domenica 3 gennaio 2016

Movimento 5 Stelle, eccetera eccetera


All’esordio del movimento politico di Beppe Grillo, poi chiamato “5 Stelle”, non pochi ex camerati si dissero interessati e poi via via entusiasti. Vi aderirono e lo votarono, scottati dall’esito infelice delle esperienze amministrative e politiche di tanti ex missini ed ex aennisti. Fini, Alemanno, Polverini; e dopo, tanti altri avrebbero trasformato la delusione dei “fu fascisti” in disgusto. Certo, le esibizioni sguaiate di Grillo, miste ad analisi politiche improbabili e a prospettive robespierriane, nulla avevano a che fare con la forbita, sottile, ironica oratoria di Almirante o dei tanti esponenti missini, che avevano estasiato l’uditorio non soltanto missino per decenni e fatto crescere una classe dirigente che, se non prometteva grandi cose, coltivava grandi ideali.
Che nel Msi ci fossero anche frange di soggetti anarcoidi, geneticamente scontenti, disadattati e disadattabili, era risaputo; elementi nati per essere contro, sempre e comunque in nome di un’entità politica estinta e non più proponibile. Per capire i grillini di provenienza missina, viene di collocarli in quella tipologia di riottosi utopisti.
Al Movimento 5 Stelle hanno aderito poi con crescente entusiasmo tantissimi giovani, apparentemente perbene, come dire, di primo pelo, cioè senza trascorsi politici. Qualcuno, gratta gratta, è figlio di fascisti dichiarati, come Alessandro Di Battista, a cui ancora gli avversari rimproverano “tanto” padre.  
Dico “apparentemente” perbene a propositi di questi giovani perché in concreto non esistono, sembrano soggetti virtuali, che appaiono in televisione, comunicano coi social, decidono con la rete; ma in buona sostanza non li incontri in nessun luogo fisico per poterli conoscere nella loro dimensione umana. Non hanno un’ideologia, non vengono da una scuola politica o di pensiero, non hanno una storia e culturalmente sono molto lacunosi e approssimativi, vagamente democratici. A sentirli sui tanti problemi che insorgono, sembrano sicuri; in realtà sono contraddittori quando non banali. Aspettano i pronunciamenti dei loro capi, che non brillano certamente per profonde vedute politiche.
Nessuno sa qual è la posizione del Movimento in politica estera, in politica interna, in politica economica, in politica scolastica; sanno dire episodicamente la loro, ora su questo ora su quel problema, sempre in corta polemica con qualcuno. Politicamente sono degli Ufo. Non sono identificabili come appartenenti ad un progetto di famiglia, di società, di Stato, di mondo. La loro forza elettorale sta nel “garantire” ciò che in quel momento piace di più ai più e soprattutto nell’essere contro l’odiata casta.
Ora, ragioniamo! In Italia ne abbiamo visti di angeli che con spade infuocate per anni hanno minacciato la “mala striscia” finire poi per fornicare appena passati dall’altra parte, come e peggio degli altri! I socialisti, che dal 1892 si proponevano come i giustizieri dei potenti che vessavano i poveri e i lavoratori, celebrarono il loro primo e ultimo centenario (1992) con Mario Chiesa in quel di Milano e col povero Craxi morto in latitanza. Il giustiziere di Mani Pulite, Antonio Di Pietro, il fondatore dell’Italia dei Valori, non ha mai convinto quando ha cercato di giustificarsi e respingere le accuse di “arrobbamenti”, che regolarmente gli sono piovute addosso. Bossi, che lanciava fulmini e saette su “Roma ladrona”, ha fatto una fine miseranda, e con lui la Lega, che ha dovuto ridursi a più miti consigli. E i missini? C’è da vergognarsi per le porcate che hanno combinato appena messo piede “là dove si pote ciò che si vuole”. E dire che erano tutti contro la casta e sembravano sinceri e animati da propositi duri e puri! La minacciavano ventiquattro ore su ventiquattro con proclami di fuoco. Con l’aggravante che avevano un dna politico di tutto rispetto, un codice ideologico ed etico importante.   
E i grillini? Quale è la loro posta? La più attendibile è la rinuncia ad una quota di stipendio di parlamentare o di carica amministrativa. Una rinuncia che non vale nulla, che è come la rugiada quando ha da riempire una cisterna. E comunque l’iniziativa ha ben più nobili precedenti.
Prima che venisse approvato il finanziamento pubblico dei partiti (gennaio 1974) erano i parlamentari che coi loro soldi facevano politica, aprivano le sezioni e in collaborazione con gli iscritti provvedevano a quanto occorreva. Naturalmente i partiti di governo (Dc, Psi, Psdi, Pri) i soldi se li procacciavano con le tangenti e le dazioni varie che tutti avremmo poi conosciuto con Tangentopoli. Ma c’erano quelli che dal potere erano lontanissimi, come i missini, che il partito a tutti i livelli lo mantenevano spesso di tasca propria, di fatto rinunciando, in tutto o in parte, all’indennità parlamentare. I grillini non hanno inventato niente e farebbero bene a documentarsi.
Si dice ancora che sono tutti d’un pezzo e che cacciano via gli “infedeli” appena si accorgono dell’infedeltà. Finora ne hanno espulsi una quarantina, causa apparente il non aver lasciato al partito la quota parte di rinuncia; causa vera il non essere sempre in linea con le direttive cangianti del duo isterico Grillo-Casaleggio.
E’ probabile, anche per il vuoto politico che c’è alla sinistra del Pd renziano e alla destra dello schieramento politico nazionale, che il Movimento continui lungo il suo cammino di avvicinamento al potere politico. In alcuni comuni, anche importanti, è giunto a ricoprire cariche amministrative di alto livello e non pare sempre con esiti convincenti.
Chi legge la politica con criteri naturalistici, come suggeriva Machiavelli, sa che prima o poi conquisterà il potere, probabilmente in cogestione. Risulta difficile pensare che l’albero non dia prima o poi i suoi frutti. Ma saranno quelli sperati? Non si tratta di fare i gufi, come Renzi dice ad ogni pie’ sospinto; ma di non fare la figura degli allocchi, tanto per restare in famiglia.

Il Movimento 5 Stelle al momento è più una delusione annunciata che una speranza veramente sentita. Se poi si tratta di accontentarsi di vedere l’odiata casta in castigo, è un altro discorso. Ma, anche qui, bisogna stare attenti: la casta ha dimostrato di essere come l’Idra di Lerna, che neppure Ercole riuscì ad uccidere da solo ed ebbe bisogno del nipote Jolao, che fuor di metafora vuol dire forze e risorse assai più ampie e importanti. Staremo a vedere, sempre pronti a correggerci.    

1 commento:

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