domenica 17 aprile 2016

Casaleggio, il dittatore mancato


Chi muore è sempre il migliore di casa. Così per Gianroberto Casaleggio, taciturno e tenebroso fondatore della “rete”. E’, questa, un’invenzione che si basa sulla comunicazione elettronica in tutte le sue applicazioni, e tiene insieme persone che non si conoscono fisicamente ma che possono conoscersi attraverso il web e concorrere a creare un movimento politico autenticamente democratico e diretto, che decide in tempo reale sulle scelte.
Il primo, in Italia, ad introdurre nel lessico politico italiano la parola “rete” fu Leoluca Orlando, il quale nel 1991, uscito dalla Democrazia Cristiana, che, nonostante i di lui 70.000 voti di preferenza alle elezioni del 1990, non volle sindaco di Palermo, fondò “La Rete – Movimento per la Democrazia”. Durò una decina di anni. Nel 2000 Orlando rientrò all’ovile, ovvero a quanto restava della Dc diventata “Margherita”. La “Rete” finì poi come tanti altri soggetti politici seguiti alle sventure della partitocrazia.
Certo, non si può paragonare la “rete” di Leoluca Orlando alla “rete” di Gianroberto Casaleggio; sono cose profondamente diverse, se non altro per la fisicità e la trasparenza dell’una e per la virtualità e opacità dell’altra. La “rete” di Orlando era un movimento tradizionale, fatto di sezioni, di comizi, di incontri, di comunicazione telefonica e cartacea, di propaganda, finalizzata alla rappresentanza nelle istituzioni attraverso le elezioni. La “rete” di Casaleggio è fondata sul web, per consultarsi direttamente e in tempo reale su alcune specifiche scelte di politica, di candidature, di provvedimenti, anche disciplinari, come si è visto in questi ultimi anni, dopo le elezioni del 2013. E, a quanto pare, per spiare e tenere sotto controllo le persone che ne fanno parte. Per certi aspetti ha il profilo di una loggia massonica, di un partito "segreto", che non ha i caratteri del partito tradizionale, strutturato in sezioni sul territorio, organi di stampa, finanziamenti e quanto altro conosciamo dei partiti.
Infatti, salvo che l’acqua invece di precipitare per il pendio non vada in salita – ormai può accadere anche questo in Italia – pare che nel movimento di Casaleggio, che è poi di Grillo, che è poi il Movimento 5 Stelle, di democratico non si capisce che cosa ci sia. La “rete” non può essere ascritta ad un fine, ma è un mezzo per fare politica. La scienza politica non può definirla diversamente. Come mezzo, perciò, va analizzata e studiata.
Prima, se si voleva sapere l’opinione di una persona la chiamavi al telefono o le scrivevi una lettera e lo sapevi; con la rete puoi sapere che cosa pensano un numero infinito di persone collegandosi appunto alla “rete”. E’ un mezzo sicuramente molto importante e di portata rivoluzionaria. Lo abbiamo visto e lo vediamo continuamente quando migliaia e migliaia di persone si riuniscono in un dato luogo e in un dato momento per manifestare pro o contro. Insomma, per farla breve, i sanculotti e le loro donne col passa parola e col baccano trovarono il modo per riunirsi e dare l’assalto alla Bastiglia. Con la “rete” sarebbe stato loro più silenzioso e più celere; ma il fine non sarebbe cambiato.
La democrazia, in quanto politica, in quanto confronto e concorso, in quanto discussione, non può fare a meno degli altri soggetti che la pensano in maniera diversa e che hanno il diritto di partecipare agli eventi. L’utopia di Casaleggio era di creare entro la prima metà del 2000 una società senza partiti e senza giornali; una società in cui tutto il potere sarebbe confluito nei titolari o manipolatori della “rete”.
Sarà che sono vecchio di anni e di idee, ma in un progetto del genere non si vede democrazia, si vede anzi il suo esatto opposto. La “rete” appare un mondo di elfi, di esseri che vivono “sottoterra”, nascosti. Rodono e scavano, scavano e rodono. Finora hanno sempre attaccato, forti del non poter essere attaccati a loro volta, in quanto privi di una base ideologica e politica. Di recente, dove governano, hanno dimostrato inefficienza e ingenuità. Ma ancora sono delle promesse, anzi delle scommesse. Finora si sono mostrati un miscuglio di fascisti, di comunisti, di sessantottini, di verdi, di ambientalisti, senza neppure saperlo. Su molti problemi hanno cambiato posizione. Soffrono avere compagni di strada; preferiscono stare soli, nel bene e nel male. Puntano a conquistare tutto il potere, non si sa per fare cosa, dato che per fare giustizia bastano carabinieri e giudici.
Il vero problema del 2000, come secolo XXI, è proprio quello di trovare il modo di utilizzare la “rete” in maniera democratica sottraendola ai grandi guru e manipolatori. Essa, infatti, è diventata ormai un formidabile strumento di lotta politica fuori controllo delle istituzioni; qualcosa che la Costituzione non poteva davvero prevedere nel 1946-47. Ciò vale per tutti i popoli della terra. Se non si troverà il modo di utilizzare in maniera corretta e concorsuale la “rete” essi finiranno per cadere nelle dittature più grigie e gravi, indipendentemente da come si presentino all’esterno.
A vederlo il Casaleggio dava l’impressione di un personaggio uscito da un racconto gotico. Dicono che parlava poco e che rideva di meno. Shakespeare avrebbe detto di lui quel che Cesare, nel suo omonimo dramma, disse di Cassio: “Quel Cassio è macilento, ha uno sguardo famelico; pensa troppo; siffatti uomini sono pericolosi”.
La sua scomparsa dispiace, sicuramente lascia un vuoto, soprattutto nell’organizzazione della sua azienda e del suo movimento, una nuova edizione di privato e pubblico in commistione.
Anche questo dato sconcerta. Dopo vent’anni di prediche contro Berlusconi, che ha utilizzato le sue aziende per fare politica, e la politica per incrementare e arricchire le sue aziende, nulla si è detto finora e nulla si dice di un’azienda, quella di "Casaleggio Associati" posta al servizio della sua politica.
La sua morte probabilmente produrrà degli effetti sull’azienda. Dovrebbe, però, per il bene della politica crearne sul Movimento. Che ancora oggi si presenta in tutta la sua fluidità, come qualcosa di inconsistente, oleoso, liquido. Non si sa chi è il leader, non si sa verso quale politica stia andando o andrà. Dimostrazione plastica di quanto impolitico e direi antipolitico sia il Movimento. Se le leggi della politica non sono sovvertite, se l’acqua continua ad andare verso il pendio come è sempre andata, il Movimento finirà per dissolversi, come nuvola dopo aver scaricato sulla terra in forma di pioggia il suo contenuto acquoso, sperando che non sia acido.  

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