sabato 2 luglio 2022

Centrodestra: alla Meloni converrebbe il proporzionale

Io non so cos’altro deve accadere nel centrodestra per convincere Giorgia Meloni a diffidare dei suoi “presunti” alleati. Il turno elettorale amministrativo, conclusosi coi ballottaggi di domenica 26 giugno 2022, ha segnato l’ennesima sconfitta della coalizione. Una strana coalizione, a dire il vero. Forza Italia e Lega fanno parte della maggioranza governativa, Fratelli d’Italia fuori. La cosa non è di poco conto. All’interno di questo centrodestra più cresce il partito della Meloni, proprio perché è all’opposizione, e più continui sono nei suoi confronti gli attacchi e i tradimenti degli altri due partiti. Il caso Verona non è isolato, ce ne sono stati altri in Italia; e va detto per onestà intellettuale non sempre dovuti a Berlusconi e Salvini, ma anche alla stessa Meloni, vedi Catanzaro. Come già altre volte si è partiti favoriti, stando ai sondaggi dello’opinione politica, si è finiti sconfitti, per errori incredibili. Ma sono errori? Sono del parere che quelli di destra sono geneticamente avversi a fare coalizioni, troppo forte e agguerrita è la concorrenza tra di loro. Ma nel caso specifico c’è che Berlusconi e Salvini, a parte l’invidia per Giorgia Meloni, sono abituati da sempre a trescare con i partiti del centrosinistra. La rielezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è la dimostrazione che non da ora l’uno e l’altro finiscono per trovare accordi con gli avversari e a mettere all’angolo l’alleata. La quale per qualche tempo fa la corrucciata per finire poi a qualche riappacificamento. Ora la partita che ci apprestiamo a giocare in Italia è di quelle che segnano il tempo e le situazioni. Fra alcuni mesi dobbiamo votare per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato. Sempre secondo i sondaggi, allo stato attuale, il centrodestra è in vantaggio e la Meloni “giustamente”, per gli accordi presi qualche anno fa, rivendica il diritto a guidare il governo, secondo la formula dell’uno in più. In tutti i partiti sono in subbuglio, compresi Forza Italia e Lega, al pensiero che la Meloni possa di qui a qualche mese guidare, per la prima volta nella storia, lei donna, il governo della Repubblica. Di qui la messa in discussione del principio dell’uno in più, che favorirebbe la Meloni. Antonio Taiani, coordinatore nazionale di Forza Italia, tiene a ribadire che l’incarico per formare il governo spetta al Presidente della Repubblica. Non c’è che dire. È così. Continuare ad appellarsi al principio dell’uno in più da parte della Meloni non le giova, perché la espone fin d’ora a tutti gli avversari, interni ed esterni, che di qui alle elezioni le tenderanno mille trappole. E inoltre crea apprensioni in Europa, dove non è vista proprio come un’integrata, per via del suo sovranismo. I primi a non volerla a capo del governo sono proprio i suoi alleati, i quali fanno di tutto per crearle problemi. Il rischio lei lo ha considerato. È quello di vincere le elezioni grazie alla sua forza trainante per poi vedere i suoi alleati spendere quei consensi degli italiani in favore di governi di centro o di centrosinistra. Quanto è accaduto in quest’ultima legislatura con tre governi politicamente e tecnicamente diversi dovrebbe aprire gli occhi a tutti. Gli avversari esterni, ad incominciare dal Pd per finire ai tanti “cespugli”, premono per cambiare la legge elettorale. Della qualcosa non c’è da stupirsi, ormai sono anni che si cambia legge elettorale ad ogni consultazione secondo convenienza dei partiti che si trovano al potere e lo possono fare. Così come stanno le cose vince il centrodestra? E allora cambiamo legge, introduciamo il proporzionale, che finirebbe per cambiare i connotati allo scenario politico. Il proporzionale, sia pure con uno sbarramento, si presta alle solite manovre. Mo’ ci uniamo, riusciamo a superare lo sbarramento e una volta eletti ognuno se ne torna a casa sua. La Costituzione glielo consente. E allora, punto e daccapo, coi governi che non hanno “votato” gli italiani. Forse alla Meloni converrebbe più che ad altri l’introduzione del proporzionale. Avrebbe la possibilità di allearsi dopo e non prima coi suoi “amici-hostes”. Il maggioritario ormai ha dimostrato che in Italia non funziona, mentre lo scenario politico è oggettivamente frantumato. Mettere insieme due schieramenti oggi sarebbe arduo come stanno dimostrando gli avvenimenti ultimi, con la scissione del M5S, che ha messo in difficoltà il cosiddetto “campo largo” di Letta. Il successo della Meloni alle elezioni, fatte col proporzionale, sarebbe più evidente. Non avrebbe in suo favore il principio della leadership dell’uno in più, ma questo principio francamente appare sempre più un’arma spuntata.

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