L’antifascismo triumphans è tornato. E’ bastato che il
Consiglio Comunale romano approvasse una mozione per intitolare una via a
Giorgio Almirante. Fulmini e saette antifasciste. Gli ebrei romani si sono
subito allarmati e hanno reagito con comunicati, più veloci dei raid aerei di
Israele contro le basi iraniane. L’Anpi ha ripreso la solfa dell’Almirante
razzista impentito, che elaborò il Manifesto sulla Razza. La sindaca Raggi ha
annunciato che la mozione sarà annullata, impegnandosi a non far mai nulla che
possa offendere la sensibilità antifascista dei romani. Scambia l’antifascismo
per un impasto cementizio per colmare le buche di Roma!
Su Almirante continuano minchiate
colossali. Il “Corriere della Sera” di sabato, 16 giugno, in una breve scheda
biografica, lo ha indicato come “ex generale repubblichino”. Ma quando mai!
Fu capo-gabinetto al Ministero
della Cultura Popolare della Repubblica Sociale Italiana, quando era ministro Fernando
Mezzasoma. Almirante non collaborò mai al Manifesto della Razza; fu – questo è
vero – segretario di redazione della rivista diretta da Telesio Interlandi “La
Difesa della Razza”, che è altra cosa. Fu razzista e non lo ha mai negato né si
è mai pentito. Per Almirante pentirsi non aveva senso alcuno. Più volte ha detto
a chiare lettere per iscritto e a voce che le leggi razziali furono un errore
gravissimo del fascismo, dannoso per l'Italia.
Chi fa dell’antialmirantismo a
pie’ sospinto si legga di Almirante l’Autobiografia
di un fucilatore. Almirante non ha mai negato né rinnegato nulla. Come
tutti gli uomini veri e seri di questo mondo ha rivisto il proprio vissuto e lo
ha criticato con onestà e coraggio. Sul
razzismo è stato chiarissimo: fu un errore. A proposito di Interlandi e
riferendosi al suo impegno razzista scrisse che “condusse anche campagne sbagliate
e dannose”. E di se stesso: “io le condussi in perfetta buona fede e con non
minore faziosità, sotto la sua guida, e nel momento stesso in cui lealmente
dichiaro che non mi compiaccio di averle condotte, dichiaro anche che lo feci
in piena libertà”. Dunque, l’Almirante segretario del Msi non era razzista; lo
era stato durante il fascismo. Che altro per finirla?
D’altra parte la lezione
almirantiana sul razzismo è più credibile di molte altre. Che il razzismo
fascista sia stato un errore me ne sono convinto attraverso di lui, per Giorgio
Almirante. Da lui era credibile. Dai tanti convertiti, pentiti, trasformisti e
opportunisti nulla è credibile, poiché tutto è subordinato all’interesse più
immediato. Chi si pente non sa quello che dice né quello che fa; è un eterno disoccupato
dello spirito in cerca di facili
riempimenti. Nella vita il tempo matura gli uomini come le piante e i
fiori. Nessuno può pretendere dall’estate quel che dà l’inverno e viceversa. Tranne
quelli che oggi non vogliono intitolare una via ad Almirante.
Ma questa è soltanto l’ennesima
dimostrazione non solo che in questo Paese non si vuole la pacificazione
nazionale nemmeno dopo 73 anni dalla fine del fascismo, ma anche che non si
vuole rinunciare ad una rendita politica di cui gode ancora tanta gente, ad
incominciare da tutti gli iscritti e i dirigenti delle varie sezioni dell’Anpi,
di cui nessuno può dire, per oggettive ragioni temporali, di aver avuto
direttamente a che fare con la guerra partigiana. E’ una delle tante
associazioni che scroccano denari pubblici per fare propaganda politica di
parte. Tanto dimostrano quando, invece di vigilare e denunciare forme di fascismo
mascherate in essere, per le quali occorrerebbe fra l’altro un certo impegno e
coraggio, se la prendono con iniziative del tutto innocue, come l’intitolazione
di una via a una personalità, oggi del tutto storicizzata.
In Italia ci si può trovare, senza
neppure che ce ne accorgiamo, in un sistema, non dico fascista ma a qualcosa
che potrebbe somigliargli, mentre ci preoccupiamo dei fantasmi del passato.
Quanto agli ebrei, farebbero
molto meglio a spendersi per cause assai più gravi e concrete che non per
l’intitolazione di una via ad una personalità che già in vita ebbe modo di
chiarire il suo rapporto col loro mondo umano e culturale. Pensino piuttosto a
quanto siano razzisti loro; da sempre e non
solo a parole!
Una via romana a Giorgio
Almirante oggi ha un solo significato: il riconoscimento ad un uomo che nella
storia di questo paese ha avuto il ruolo importante di perseguire la
pacificazione dopo la guerra, in onestà di critica del passato – non solo del
suo! – e di propositi per l’avvenire. La sua vita è storia, basta conoscerla. Tutto
il resto è propaganda.
Nessun commento:
Posta un commento