Si corre verso il compimento del
secondo anno del governo Renzi mentre si allontanano sempre più ipotesi di
alternative. Non ce ne sono all’esterno della maggioranza. Non ce ne sono
all’interno. Renzi perciò è destinato ad apparire, suo malgrado, come il capo
di una dittatura, morbida come un peluche;
un peluche, però, che morde e graffia.
Tale è infatti quel governo che, creatosi quasi per spontanea situazione –
verrebbe di dire per opera e virtù dello spirito santo – è senza alternative e
perciò non è sollecitato o contrastato da una vera opposizione. E’ dall’autunno
del 2011 che in Italia si governa per “improrogabile necessità”, sotto la minaccia
di nemici invisibili, con esecutivi nati sotto il cavolo della provvidenza.
E’ un dato di fatto di fronte al
quale c’è poco da obiettare. Se sia un bene o se sia un male è un altro
discorso. I devoti della democrazia e del liberalismo più onesti bofonchiano,
allargano le braccia, a corto come sono di argomentazioni. Come a dire: aspettiamo
tempi migliori o…peggiori. I più disonesti non si differenziano minimamente dai
soliti arroganti e prepotenti e avvertono: non vi rendete conto ancora di chi
ha vinto. Così si è espresso Michele Anzaldi, il renziano membro di commissione
di vigilanza Rai contro i responsabili di RaiTre.
Fatta questa premessa, pare
esagerato che il governo ricorra a tante sistematiche bugie per giustificare i
suoi provvedimenti necessari ma sgraditi. Potrebbe dire, chiaro e tondo,
signori siamo dei ricchi impoveriti ovvero dei morti di fame o, come diciamo
noi pugliesi, son finite le fave di Barletta, perciò facciamocene una ragione.
Nessun avversario potrebbe avvantaggiarsi di tanta sincerità. Invece assistiamo
alle bugie tese a far passare dei tagli, brutali e regressivi del benessere
raggiunto dal nostro stato sociale, come lotta agli sprechi, come
amministrazione virtuosa; ad accettare la fame come scelta di dieta salutare. Cose
che ricordano i mussoliniani “fagioli carne dei poveri”, dopo le sanzioni
economiche.
Di sprechi parlano quando dicono
ai medici: guai a voi se prescrivete analisi e accertamenti diagnostici non
giustificati dall’esito sospettato; pagherete di tasca vostra. Ma come? Un
medico deve pure sperare che l’esame clinico prescritto ad un paziente per
sospetta malattia dia l’esito temuto altrimenti deve risponderne di persona? Ma
si deve proprio essere scemi per ipotizzare simili scenari da film comici in un
settore della società tra i più delicati e drammatici!
Di sprechi parlano quando
chiudono tanti tribunali. Sprechi, ma di che parlano, se praticamente non ci
sono gli spazi fisici nei pochi tribunali rimasti per l’esercizio della
giustizia? Qui è da ottusi non capire che non si può mettere in un solo
contenitore una quantità di cose assai maggiore di quante ne possa contenere;
anche a non voler tenere conto di ogni altro aspetto.
Di sprechi parlano quando
sopprimono tratte ferroviarie e non fanno arrivare i treni fino a raggiungere
la città capoluogo di provincia, come nel caso dell’alta velocità istituita fino
a Bari e non oltre, come se dopo ci fosse il nulla. Lo stato sociale è quello
che garantisce a tutti i suoi cittadini gli stessi diritti, lo stesso grado di
benessere, prendendo a chi ha di più e dando a chi ha di meno. Come si può
escludere da un beneficio o dallo sviluppo del Paese l’intero Salento, olim Terra d’Otranto?
Di sprechi parlano quando sopprimono
le provincie e con esse tutti i servizi annessi, compresi biblioteche e musei.
Le provincie erano uno spreco? Francamente nessuno se n’era accorto, mentre
tutti ci siamo accorti dei miliardi e miliardi sottratti allo Stato e dunque al
Paese da politici corrotti, burocrati
rapaci, imprenditori scorretti, professionisti imbroglioni, artigiani e
commercianti evasori fiscali e cittadini disonesti e falsi invalidi.
Di sprechi parlano quando
riducono a giorni alterni la distribuzione della corrispondenza cartacea,
facendo passare i postini un giorno sì e uno no, una settimana i giorni pari e
quella successiva i giorni dispari.
Sentiamo sulla nostra pelle che
non si tratta di sprechi, ma di riduzione di diritti e di benefici che
sembravano irreversibili. Sanità, giustizia, cultura, trasporto, comunicazione
sono i settori più bersagliati da un governo che vuole far passare una pesante
condanna per una libera ed oculata scelta.
La propaganda, che evidentemente
deve essere un vizio compulsivo dei politici se non riescono a farne a meno, bombarda
il paese di immagini rassicuranti, di successi inesistenti, d’immaginate
riprese, di ostacoli superati, di fulgide prospettive, d’improbabile leadership
dell’Italia in Europa, di…magnifiche
sorti e progressive. Non è berlusconismo quello di Renzi, ma bisogna
convenire che ne è una parodia. Tra una trovata propagandistica e l’altra,
eccoti la solita patacca del ponte sullo Stretto di Messina, che sembra
funzionare sempre.
Ma sarebbe ingeneroso non considerare l’unica prospettiva rappresentata
dal Movimento 5 Stelle. Senonché questa speranzella tradisce un limite che è
nel suo porsi come assoluta discontinuità con le precedenti amministrazioni e
non sembra tener conto che le difficoltà del nostro Paese vanno ben oltre le
solite condanne del ceto politico. Esso non è un organo malato in un organismo
sano, qualcosa che si può trapiantare come il fegato o un rene in un soggetto
che gode per altri aspetti di ottima salute. Magari fosse così! In questo
proiettarsi come la soluzione di tutti i mali italici il Movimento di Grillo
dimostra di non sapere o fa finta di non sapere che in Italia ci sono stati ben
altri e ben più credibili movimenti politici finiti nel fallimento e nel
disonore. Mi riferisco a quello socialista, naufragato miseramente con Craxi; e
nello stesso modo il Movimento sociale italiano, trascinato nel vortice da
Forza Italia, anch’essa nata per restituire all’Italia salute e dignità dopo
Tangentopoli. Tanto per restare agli esempi a noi più vicini. Il M5S avrebbe
dovuto più modestamente e concretamente dare un contributo di qualità insieme
con quanti si proponevano con gli stessi intenti. Le sparate di Grillo non
hanno colpito i veri mistificatori e imbroglioni ma anzi li hanno favoriti,
liberando il loro cammino. Renzi, il dittatore peluche, è al governo anche per colpa loro.
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