Non si capisce davvero perché i
media e gli stessi politici, presunti vincitori (M5S e Lega) e sicuramente
sconfitti (Pd e sinistre varie), insistono a parlare di vincitori, ai quali
spetterebbe il compito di fare un governo. Il Pd, partito sicuramente
sconfitto, ha assunto un comportamento da grande offeso ed è profondamente
dispiaciuto come chi si è finalmente reso conto di non essere stato capito e
ingiustamente punito. Di qui il suo broncio e il tirarsi fuori: avete vinto
voi, fatelo voi il governo, noi stiamo all’opposizione. Atteggiamento solo in
parte condivisibile, perché tutti sanno, compresi gli stessi uomini del Pd, che
gli altri non hanno vinto, hanno solamento aumentato il voto degli elettori e
ingrossato la loro rappresentanza in Parlamento ma non sono in grado di fare un
governo. E chi non è in grado di raccogliere il frutto di una vittoria non si
può dire che abbia vinto. Non si può dire neppure che sia una vittoria di
Pirro; semplicemente è una non vittoria.
Insistere da parte del Pd nel
dire a M5S e Lega: unitevi, dato che avete dei punti in comune, è solo una
trovata propagandistica, un po’ cinica, che dai partiti si estende al Paese. E’
di tutta evidenza che tra i due partiti, entrambi populistici, ci sono notevoli
differenze ideologiche e programmatiche e si trovano in situazioni diverse. Il
M5S è il solo responsabile di se stesso, la Lega è in una coalizione dalla
quale non può prescindere.
Il Presidente Mattarella si trova
a risolvere un bel busillis, senza avere la determinazione di alcuni suoi
predecessori, tipo Scalfaro o Napolitano, i quali al momento debito seppero
tirare fuori le doti necessarie. Così almeno si dice; io aspetterei prima di
trarre conclusioni affrettate. Ammonisce Guicciardini che “quando sei in
partiti difficili [in difficoltà di scelta] o in cose che ti sono moleste,
allunga e aspetta quanto puoi, perché quello spesso ti illumina o ti libera”.
Or si vedrà la nobilitate sua! Il
momento è, infatti, molto delicato e difficile.
Quel che stupisce in questo paese
è l’insistenza su certi errori. Un errore imperdonabile, che ancora si coltiva,
è il considerare il M5S con benevola tolleranza, quale hanno certi genitori nei
confronti del figlio piccolo un po’ discolo. Taluni suoi comportamenti se
fossero compiuti da altri verrebbero censurati dalla mattina alla sera come
inqualificabili gesti di antidemocrazia e riempirebbero le piazze di cortei
antifascisti.
L’ultima trovata grillina è di
mettere la museruola ai suoi nuovi parlamentari, i quali potranno parlare solo dopo
essere stati “istruiti”. Pare, questo, un comportamento di forza politica
libera e democratica? E dove stiamo? Non faccio paragoni sudamericani per non
offendere quella gente, che ha un’altra storia e un’altra educazione politica.
In Italia o si è liberi o si è schiavi.
Fin dal suo esordio, a suon di vaffanculo – già all’epoca doveva essere
fermato – questo partito ha dimostrato di essere un’anomalia politica. Averlo
tollerato è indice di impotenza oggettiva o di cattiva coscienza politica da
parte dell’establishment, che si rende conto di aver procurato danni al paese e
non ha la forza per reagire con fermezza. Se pure questa è la ragione della
eccessiva tolleranza nei confronti di questo partito, ora che ha una dimensione
preoccupante e una forza epidemica – la gente lo vota alla cieca – è giunto il
momento di mettere le cose politiche in chiaro. O si adegua alla Costituzione o
va combattuto con determinazione in ogni modo e in tutti i settori del
confronto politico. Se poi c’è gente in
questo paese che si dice antifascista un minuto sì e un minuto no e poi nei
fatti condivide e accetta la coazione etica e politica, le conseguenze
potrebbero essere ancora più gravi.
Ho l’impressione, tuttavia, che
il M5S non abbia alcuna voglia di governare il Paese; neppure questa volta.
Probabile che, propaganda a parte, non si sentano ancora preparati. Oggi non
trova sponde. Ma c’era bisogno di molta intelligenza per capire che senza le
sponde politiche non si va da nessuna parte? Il M5S paga per la sua stessa
natura; quella natura che gli ha consentito di diventare il primo partito
d’Italia. Che è come dire che la sua forza elettorale è la sua debolezza
politica. Di Maio ha detto che se faranno un governo senza di loro, è un
insulto alla democrazia e comunque tanto di guadagnato, perché aumenterebbero
il consenso. Forse! Tanto accadrebbe se l’epidemia continuasse; ma la storia
qualche volta insegna che anche le pestilenze più diffuse e longeve prima o poi
si esauriscono e torna la salute.
Azzardiamo anche noi una
soluzione, sia pure provvisoria. Questo solo oggi è possibile, ciò che è
destinato a scadere domani o dopodomani. Se il Presidente Mattarella non
dovesse trovare la soluzione con una delle due forze politiche presunte
vincitrici, allora potrebbe “commissariare” il governo, dare l’incarico ad un
uomo da lui ritenuto all’altezza del compito per l’ordinaria amministrazione e
nel frattempo fare una nuova legge elettorale, questa volta ad hoc, non per non
far vincere nessuno, come il Rosatellum,
ma per far vincere qualcuno.
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