domenica 4 ottobre 2015

Renzi, le bugie e l'alternativa che non c'è


Si corre verso il compimento del secondo anno del governo Renzi mentre si allontanano sempre più ipotesi di alternative. Non ce ne sono all’esterno della maggioranza. Non ce ne sono all’interno. Renzi perciò è destinato ad apparire, suo malgrado, come il capo di una dittatura, morbida come un peluche; un peluche, però, che morde e graffia. Tale è infatti quel governo che, creatosi quasi per spontanea situazione – verrebbe di dire per opera e virtù dello spirito santo – è senza alternative e perciò non è sollecitato o contrastato da una vera opposizione. E’ dall’autunno del 2011 che in Italia si governa per “improrogabile necessità”, sotto la minaccia di nemici invisibili, con esecutivi nati sotto il cavolo della provvidenza.
E’ un dato di fatto di fronte al quale c’è poco da obiettare. Se sia un bene o se sia un male è un altro discorso. I devoti della democrazia e del liberalismo più onesti bofonchiano, allargano le braccia, a corto come sono di argomentazioni. Come a dire: aspettiamo tempi migliori o…peggiori. I più disonesti non si differenziano minimamente dai soliti arroganti e prepotenti e avvertono: non vi rendete conto ancora di chi ha vinto. Così si è espresso Michele Anzaldi, il renziano membro di commissione di vigilanza Rai contro i responsabili di RaiTre.   
Fatta questa premessa, pare esagerato che il governo ricorra a tante sistematiche bugie per giustificare i suoi provvedimenti necessari ma sgraditi. Potrebbe dire, chiaro e tondo, signori siamo dei ricchi impoveriti ovvero dei morti di fame o, come diciamo noi pugliesi, son finite le fave di Barletta, perciò facciamocene una ragione. Nessun avversario potrebbe avvantaggiarsi di tanta sincerità. Invece assistiamo alle bugie tese a far passare dei tagli, brutali e regressivi del benessere raggiunto dal nostro stato sociale, come lotta agli sprechi, come amministrazione virtuosa; ad accettare la fame come scelta di dieta salutare. Cose che ricordano i mussoliniani “fagioli carne dei poveri”, dopo le sanzioni economiche.
Di sprechi parlano quando dicono ai medici: guai a voi se prescrivete analisi e accertamenti diagnostici non giustificati dall’esito sospettato; pagherete di tasca vostra. Ma come? Un medico deve pure sperare che l’esame clinico prescritto ad un paziente per sospetta malattia dia l’esito temuto altrimenti deve risponderne di persona? Ma si deve proprio essere scemi per ipotizzare simili scenari da film comici in un settore della società tra i più delicati e drammatici! 
Di sprechi parlano quando chiudono tanti tribunali. Sprechi, ma di che parlano, se praticamente non ci sono gli spazi fisici nei pochi tribunali rimasti per l’esercizio della giustizia? Qui è da ottusi non capire che non si può mettere in un solo contenitore una quantità di cose assai maggiore di quante ne possa contenere; anche a non voler tenere conto di ogni altro aspetto.  
Di sprechi parlano quando sopprimono tratte ferroviarie e non fanno arrivare i treni fino a raggiungere la città capoluogo di provincia, come nel caso dell’alta velocità istituita fino a Bari e non oltre, come se dopo ci fosse il nulla. Lo stato sociale è quello che garantisce a tutti i suoi cittadini gli stessi diritti, lo stesso grado di benessere, prendendo a chi ha di più e dando a chi ha di meno. Come si può escludere da un beneficio o dallo sviluppo del Paese l’intero Salento, olim Terra d’Otranto?
Di sprechi parlano quando sopprimono le provincie e con esse tutti i servizi annessi, compresi biblioteche e musei. Le provincie erano uno spreco? Francamente nessuno se n’era accorto, mentre tutti ci siamo accorti dei miliardi e miliardi sottratti allo Stato e dunque al Paese da politici corrotti,  burocrati rapaci, imprenditori scorretti, professionisti imbroglioni, artigiani e commercianti evasori fiscali e cittadini disonesti e falsi invalidi.
Di sprechi parlano quando riducono a giorni alterni la distribuzione della corrispondenza cartacea, facendo passare i postini un giorno sì e uno no, una settimana i giorni pari e quella successiva i giorni dispari.
Sentiamo sulla nostra pelle che non si tratta di sprechi, ma di riduzione di diritti e di benefici che sembravano irreversibili. Sanità, giustizia, cultura, trasporto, comunicazione sono i settori più bersagliati da un governo che vuole far passare una pesante condanna per una libera ed oculata scelta.
La propaganda, che evidentemente deve essere un vizio compulsivo dei politici se non riescono a farne a meno, bombarda il paese di immagini rassicuranti, di successi inesistenti, d’immaginate riprese, di ostacoli superati, di fulgide prospettive, d’improbabile leadership dell’Italia in Europa, di…magnifiche sorti e progressive. Non è berlusconismo quello di Renzi, ma bisogna convenire che ne è una parodia. Tra una trovata propagandistica e l’altra, eccoti la solita patacca del ponte sullo Stretto di Messina, che sembra funzionare sempre.
Ma sarebbe ingeneroso non considerare l’unica prospettiva rappresentata dal Movimento 5 Stelle. Senonché questa speranzella tradisce un limite che è nel suo porsi come assoluta discontinuità con le precedenti amministrazioni e non sembra tener conto che le difficoltà del nostro Paese vanno ben oltre le solite condanne del ceto politico. Esso non è un organo malato in un organismo sano, qualcosa che si può trapiantare come il fegato o un rene in un soggetto che gode per altri aspetti di ottima salute. Magari fosse così! In questo proiettarsi come la soluzione di tutti i mali italici il Movimento di Grillo dimostra di non sapere o fa finta di non sapere che in Italia ci sono stati ben altri e ben più credibili movimenti politici finiti nel fallimento e nel disonore. Mi riferisco a quello socialista, naufragato miseramente con Craxi; e nello stesso modo il Movimento sociale italiano, trascinato nel vortice da Forza Italia, anch’essa nata per restituire all’Italia salute e dignità dopo Tangentopoli. Tanto per restare agli esempi a noi più vicini. Il M5S avrebbe dovuto più modestamente e concretamente dare un contributo di qualità insieme con quanti si proponevano con gli stessi intenti. Le sparate di Grillo non hanno colpito i veri mistificatori e imbroglioni ma anzi li hanno favoriti, liberando il loro cammino. Renzi, il dittatore peluche, è al governo anche per colpa loro. 

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