sabato 21 marzo 2020

I giorni del coronavirus 3



Martedì, 10 marzo. Torno a Galatina per dare gli ultimi ritocchi a “Presenza”. Per strada, ad un semaforo, fermo col rosso, guardo nello specchietto retrovisore; vedo un tale solo in macchina, aveva la mascherina sul volto e i guanti di lattice blu. C’è chi se ne frega del coronavirus, ma c’è anche chi pensa di averlo nella pochette.
All’Editrice si parla delle ultime disposizioni governative in materia di antivirus. Scarichiamo da Internet il modulo per l’autocertificazione da esibire alle autorità se ci fermano per strada; me ne prendo un po’ di copie. In pratica, prima di partire per una località esterna devi dotarti di due autocertificazioni, una per l’andata e l’altra per il ritorno. Per strada non mi ferma nessuno, ma c’erano pattuglie e posti di blocco.

Come impone il governo, i bar devono stare aperti dalle 6 alle 18. Il mio Caffè Italia chiude alle 18 per la prima volta nella sua lunga storia, dal 1932. I vigili con la mascherina sul viso girano il paese in macchina con l’altoparlante per comunicare ai cittadini le nuove disposizioni governative.

Nei negozi di maggiore frequentazione si entra a due per volta. Mi dicono che anche all’Eurospin si entra e si esce a gruppi di cinque per volta per evitare che alle casse si formino file e che cresca il rischio di contagio.

L’Amministrazione Comunale ha istituito il servizio a domicilio per le persone anziane, disabili o affette da particolari patologie in collaborazione con l’Associazione della Protezione Civile “Falchi del Salento” di Taurisano. Le persone interessate potranno ricevere la spesa e i prodotti farmaceutici su loro richiesta.

Mercoledì, 11 marzo. Mi ha fatto impressione stamattina vedere persone per strada con la mascherina. La portano quasi tutti gli esercenti e i commercianti. Alcuni la mascherina quando parlano se l’abbassano per farsi capire meglio, proprio quando dovrebbero averla sulla bocca. Roba da matti.
Non ci sono in giro venditori di frutta e verdura, pare che i vigili abbiano fatto delle multe.
Sono stato dal mio consulente per ritirare la mia cartellina fiscale; non mi hanno fatto salire su al primo piano a prendermela, me l’hanno scesa loro. E’ vietato – mi hanno detto. Bah, non so quanto vero!
Intanto le autorità continuano a dare messaggi contraddittori. Per un verso hanno creato uno stato di quarantena diffuso e per un altro rassicurano senza fondamento. Per esempio, non si trovano mascherine e loro invitano a dotarcene. Poi c’è sempre qualcuno che dice che la mascherina non serve a niente, basta tenersi a distanza.
I negozi di alimentari sono quasi tutti presi d’assalto. Stamattina nel negozio dove compro il latte gli scaffali erano semivuoti, e non si tratta di un supermercato tra i più importanti del paese. E le autorità che dicono? State tranquilli, i negozi di generi alimentari sono sempre aperti e ben forniti.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Tg2 delle 13,00 ha detto che il governo ha stanziato 25 mld di Euro per fare fronte alla crisi, 20 a debito, e che l’Europa si è dimostrata benevola nei nostri confronti. Anche l’opposizione è soddisfatta: Avete visto? – hanno detto Salvini e Meloni – il governo è venuto sulle nostre posizioni!

Intanto crescono i contagi e i morti, non solo in Italia. Le atmosfere mi ricordano la poesia di Arnaldo Fusinato “Le ultime ore di Venezia”: “il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca”, che i miei coetanei ricorderanno dai banchi delle Elementari. Il tricolore, che sventola dappertutto, su ringhiere, balconi e finestre, ha uno strano significato di bandiera bianca.

Continuano le rivolte nelle carceri, con morti e feriti, fra cui agenti della Polizia Penitenziaria. Le autorità fanno sapere che i morti, ben dodici, tutti detenuti, sono per overdose avendo abusato di farmaci e metadone dopo essersene appropriati. Si sarebbero “suicidati”. Tossicodipendenti incalliti in genere sanno fare buon uso del metadone. A Foggia sono evasi una settantina di detenuti, fra cui alcuni criminali pericolosi.

Sera – I telegiornali riportano la dichiarazione del direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus che ormai il coronavirus è pandemia.

Giuseppe Conte ha firmato un nuovo decreto più stringente, come anticipato un paio di giorni fa. Sospese tutte le attività commerciali al dettaglio, chiusi bar e ristoranti. Le aziende potranno continuare a lavorare ma ad alcune condizioni. Chiusi anche gli uffici pubblici, ad eccezione di poste e banche. Aperti farmacie e parafarmacie, tabaccai ed edicolanti, stamperie e poligrafici. Operativi anche gli artigiani, come idraulici e meccanici.

Domattina valuterò se ritirare “Presenza” che dovrebbe essere pronta. In fondo posso aspettare, il numero è di marzo-aprile. Sono stato preveggente a farlo doppio.

Giovedì, 12 marzo. Bar e negozi chiusi, come da Decreto del Presidente del Consiglio. E quelli, la cui apertura è consentita, in realtà hanno ridotto il tempo di apertura.

Il calciatore della Juventus Rugani è risultato positivo al coronavirus. Ne parlavano vicino all’edicola, ma era anche sulla prima pagina di tutti i giornali.

Telefono all’Editrice, il giornale sarebbe pronto domani. Vedremo. Ne approfitto per confezionare la spedizione degli scritti di don Roberto Muraglia per il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.

Sento dalla strada il mio fruttivendolo che col suo furgoncino carico di frutta e verdura chiama i clienti. Ma non era proibito?
Nelle farmacie si entra due per volta. Anche negli uffici postali si entra a numero limitato. Così mi è parso stamattina passando da Corso Vanini dove c’è l’Ufficio Postale.

Sera – Mi chiama una mia sorella da Berna. Vuole sapere come stiamo. Segue sempre Rai Uno e sa perfettamente come vanno le cose in Italia. Mi ha detto che anche lì in Svizzera accadono le stesse cose. Non si trova più disinfettante. Un medico le ha detto che può procurarselo strizzando un paio di limoni in un litro d’acqua, che è perfino meglio. Lei, che è presidente di un gruppo di persone, una specie di associazione di anziane e vedove, ha avuto l’ordine di sospendere qualsiasi attività sociale. Erano abituate a riunirsi a festeggiare compleanni e onomastici e a giocare a carte.

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