giovedì 19 marzo 2020

I giorni del Coronavirus 2



Domenica, 1 marzo. A quanto pare il “paziente zero”, cioè quello che avrebbe portato il coronavirus in Italia, sarebbe giunto da noi dalla Germania o dalla Francia. Non si capisce bene. Sta di fatto che il primo caso verificatosi è stato il 17 novembre in Cina. Da noi il virus avrebbe iniziato a circolare ben prima che il “paziente uno” si presentasse all’ospedale, il che è accaduto il 21 febbraio. Ma in Germania o in Francia, quando?

Mercoledì, 4 marzo. Le disposizioni delle autorità di non frequentare luoghi affollati noi le disattendiamo regolarmente. All’Università stamattina c’erano frotte di ragazzi, si muovevano come mandrie. In un bar di Casarano, mentre aspettavo un amico, una persona anziana diceva ad un’altra: stanno facendo un gran parlare di questo coronavirus, in fondo si tratta di una normale influenza. Ma guarda un po’ come cazzo recepisce le cose la gente!

Giovedì, 5 marzo. Intanto il Comune ha riempito i muri di manifesti per suggerire come comportarsi per evitare contagi secondo le disposizioni ministeriali. Per richiamare l’attenzione dei passanti ne sono stati incollati tre/quattro uno accanto all’altro, ricoprendo ampie superfici di muri.

Venerdì, 6 marzo. Mattinata a Galatina per iniziare il nuovo numero di “Presenza”, di marzo-aprile. Si respira un’aria di preoccupazione in tipografia. Ad Aradeo ci sono due positivi, un  parrucchiere e la moglie; un altro a Copertino, è un infermiere dell’ospedale. Un altro a Melendugno: un avvocato andato con la famiglia a Venezia per il carnevale, se n’è tornato infetto. Osservare le disposizioni delle autorità è difficile per un popolo anarchico e indisciplinato quale è l’italiano. Si consiglia di non salutarsi con la stretta di mano, ma lo si fa normalmente, salvo poi esorcizzare il gesto con una battuta. Sui social imperversano le barzellette, come quella del bambino che starnutisce e nel farlo nell’incavo del braccino fa il gesto dell’ombrello; o come quella di un altro bambino che si avvicina barcollando alla mamma ma appena sente che è tornato lo zio dalla Cina fa una giravolta e scappa via manco Mennea.

Sera. In edicola trovo un manualetto del “Corriere della Sera”: 50 domande sul Corona Virus. Gli esperti rispondono. E’ semplice e ben articolato, istruttivo e pratico.

Sabato, 7 marzo. Ore 9,15 – telefono al mio dottore, gli chiedo se è disponibile per una breve conversazione sul coronavirus, sì insomma, per un’intervista. Ci diamo appuntamento per le 10. Puntuale viene. Parliamo per una buona mezz’ora. Mi spiega come comportarsi se si avvertono sintomi sospetti: si telefona al proprio medico, che non viene a visitarti, ma per telefono ti fa il triage, ossia ti gestisce la fase sintomatica con farmaci e comportamenti indicati, se le cose peggiorano allora, sempre tramite il tuo medico, si fa intervenire il 118 per farti il tampone.

Il governo incomincia ad adottare provvedimenti seri, segna le zone rosse in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, dove ci sono focolai d’infezione, da e in quelle zone non si esce e non si entra.

Scoppiano rivolte nelle carceri. I detenuti protestano contro il divieto dei colloqui coi parenti. La rivolta coinvolge più di venti carceri, praticamente tutta l’Italia penitenziaria.

Domenica, 8 marzo. Incredibile! Davanti ad una caffetteria, a Taurisano, verso sera una cinquantina di giovani, maschi e femmine, sono addossati come sardine uno sull’altro in uno spazio non più ampio di otto-dieci metri; festeggiano la festa della donna e se ne fottono del coronavirus e del governo!

Lunedì, 9 marzo. Ai funerali di F.B., morto a 83 anni, non sono state date le condoglianze ai famigliari con la solita stretta di mano. C’era l’avviso sui manifesti. E’ il primo caso a Taurisano di esenzione per evitare affollamenti. Qualche giorno fa a S. Marco in Lamis, in provincia di Foggia, a causa proprio delle condoglianze ad un funerale sono rimaste contagiate un po’ di persone. Il morto – lo si è saputo dopo –  era positivo al coronavirus.

Sulle porte delle chiese i parroci hanno esposto l’avviso che per ottemperare alle disposizioni ministeriali il Vescovo ha sospeso le cerimonie religiose in tutta la diocesi.

Il governo, per arginare il ritorno di massa dei meridionali residenti nel Nord – ne sono arrivate migliaia – ha preso nuovi provvedimenti, ha nordizzato il Sud. Non ci sono più zone rosse ma tutta l’Italia è zona protetta, non ci si può spostare da un paese all’altro se non per comprovati motivi che devono essere di assoluta necessità.

In farmacia non ci sono mascherine.

La Cancelliera Merkel ha detto che l’epidemia contagierà il 60% della popolazione tedesca. Se così dovesse accadere, allora la situazione sarebbe davvero drammatica.

Cresce e si aggrava la rivolta nelle carceri. Si protesta anche per il sovraffollamento e si chiede l’indulto. Era prevedibile che quella del divieto dei colloqui era solo la causa scatenante.

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