All’esordio del movimento
politico di Beppe Grillo, poi chiamato “5 Stelle”, non pochi ex camerati si
dissero interessati e poi via via entusiasti. Vi aderirono e lo votarono, scottati
dall’esito infelice delle esperienze amministrative e politiche di tanti ex
missini ed ex aennisti. Fini, Alemanno, Polverini; e dopo, tanti altri
avrebbero trasformato la delusione dei “fu fascisti” in disgusto. Certo, le
esibizioni sguaiate di Grillo, miste ad analisi politiche improbabili e a
prospettive robespierriane, nulla avevano a che fare con la forbita, sottile,
ironica oratoria di Almirante o dei tanti esponenti missini, che avevano
estasiato l’uditorio non soltanto missino per decenni e fatto crescere una
classe dirigente che, se non prometteva grandi cose, coltivava grandi ideali.
Che nel Msi ci fossero anche frange
di soggetti anarcoidi, geneticamente scontenti, disadattati e disadattabili, era
risaputo; elementi nati per essere contro, sempre e comunque in nome di un’entità
politica estinta e non più proponibile. Per capire i grillini di provenienza
missina, viene di collocarli in quella tipologia di riottosi utopisti.
Al Movimento 5 Stelle hanno
aderito poi con crescente entusiasmo tantissimi giovani, apparentemente perbene,
come dire, di primo pelo, cioè senza trascorsi politici. Qualcuno, gratta
gratta, è figlio di fascisti dichiarati, come Alessandro Di Battista, a cui
ancora gli avversari rimproverano “tanto” padre.
Dico “apparentemente” perbene a
propositi di questi giovani perché in concreto non esistono, sembrano soggetti virtuali,
che appaiono in televisione, comunicano coi social, decidono con la rete; ma in
buona sostanza non li incontri in nessun luogo fisico per poterli conoscere
nella loro dimensione umana. Non hanno un’ideologia, non vengono da una scuola
politica o di pensiero, non hanno una storia e culturalmente sono molto
lacunosi e approssimativi, vagamente democratici. A sentirli sui tanti problemi
che insorgono, sembrano sicuri; in realtà sono contraddittori quando non
banali. Aspettano i pronunciamenti dei loro capi, che non brillano certamente
per profonde vedute politiche.
Nessuno sa qual è la posizione
del Movimento in politica estera, in politica interna, in politica economica,
in politica scolastica; sanno dire episodicamente la loro, ora su questo ora su
quel problema, sempre in corta polemica con qualcuno. Politicamente sono degli
Ufo. Non sono identificabili come appartenenti ad un progetto di famiglia, di
società, di Stato, di mondo. La loro forza elettorale sta nel “garantire” ciò
che in quel momento piace di più ai più e soprattutto nell’essere contro l’odiata
casta.
Ora, ragioniamo! In Italia ne
abbiamo visti di angeli che con spade infuocate per anni hanno minacciato la
“mala striscia” finire poi per fornicare appena passati dall’altra parte, come
e peggio degli altri! I socialisti, che dal 1892 si proponevano come i
giustizieri dei potenti che vessavano i poveri e i lavoratori, celebrarono il
loro primo e ultimo centenario (1992) con Mario Chiesa in quel di Milano e col
povero Craxi morto in latitanza. Il giustiziere di Mani Pulite, Antonio Di
Pietro, il fondatore dell’Italia dei Valori, non ha mai convinto quando ha
cercato di giustificarsi e respingere le accuse di “arrobbamenti”, che
regolarmente gli sono piovute addosso. Bossi, che lanciava fulmini e saette su
“Roma ladrona”, ha fatto una fine miseranda, e con lui la Lega, che ha dovuto
ridursi a più miti consigli. E i missini? C’è da vergognarsi per le porcate che
hanno combinato appena messo piede “là dove si pote ciò che si vuole”. E dire che
erano tutti contro la casta e sembravano sinceri e animati da propositi duri e
puri! La minacciavano ventiquattro ore su ventiquattro con proclami di fuoco.
Con l’aggravante che avevano un dna politico di tutto rispetto, un codice
ideologico ed etico importante.
E i grillini? Quale è la loro
posta? La più attendibile è la rinuncia ad una quota di stipendio di
parlamentare o di carica amministrativa. Una rinuncia che non vale nulla, che è
come la rugiada quando ha da riempire una cisterna. E comunque l’iniziativa ha
ben più nobili precedenti.
Prima che venisse approvato il finanziamento
pubblico dei partiti (gennaio 1974) erano i parlamentari che coi loro soldi
facevano politica, aprivano le sezioni e in collaborazione con gli iscritti
provvedevano a quanto occorreva. Naturalmente i partiti di governo (Dc, Psi,
Psdi, Pri) i soldi se li procacciavano con le tangenti e le dazioni varie che
tutti avremmo poi conosciuto con Tangentopoli. Ma c’erano quelli che dal potere
erano lontanissimi, come i missini, che il partito a tutti i livelli lo
mantenevano spesso di tasca propria, di fatto rinunciando, in tutto o in parte,
all’indennità parlamentare. I grillini non hanno inventato niente e farebbero
bene a documentarsi.
Si dice ancora che sono tutti
d’un pezzo e che cacciano via gli “infedeli” appena si accorgono dell’infedeltà.
Finora ne hanno espulsi una quarantina, causa apparente il non aver lasciato al
partito la quota parte di rinuncia; causa vera il non essere sempre in linea
con le direttive cangianti del duo isterico Grillo-Casaleggio.
E’ probabile, anche per il vuoto
politico che c’è alla sinistra del Pd renziano e alla destra dello schieramento
politico nazionale, che il Movimento continui lungo il suo cammino di
avvicinamento al potere politico. In alcuni comuni, anche importanti, è giunto a
ricoprire cariche amministrative di alto livello e non pare sempre con esiti
convincenti.
Chi legge la politica con criteri
naturalistici, come suggeriva Machiavelli, sa che prima o poi conquisterà il
potere, probabilmente in cogestione. Risulta difficile pensare che l’albero non
dia prima o poi i suoi frutti. Ma saranno quelli sperati? Non si tratta di fare
i gufi, come Renzi dice ad ogni pie’ sospinto; ma di non fare la figura degli
allocchi, tanto per restare in famiglia.
Il Movimento 5 Stelle al momento
è più una delusione annunciata che una speranza veramente sentita. Se poi si
tratta di accontentarsi di vedere l’odiata casta in castigo, è un altro
discorso. Ma, anche qui, bisogna stare attenti: la casta ha dimostrato di
essere come l’Idra di Lerna, che neppure Ercole riuscì ad uccidere da solo ed
ebbe bisogno del nipote Jolao, che fuor di metafora vuol dire forze e risorse
assai più ampie e importanti. Staremo a vedere, sempre pronti a correggerci.
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