domenica 25 ottobre 2015

Unioni civili, disgregazione sociale


I partiti – si fa per dire, dato che non hanno niente che li degni di questo nome – sono orientati a lasciare libertà di coscienza ai loro senatori e ai loro deputati per quanto riguarda l’ipotesi di adottare bambini da parte delle coppie gay nella legge che si sta discutendo in Parlamento sulle Unioni civili.
Ora, dico io, non c’è da pestarsi la coglia coi piedi per le risate? Ma di che coscienza parlano queste limacce, che tutt’al più sono capaci di qualche scia di bava? Vorrebbero dare ad intendere che hanno una coscienza! Queste anime vendute, che, per non staccare il loro schifosissimo culo dalla poltrona di parlamentari, stanno svilendo i connotati culturali e civili di tutto un popolo, peraltro ridotto al silenzio, parlano di coscienza! Un vecchio adagio delle mie parti diceva: cuscienzia e turnisi no sse sape ci l’ha (coscienza e quattrini non si sa chi ce l’abbia). Vada per i quattrini che oggi si sa benissimo chi li ha e chi non li ha, ma la coscienza! Da dove si vede se uno ce l’ha o non ce l’ha,  se ce l’ha pulita o se ce l’ha sporca, se non dai suoi comportamenti, dalle sue azioni, dalle sue opere? Via, Diogene non andrebbe da quelle parti neppure a cercare funghi!
Mettiamo pure che la coscienza ce l’abbiano, anzi che ne abbiano più di una, non viene loro il sospetto che proprio perché si deve decidere su certe delicatissime questioni dovrebbero essere tutti gli individui ad esprimersi? O pensano che solo loro hanno una coscienza o che la loro valga più di quella di tutti gli altri cittadini messi assieme?
L’ennesima beffa agli italiani da parte di questi loro malrappresentanti pone un problema non più differibile, quello del referendum propositivo. Di fronte a questioni che investono la coscienza e che in prospettiva potrebbero stravolgere la società e trasformarla in qualcosa di profondamente diverso, è necessario che tutti i cittadini esprimano il loro pensiero. Ecco, in questo caso gli italiani, pronunciandosi, darebbero ai loro legislatori indicazioni precise sul da farsi. Se si invoca il voto di coscienza, perché deve valere solo per i 630 fottuti deputati e  per i 315 fottutissimi senatori? Se veramente avessero una coscienza degna di questo nome quei signori direbbero: è giusto e necessario che della questione si occupi il popolo italiano direttamente.
Pretendere di introdurre cambiamenti che stravolgono la civiltà millenaria di un popolo con la presunta coscienza di meno di mille persone, è mostruoso non solo per un democratico, ma per qualsiasi persona con un minimo di passione civile.
Nel merito. Introdurre in Italia istituzioni sociali diverse dalla tradizionale famiglia vuol dire che di qui ad un paio di generazioni ci sarà lo stravolgimento completo della società. A quel punto la società stravolta potrebbe presentare dei guasti ancora più gravi di quelli che si era voluto evitare o riparare col nuovo modello. E’ certo, infatti, che ogni modello sociale prima o poi va incontro alla degenerazione, che il più delle volte non si conosce al momento della sua introduzione. Conosciamo i guasti delle cose reali; non conosciamo i guasti che potrebbero derivare dalle ipotetiche; per quelli bisogna aspettare che diventino realtà.
Siamo in un’epoca in cui l’individuo conta più dell’insieme, anzi conta soltanto lui se per riconoscergli qualche diritto si è disposti a bruciare l’insieme. Seguendo il trend dell’individualismo assoluto di massa, ovvero di sinistra, rovesciato rispetto a quello elitario di destra, si costruisce una società marmellata, in cui bianchi e neri, cristiani e musulmani, eterosessuali e omosessuali stanno insieme senza ordine alcuno, né naturale né legale. Sarebbe la foresta, dalla quale ripartire per ricostruire l’ordine perduto.
L’individualismo assoluto comporta la pretesa del soddisfacimento di ogni desiderio individuale rivendicato come diritto. Ma la natura a questa gente non ha insegnato nulla? Non ha insegnato che ogni individuo ha dei limiti e che perciò si deve porre delle rinunce, così come accade a chi fisicamente è impedito dal fare o dall’essere ciò che vorrebbe fare o vorrebbe essere? Non vorrebbe forse un piedistorti fare i cento metri piani in dieci secondi pure lui? E non vorrebbe forse un brutto deforme conquistare pure lui una bella donna? E’ forse possibile soddisfare ope legis siffatti desideri solo facendoli passare per diritti?
Gli omosessuali non sanno accettarsi in quanto tali e, sapendo di non potere o non voler procreare, sapendo che un bambino ha bisogno di avere un padre e una madre, non accettano la loro condizione e vogliono imporre violenze innaturali, a dispetto della stragrande maggioranza degli altri esseri umani. E tutto questo lo rivendicano come un loro diritto.

Non è questione di entità singole, slegate, di monadi; gli uomini o stanno insieme nell’ordine e nella legge o sono bestie. Non si può dire: ma a te, che importa se gli omosessuali creano delle famiglie diverse dalle tradizionali e adottano dei bambini? L’importante che tu possa fare quello che piace a te; lascia che anche gli altri facciano quello che piace a loro. Obiezione stupida, perché da che mondo è mondo, non c’è nulla nella società che riguardi un individuo che non coinvolga nello stesso tempo o in un tempo differito anche gli altri. Battersi per costruire un modello sociale o per conservarlo è un diritto – questo sì che è un diritto – che non si può negare a nessuno. Ri-obiezione: e allora perché neghi agli omosessuali di battersi per costruire il loro modello sociale? Obiezione accolta. Risposta: non si nega agli omosessuali di battersi per un loro modello sociale, si vuole impedire ad una classe politica di sbandati, di incapaci e di asserviti alla dittatura del monopensiero europeista, di far loro il regalo di omologarli nel nome del dio consumo e del suo profeta denaro, con ciò condannando al disordine e alla rovina l’intero impianto di civiltà.  

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