domenica 22 maggio 2016

Francesco, Pannella e i vecchi narcisi


Una delle ultime lettere di Marco Pannella, morto giovedì, 19 maggio, all’età di 86 anni, scritta il 22 aprile scorso dall’ospedale in cui si trovava, era indirizzata a papa Francesco e si concludeva con uno struggente “Ti voglio bene davvero”. Papa Francesco, appresa la notizia della sua scomparsa, ha subito espresso il suo cordoglio. Amorosi sensi, non proprio foscoliani.
Marco Pannella era uno dei grandi vecchi appassionati di papa Francesco; era in buona compagnia con Eugenio Scalfari, Giorgio Napolitano, Dario Fo. A pensarci bene, tutti vecchi narcisi, della politica e della cultura italiana. Narcisi atei, dichiarati! Uno più ammirevole dell’altro. Lo dico con convinzione e con un po’ di rammarico, non avendone di quelli nella parte politica nella quale mi riconosco. La mancanza mi mortifica e mi frustra. Quanti come me? Spesso in Italia ti trovi ad andare in un luogo della politica avendo accanto mediocrità e schifezze di compagni; e spesso i migliori compagni che vorresti avere vanno in un’altra direzione.
Tanto non m’impedisce di pormi alcune domande. Perché tanti vecchi e tanti narcisi alla porziuncola di questo papa, che più che un religioso pare un sindacalista a tempo pieno, che se ne strafotte delle anime, della dottrina, della spiritualità, tutto impegnato a fare prediche di stampo veterocomunista? La risposta è già nella domanda: tutti uniti nel narcisismo e nel comunismo, vecchio e nuovo; tutti uniti nell’odio di classe, nella rabbia antiricchezza. Questo papa vorrebbe che tutti gli esseri della terra fossero poveri; non tollera che ci siano dei ricchi. Un francescanesimo, il suo, che va oltre la regola francescana. San Francesco diceva agli altri: voi volete essere ricchi? Siatelo, il vero bene è la povertà. A noi piace essere col vero bene; e perciò siamo con la povertà. E, stando alle parole di Dante “’l venerabile Bernardo / si scalzò prima…[poi] scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro”. A dire il vero i nostri Pannella, Napolitano, Scalfari e Fo sono poco paragonabili a Bernardo, a Egidio e a Silvestro. Ma non facciamo i pignoli; si può essere diversamente francescani.
In uno dei fioretti di San Francesco si narra dell’ammansimento del lupo di Gubbio. Un lupo particolarmente feroce, che seminava il terrore nelle contrade di quelle splendide località umbre. Tutto nel medioevo era simbolo, si comunicava con simboli, si educava con simboli. Quell’ammansimento senza bastonature, ma anzi con la dolcezza dell’approccio conoscitivo e carezzevole, voleva dire che la parola è più forte del bastone e che non c’è lupo che non ceda alla bontà. Vuol dire, però, che anche i lupi, i più feroci, percepiscono immediatamente i sentimenti di chi si trovano di fronte. Il lupo di Gubbio avrebbe subito sbranato Francesco prima ancora che questi rivelasse la sua natura buona se non avesse avuto il dono naturale di conoscere subito l’altro.
Probabilmente avevano ragione i latini: pares cum paribus facillime congregantur. Francesco e i signori su riferiti sono tutti della stessa pelle, si ritrovano tutti nella stessa ideologia di fondo, nella stessa tipologia umana.
C’è qualcosa in questa nobilissima compagnia di santi vegliardi che inquieta. Come mai un papa, che dovrebbe guardare ai giovani, al loro futuro di credenti e di cittadini, ovvero di cittadini credenti, è così amato dai vecchi, che stanno per dare l’anima a Dio? A Dio, lo diciamo noi, perché loro non sanno nemmeno se ce l’hanno un’anima ed escludono che ci sia Dio.
E’ un aspetto grave. Il papa dovrebbe indicare la via dell’avvenire. “Io sono la via, la verità, la vita” dice Gesù Cristo e invece Francesco si compiace di avere l’affetto e l’ammirazione di tanti vecchi che sono al termine della loro onorevolissima esistenza. Francesco indica la via della povertà. Ma i giovani seguono quella del successo e della ricchezza o almeno del benessere. E’ nella loro natura e nella loro condizione.
Francesco è il simbolo di una società vecchia, rivolta all’indietro; ecco perché non ha nulla da dire alle nuove generazioni. Esse non hanno più guide spirituali; si scoprono sempre più masse informi prive di individualità, esseri nel mare magnum dell’essere, senza prospettive, senza valori, senza speranza che non sia quella di alzarsi il giorno dopo con un i-phon di nuova generazione.
Francesco, come già gli altri della compagnia, ha messo da parte i valori naturali e spirituali che hanno caratterizzato diecimila anni di storia. La dimensione spirituale non conta più, ogni differenziazione è bandita, perfino il genere degli uomini è contestato: si può essere maschi o femmine quanto si vuole, ci si sposa maschi con maschi e femmine con femmine, si prende in affitto l’utero di una buona donna (senza ironia!) et voila il pupo è fatto. Non importa di chi è figlio. Non è importante conoscere i genitori. Sono tutti uguali, l’uno vale l’altro; e via pure il nome di papà e di mamma. Genitore uno e genitore due. Una volta si era figli di mamma, per sottolineare l’aspetto umano della persona; o figli di puttana, per sottolinearne la scaltrezza. Oggi si è figli e basta; anzi, prodotti di laboratorio, orologi, macchine, elettrodomestici: pupo-robot.

A pensarci bene, sembrano tutti davvero dei robot, ognuno impostato in un certo modo per un certo fine. Napolitano è chiuso nel mondo della politica ed altro non vede fuori di sé. Scalfari è pago del suo essere dubbioso: fuori dal dubbio non c’è nulla. Fo si compiace della sua dotta comicità e d’altro non si preoccupa: fuori dal suo palcoscenico non c’è nulla. E Pannella? Anche lui, soprattutto lui. Il suo impegno era di portare i diritti civili a tutti, anche agli incivili, a quegli elementi che dei diritti civili si servono per meglio nuocere alla società: fuori dai diritti civili per Pannella non c’era nulla. Tutti uomini eccellenti, ma ad una dimensione, quella narcisistica. A tutti questi amici e sodali Francesco si è ben guardato dal dire: amici miei, fuori dagli stagni dove vi compiacete specchiandovi c’è un piccolo particolare, che lo crediate o meno, c’è Dio. Ma Francesco…   

Nessun commento:

Posta un commento