Troppo presto i ministri di Renzi
erano stati salutati come “santi”. Oh quante belle figlie, madame Dorée! Quante
belle donne nel suo harem di governo! Belle e pure, politicamente s’intende. La
Boschi, la Madia, la Guidi, tutte “sante subito”. E quanti superonesti, da
raccomandare alla santificazione. Invece, è bastato solo un po’ di tempo,
niente in confronto ai lunghi periodi di potere democristiani e socialisti, e
già sono caduti come gli dei wagneriani del Wahalla.
Resiste il loro padreterno, Renzi. Ma sente il fiato sul
collo: il governo è sotto attacco mediatico! Ha ragione. Ogni occasione è buona
per tirare giù i suoi “santi” dagli altari, a farli ritornare scarabei.
Il referendum del 17 aprile, per
esempio. Come per la gran parte dei referendum italiani, anche questo per le
trivelle – così diciamo per esemplificare – si è connotato di valenze
improprie, decisamente politiche, specificamente contro Renzi. Il 17 aprile si
voterà pro o contro di lui. Le trivelle non c’entrano assolutamente. E Renzi
rischia. Quanto più ci avviciniamo alla data del referendum tanto più monta la
campagna contro il suo governo.
Si capisce, allora, perché Renzi,
che sarà un bullo, un egocentrico, un arrogante e chi più ne ha più ne metta,
ma non è un fesso, invita i cittadini elettori a non recarsi a votare per non
far raggiungere il quorum (50 % più uno degli aventi diritto), che sarebbe un
successo dei suoi avversari. Parte avvantaggiato, da quel 30-35 % di elettori
che solitamente non va a votare.
Pare, questa, una cosa bella?
Nient’affatto, è vergognosa e intollerabile.
Non si può far finta di nulla né
prendere tutto con noncuranza, tanto, sempre così è stato e sempre così sarà!
La politica in Italia è una giostra di furbastri di tutte le risme; chi vince
la giostra è perché è più furbo degli altri, i quali non possono davvero
vantare virtù francescane. Sarebbe come se i tredici cavalieri francesi
sconfitti alla disfida di Barletta dicessero che i cavalieri italiani avevano vinto
perché erano armati di tutto punto. E loro, pensavano di andare a pasquetta?
Se pure ci sono dei promessi
onesti, si tratta di futuri disonesti, facendo a ritroso il percorso di
bellezza e di crescita che fa la farfalla, che prima di essere tale è un
immondo verme. Vedete i pentastellati? Ebbene, sono dei pentamatricolati!
Aspettate e vedrete. Anzi, già si è incominciato a vederne più di una in casa
di questi duri e puri. Quarto non si scorda facilmente e non solo per lo
scoglio che ha quel nome e dal quale partirono i Mille, Quarto in provincia di
Napoli, comune amministrato da loro.
In questi ultimi mesi sono
accadute cose molto gravi, che non possono essere definite neppure da prima
repubblica. Qui siamo in pieno bordello, non primo e non ultimo. La Ministra dello
sviluppo economico, Federica Guidi, che convive [conviveva] con un
bell’imbusto, che fa il faccendiere, è stata intercettata e denudata dei suoi
veli di pudicizia. Ha detto, per esempio, che il suo ganzo la usava, che la
trattava come una sguattera del Guatemala, che contava sulla Boschi per fare
quanto era nei di lui desideri, che nel governo c’erano quelli del quartierino
che non sempre le consentivano di fare quello che voleva e via di questo passo.
Prima, per sapere le cose delle
donne, bisognava guardare sotto le lenzuola, oggi basta sentirle al telefono.
Miracoli del progresso. Dico io: ma non lo sapevi che ti stavano intercettando?
Allora sei proprio una capra! Altro che sguattera, capra! capra! capra! (copyright
di Vittorio Sgarbi). Ci sarebbe da dare ragione al ganzo.
Però, grazie a lei, si sono
sapute molte cose sul petrolio della Basilicata e sugli affari che fanno le
compagnie petrolifere, nel nostro caso la francese Total.
Basta così? Ora si viene a sapere
che un carabiniere, che aveva il compito di seguire alcuni personaggi del
malaffare calabrese, diciamo pure della ndrangheta, ha la foto di un suo
attenzionato in compagnia del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano
Delrio, ai tempi di quando questi era sindaco di Reggio Emilia e incontrò
alcuni soggetti di Cutro, in provincia di Crotone. Quoque tu, Delrio? Eppure, sembravi un asceta, il più santo di
tutti! Qui non è grave il fatto che Delrio figuri in foto con gente di
malaffare, che probabilmente lui neppure conosceva – chi fa politica ne
incontra di gente! – è grave che basta questo per scatenare il putiferio e
mettere tutti nella stessa tramoggia. Delrio colpevole o innocente? Non è
importante saperlo, è già decisivo chiederselo. Alcuni pentiti di mafia dicono
di aver votato per lui e lo collegano agli affari del petrolio. Ancora una
volta i mafiosi riescono a ritagliarsi uno spazio nelle vicende politiche.
A condire l’insalata italiana è
giunto inaspettato l’aceto di Panama Papers. Qui è autentica baraonda. Tutti a
mentire e smentire, tutti poi a semi-ammettere, infine ad ammettere e a
sostenere che non c’è reato fino a quando non si scopre che hanno evaso il
fisco. E quando si scoprirà, che faranno i Panama Papers? Lasceranno i soldi o
la carica? Non lasceranno niente, probabilmente. Nel frattempo qualche gruppo
musicale si sarà impossessato di quel titolo niente male “Panama Papers”.
Minchia, che musica!
In questo proliferare di porcherie a Bruno Vespa viene l’idea di
invitare a “Porta a Porta” il figlio di Totò Rijna. E’ impazzito?
Nient’affatto. In un paese in cui non si contano gli scandali né
diacronicamente né sincronicamente, il figlio del “capo dei capi” ha ben
diritto di dire la sua. Gli
altri sono più presentabili di lui? Vespa fa il suo mestiere e chissà che in
questo modo non voglia dire: la finite o non la finite di dare scandalo o in
che cosa allora pensate di distinguervi da questo giovinotto? Meditate, gente,
meditate!
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