova offensiva giudiziaria contro la Destra, come tante volte è accaduto in passato alla vigilia o nel corso di elezioni politiche. Angosciati, si chiedono: arrivano o non arrivano i Nostri? Si sono attaccati alla speranza che arrivino. Qualcuno si spinge addirittura ad evocarli e perciò a suggerirli. Come Paolo Mieli, il già direttore del “Corriere della Sera”, che di simili politicamente criminali escamotage ne sa a sufficienza per scrivere finalmente un libro come si deve sulle verità storiche. Sul modo di impedire ad una parte politica, nella fattispecie il Msi, di crescere e di partecipare al dibattito politico nazionale da pari a pari, c’è tutta una letteratura storiografica. Letta e Calenda si sono aggrappati a qualcosa che non esiste pur di darsi una riconoscibilità politica. Si sono attaccati alla cosiddetta “Agenda Draghi”, che lo stesso titolare ha detto che consiste nell’operare in modo da essere credibili. Letta e Calenda hanno banalizzato questa credibilità, che, purtroppo per loro, non è merce riproducibile o acquistabile. La credibilità e il prestigio che si è guadagnato Draghi nel mondo vanno oltre il suo governo, vengono da più lontano. E’ da disonesti o ingenui pensare di ricondurre tutto ad uno slogan elettorale, di cui essi si sono indebitamente appropriati. E comunque non tutto quello che di positivo ha fatto l’Italia in questi ultimi due anni è merito di Draghi. E’ merito anche suo, ma soprattutto degli operatori economici, degli imprenditori, dei produttori, della gente che ha lavorato e che ha saputo sfruttare al meglio certe situazioni. Letta e compagni e con loro la stampa amica che tiene loro bordone vogliono far passare il governo Draghi come un governo che doveva durare all’infinito e che dei malvagi hanno buttato giù scriteriatamente. Niente di più falso. Il governo Draghi si sapeva che aveva una scadenza ed era il rinnovo del Parlamento nella primavera del 2023, fra pochi mesi. I partiti, dopo l’esperienza del governo di unità nazionale voluto da Mattarella, avevano bisogno di posizionarsi per il confronto elettorale, come è giusto che accada in democrazia. L’accelerazione c’è stata a causa della crisi inarrestabile dei Cinque Stelle, i quali avevano bisogno di uno strappo significativo per recuperare una loro dimensione dopo cinque anni di esperienze governative contraddittorie ed infelici. Lo stesso Draghi se avesse voluto continuare col suo governo lo avrebbe potuto fare, non essendo stato sfiduciato. Ma non sarebbe stato più Draghi se avesse accettato di andare avanti dopo la fine dell’unità nazionale. Lo disse dopo il primo strappo dei Cinque Stelle: senza di loro era finita. A prescindere da ogni giudizio di merito sull’operato di Draghi, occorre dire che egli ha governato senza parrticolari problemi all’interno della maggioranza, salvo i ripetuti tentativi dei partiti di sventolare le proprie bandierine politiche, senza peraltro riuscirvi a piazzarle. La Lega ha più volte insistito sui migranti e sulla cacciata dei ministri Lamorgese e Speranza, ammiccando ora ai no vax ora alle ragioni di Putin dopo l’invasione dell’Ucraina. Letta lo ha fatto con le sue proposte sui diritti civili, fino all’ultimo con lo jus scholae e la liberalizzazione della cannabis. I Cinque Stelle hanno sempre rintuzzato gli attacchi dello stesso Draghi al reddito di cittadinanza e al Superbonus. Draghi ha difeso fino all’ultimo con fermezza il carattere tecnico del suo governo. Parlare oggi di un’agenda “Draghi” è come voler ribadire un principio, che il governo tecnico è da preferire ad un governo politico. Il che svilisce e mortifica la politica, che deve invece essere recuperata appieno. Ma evidentemente Enrico Letta ha bisogno di “rasserenarsi” un’altra volta, per capirlo.

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