In Germania il tanto vituperato “populismo”
ha dato una lezione di democrazia. Contro alcune politiche di Angela Merkel,
che pure è l’Angela Merkel, non è mica Matteo Renzi – non so se mi spiego – per
esempio in tema di immigrazione e di matrimoni gay, quella parte del popolo più
tradizionalista e conservatore ha espresso il suo malumore. Vogliamo chiamarlo
populismo? Chiamiamolo. Fatto sta che lo ha fatto nell’unico modo consentito in
democrazia: col voto.
Evviva, allora, il voto che
concede opportunità politiche! Evviva i populisti che hanno saputo cogliere
l’occasione!
Per la prima volta al Bundestag
entrano un centinaio di parlamentari dell’estrema destra dell’Afd (Alternative
für Deutschland).
“Si salvi chi può” pare essere il
grido dei democratici puri e purissimi, tedeschi e non. Invece non è successo
niente di allarmante. Prima di tutto è sbagliato associare questo nuovo partito
ai nazisti. Farlo per propaganda è perdonabile; farlo per convinzione no. Il
nazismo, con cui i tedeschi hanno saputo fare i conti molto meglio di quanto non
abbiamo saputo fare noi italiani col fascismo, è qualcosa di completamente
diverso per una lunga serie di motivi. Dice: hanno esaltato il comportamento
dei soldati tedeschi nelle due guerre mondiali. E non hanno fatto bene? Per
caso i tedeschi non si sono comportati da buoni soldati? I tedeschi sono
abituati ad obbedire sia che facciano la guerra sia che facciano la pace. Esaltare la
loro obbedienza e il loro coraggio è rafforzare la germanicità, quell’elemento
di coesione che rende una moltitudine di uomini un popolo fiero di essere tale.
In Germania, come del resto in
Italia, moltissimi tacciono in ossequio al politicamente corretto, ma non sono
affatto d’accordo a sentir denigrare sistematicamente i propri connazionali dei
periodi nazista e fascista. Dovremmo finirla di considerare quanto si fece in
quegli anni, nel bene e nel male, opera del nazismo o del fascismo. Tutto fu
fatto dal popolo tedesco in Germania, dal popolo italiano in Italia. Questo
vale anche per oggi. Certo, allora si governava perseguendo dei fini, oggi si
governa perseguendone altri. Il che dipende da numerosi fattori, storici
soprattutto. Ma il fascismo in Italia e il nazismo in Germania furono opera del
popolo italiano e del popolo tedesco in un particolare periodo della loro
storia.
Gli allarmismi lasciano il tempo
che trovano. Possiamo stare tutti “tranquilli”: un nuovo fascismo, se dovesse
riproporsi sotto altro nome e sotto altre vesti, non chiederà permesso a
nessuno per imporsi. La storia è fatta così, piaccia o non piaccia.
Ma torniamo al populismo, che, in
Germania, ora vuole condizionare democraticamente la politica del governo
stando all’opposizione.
E’ scontato che la Merkel farà un
nuovo governo senza i socialdemocratici di Schulz, che hanno pagato il prezzo
più alto in queste votazioni. Si sa che quando al governo ci sono due alleati,
il più debole è destinato a soccombere. In passato era toccato ai liberali.
Farà un’altra Grosse Koalition con liberali e verdi e
sarà giocoforza cambiare qualcosa nella politica immigratoria e aperta alle più
audaci esperienze di nuove forme famigliari o pseudofamigliari, se non vorranno
che i populisti si rafforzino ulteriormente.
Non sarà facile per la
Cancelliera tedesca, perché i verdi rivendicheranno il timbro della loro
presenza al governo. Si troverà tra l’incudine dei suoi alleati verdi e il
martello dei suoi oppositori esterni dell’A-Fau-De.
Dipenderà da chi la spunta.
Se i verdi non riusciranno, come probabilmente non
riusciranno, ad imporre la loro politica di aperture, faranno la fine dei
socialdemocratici; si assottiglieranno alle prossime votazioni. Se riusciranno,
il populismo, chiamiamolo così, diventerà sempre più forte; e la cura
dimagrante la faranno i Cristiano-democratici.
Un altro problema per la Merkel è
la contrapposizione di liberali, suoi alleati, e socialdemocratici, ora suoi
oppositori. Specialmente in politica economica hanno visioni diverse. Ma non
sarà facile per i socialdemocratici opporsi ad una politica, nella quale hanno
avuto tanta parte negli anni passati.
Sembra velleitario, infine,
quanto ha detto il nostro Gentiloni, a proposito di un ruolo di equilibrio che
ora avrebbe l’Italia. L’Italia? Pensiamo ad equilibrare le nostre cose!
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