Da qualche tempo non si vede più
in televisione la pubblicità della caramellina per l’alito fresco “Mentos
cool”; quella che immediatamente faceva pensare a Matteo Renzi, una specie di
moderno italico Fonzie. Eliminata perché satireggiava il capo del governo? Può
essere, non perché si minacciavano o si temevano rappresaglie dell’Ovra o
squadristiche, come ai tempi del fascismo, ma perché in Italia c’è una
vocazione al leccaculismo. Mussolini fece un grande errore a istituire censure
e organismi di controllo e di repressione: in Italia si acquietano e si
accodano tutti con grande contentezza, fino a quando la situazione non muta.
Non ricordo più dove lessi qualche anno fa che la mattina del 25 luglio del
1943 la popolazione italiana si ritrovò di novanta milioni di abitanti:
quarantacinque di fascisti e quarantacinque di antifascisti. Per fortuna la
clonazione durò poco, mentre i primi scomparivano come per magia.
Renzi non si discute. Nessuno lo
discute. Qualche volta in televisione giornalisti fessi chiedono alla
personalità di turno se ha votato per Renzi, dimentichi o ignari che Renzi non
si è mai candidato se non a sindaco di Firenze. E quelli danno risposte evasive
ma non contrarie. Recentemente Paolo Villaggio ha detto “non lo conosco”; ma il
signor Fantozzi – si sa – assume sempre posizioni surreali. Chi te la fa fare a
metterti non contro Renzi ma contro l’opinione pubblica ormai infatuata? Tutti
teniamo famiglia, tutti dobbiamo lavorare e mangiare.
Il secondo indizio di un
avvicinamento a forme di spontanea dittatura è la politica dell’opposizione a
Renzi. Ogni volta che il nuovo duce promuove una riforma, a cui dà titoli pubblicitari
di scuola berlusconiana, la “buona scuola” suona come la “buona pasta”, le
opposizioni, a partire da quella interna, minacciano sfracelli; poi tutto
scorre liscio come l’eracliteo “panta rei” di scolastica memoria.
Ora, non capite, signori
oppositori, che quando si è contro qualcosa in democrazia si può e si deve manifestare
il dissenso ma non si deve minacciare nulla, specialmente quando poi non si
riesce a far nulla? In casi simili la gente incomincia a innamorarsi del
“malvagio” di turno, che nonostante i “buoni” oppositori, riesce a fare quello
che gli passa per la
mente. Magari solo per raggirare il paese, come nel caso di
specie.
Il paese tace. I giudici
tacciono. Non c’è caso discutibile che non venga risolto in favore del partito
di maggioranza: a Napoli resta De Magistris, a Roma resta Marino, alla Regione
Campania resta De Luca. Tutti signori che stanno col centrosinistra. Incomincia
a prendere piede che non c’è nulla da fare; e ammettere: questi sanno fare
l’opposizione quando sono all’opposizione; la maggioranza quando sono in
maggioranza.
A Roma, col caso Casamonica, dopo
tuoni e fulmini per tre-quattro giorni, tutto si è aggiustato. Ognuno è rimasto
al suo posto. Il governo si è inventato il doppio sindaco Marino e
Gabrielli, con Marino nelle vesti di Ratzinger o di Celestino V: commissariato
o esautorato? Facciamo noi!
L’immigrazione, la vera tragedia
di milioni di persone e di paesi dalla civiltà millenaria, che rischiano di
snaturarsi nel volgere di qualche decennio, scivola come biglia su un piano
inclinato. Vogliono far passare l’idea che non c’è niente da fare. Il fenomeno
è biblico - dicono - è una specie di calamità naturale, contro cui nulla si può. Che ci
siano paesi europei che costruiscono muri e minacciano l’intervento
dell’esercito, a noi italiani papisti e renzisti non ce ne fotte una minchia:
noi siamo tutti fratelli e dunque apriamo le porte a tutti. Fino all’altro
giorno perfino i preti dicevano che in fondo si trattava di poche persone che
scappavano dalla guerra, oggi dicono che è un fiume in piena e che addirittura
non ha senso distinguere i profughi da quelli, che sono la stragrande
maggioranza, che vengono in Europa per lavorare e stabilirsi.
Per carità, fare politica,
amministrare un paese lasciando che tutto accada spontaneamente può essere una
posizione rispettabile; ma questo in realtà non accade. Tutto quello che si
verifica è perché ci sono scelte a monte, che magari si camuffano o si finge di
non aver compiuto. L’immigrazione è oggi un fiume in piena. Ma perché? Perché
abbiamo fatto capire fin dall'inizio che accettiamo tutti e addirittura abbiamo favorito il
fenomeno. Oggi ci sono regioni africane e asiatiche che si svuotano come sacchi
sull’Europa? Accade perché noi lo abbiamo voluto, potevamo impedirlo. I modi
sarebbero potuti essere tanti. Invece abbiamo fatto l’esatto contrario di ciò
che sarebbe convenuto fare.
E tu – potrebbe dire qualcuno –
sei in grado di dire che cosa sarebbe stato giusto fare? Non io, loro stessi lo
dicono, i signori governanti, nel momento in cui arrestano e processano gli
scafisti, i noleggiatori di barconi che trasportano immigrati. Non è possibile in diritto penale considerare legittima un’azione (il trasporto di immigrati) e illegittimo chi
la compie (gli scafisti). E’ un assurdo, che solo in politica trova una spiegazione.
Ma torniamo all’avviamento italiano verso una nuova dittatura. Al di là
di ogni analisi dei soggetti politici, delle leggi elettorali e dei metodi di
lotta politica esistenti, c’è una pericolosa tendenza a considerare normale ciò
che solo qualche anno fa, fino alla crisi della partitocrazia, si valutava in
tutta la sua negatività, in tutta la sua carica antidemocratica. Una dittatura
imposta con la vasellina, che scivola dentro senza dolore e anzi con una
sensazione di piacere. Se questa è una metafora!