domenica 17 giugno 2018

La via romana per Giorgio Almirante




L’antifascismo triumphans è tornato. E’ bastato che il Consiglio Comunale romano approvasse una mozione per intitolare una via a Giorgio Almirante. Fulmini e saette antifasciste. Gli ebrei romani si sono subito allarmati e hanno reagito con comunicati, più veloci dei raid aerei di Israele contro le basi iraniane. L’Anpi ha ripreso la solfa dell’Almirante razzista impentito, che elaborò il Manifesto sulla Razza. La sindaca Raggi ha annunciato che la mozione sarà annullata, impegnandosi a non far mai nulla che possa offendere la sensibilità antifascista dei romani. Scambia l’antifascismo per un impasto cementizio per colmare le buche di Roma!
Su Almirante continuano minchiate colossali. Il “Corriere della Sera” di sabato, 16 giugno, in una breve scheda biografica, lo ha indicato come “ex generale repubblichino”. Ma quando mai!
Fu capo-gabinetto al Ministero della Cultura Popolare della Repubblica Sociale Italiana, quando era ministro Fernando Mezzasoma. Almirante non collaborò mai al Manifesto della Razza; fu – questo è vero – segretario di redazione della rivista diretta da Telesio Interlandi “La Difesa della Razza”, che è altra cosa. Fu razzista e non lo ha mai negato né si è mai pentito. Per Almirante pentirsi non aveva senso alcuno. Più volte ha detto a chiare lettere per iscritto e a voce che le leggi razziali furono un errore gravissimo del fascismo, dannoso per l'Italia.
Chi fa dell’antialmirantismo a pie’ sospinto si legga di Almirante l’Autobiografia di un fucilatore. Almirante non ha mai negato né rinnegato nulla. Come tutti gli uomini veri e seri di questo mondo ha rivisto il proprio vissuto e lo ha criticato con onestà e coraggio.  Sul razzismo è stato chiarissimo: fu un errore. A proposito di Interlandi e riferendosi al suo impegno razzista scrisse che “condusse anche campagne sbagliate e dannose”. E di se stesso: “io le condussi in perfetta buona fede e con non minore faziosità, sotto la sua guida, e nel momento stesso in cui lealmente dichiaro che non mi compiaccio di averle condotte, dichiaro anche che lo feci in piena libertà”. Dunque, l’Almirante segretario del Msi non era razzista; lo era stato durante il fascismo. Che altro per finirla?
D’altra parte la lezione almirantiana sul razzismo è più credibile di molte altre. Che il razzismo fascista sia stato un errore me ne sono convinto attraverso di lui, per Giorgio Almirante. Da lui era credibile. Dai tanti convertiti, pentiti, trasformisti e opportunisti nulla è credibile, poiché tutto è subordinato all’interesse più immediato. Chi si pente non sa quello che dice né quello che fa; è un eterno disoccupato dello spirito in cerca di facili  riempimenti. Nella vita il tempo matura gli uomini come le piante e i fiori. Nessuno può pretendere dall’estate quel che dà l’inverno e viceversa. Tranne quelli che oggi non vogliono intitolare una via ad Almirante.
Ma questa è soltanto l’ennesima dimostrazione non solo che in questo Paese non si vuole la pacificazione nazionale nemmeno dopo 73 anni dalla fine del fascismo, ma anche che non si vuole rinunciare ad una rendita politica di cui gode ancora tanta gente, ad incominciare da tutti gli iscritti e i dirigenti delle varie sezioni dell’Anpi, di cui nessuno può dire, per oggettive ragioni temporali, di aver avuto direttamente a che fare con la guerra partigiana. E’ una delle tante associazioni che scroccano denari pubblici per fare propaganda politica di parte. Tanto dimostrano quando, invece di vigilare e denunciare forme di fascismo mascherate in essere, per le quali occorrerebbe fra l’altro un certo impegno e coraggio, se la prendono con iniziative del tutto innocue, come l’intitolazione di una via a una personalità, oggi del tutto storicizzata.
In Italia ci si può trovare, senza neppure che ce ne accorgiamo, in un sistema, non dico fascista ma a qualcosa che potrebbe somigliargli, mentre ci preoccupiamo dei fantasmi del passato.  
Quanto agli ebrei, farebbero molto meglio a spendersi per cause assai più gravi e concrete che non per l’intitolazione di una via ad una personalità che già in vita ebbe modo di chiarire il suo rapporto col loro mondo umano e culturale. Pensino piuttosto a quanto siano razzisti loro; da sempre e  non solo a parole!
Una via romana a Giorgio Almirante oggi ha un solo significato: il riconoscimento ad un uomo che nella storia di questo paese ha avuto il ruolo importante di perseguire la pacificazione dopo la guerra, in onestà di critica del passato – non solo del suo! – e di propositi per l’avvenire. La sua vita è storia, basta conoscerla. Tutto il resto è propaganda.

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