L’accordo per il terzo
salvataggio della Grecia è fatto, il prestito-ponte di sette miliardi
approvato, tutto sembra risolto; ma è davvero così?
Che pensare di una situazione in
cui chi deve avere i soldi dati in prestito deve prestarne altri al debitore
per avere parte dei primi? Questo è accaduto con la Grecia. Io , che ti ho
prestato dei soldi, siccome alla scadenza non hai da pagarmi la prima cambiale,
te ne presto altri per pagarmela, perché se non me la paghi sei fallito, e
allora non mi darai neppure gli altri. Detto così, tanto per capirci.
Il Fondo Monetario Internazionale
e la Banca Centrale
Europea nelle persone dei suoi massimi responsabili, Lagarde
e Draghi, continuano a dire che il debito greco va alleggerito, che va
ristrutturato. Se diamo un senso alle parole, se le vogliamo riempire di
qualcosa, diciamo che il debito va ridotto, meglio se reso sostenibile, meglio
ancora se cancellato. Ma – ribadisce la Germania – per statuto il debito non
può essere cancellato. Ed ha ragione.
La Germania ha la faccia e dice.
Gli altri, che sono d’accordo, si nascondono dietro di lei. E dunque, come la
mettiamo?
Il nostro Renzi, che una volta
metteva la faccia dappertutto, pare che non ne abbia una neppure per farsi
riconoscere dai suoi contradaioli e deve rivolgersi a Crozza per ricordarsi
com’era.
Fanno ridere e irritano allo
stesso tempo le trovate, secondo cui la Grecia dovrebbe impegnare i suoi beni
nazionali, il Partenone, l’Acropoli ed altro ben… degli dei. L’Italia, ai tempi
del governo Rumor impegnò le sue riserve auree. Ma i monumenti non sono
trasportabili; non sono lingotti d’oro. Fanno ridere perché certi beni sono naturalmente
indisponibili, sarebbe come sequestrare il Kilimangiaro o le Cascate Vittoria. Ricordano
Totò che voleva vendere la Fontana di Trevi ad un ricco americano, immaginato
tonto. Un dato di questi nostri tempi è che perfino il ridicolo e il comico
vantano credenziali di serietà. Irritano perché rivelano la natura
esclusivamente e grottescamente bottegaia di certi soggetti. Ricordano certe
pretese dei signorotti nostrani di una volta, i quali al poveraccio che non
aveva da restituire loro i soldi, richiedevano la figlia minorenne se la moglie
valeva poco alla borsa del cazzo.
Dunque, dispiace constatare come
la situazione greca ha solo una parvenza di soluzione. Di qui a non molto,
tornerà più nera di prima, mentre il paese dovrà vedersela coi cocci di un
governo di apprendisti stregoni: volevano fare i comunisti in casa dei padroni,
come se quelli non avessero uomini e mezzi per buttarli fuori senza tanti
complimenti.
Pare che Tsipras sia rinsavito.
L’aria di Bruxelles gli ha fatto bene. Ha capito che per i comunisti non c’è
più una Cuba, una mezza-Cuba in giro; e non parliamo della Russia o della Cina.
Oggi, nel mondo, i poveri sono cresciuti in rapporto alla popolazione; ma i
comunisti sono in estinzione. Ah no, ci sono quelli dei centri sociali; ma
quelli hanno capito che per farsi mantenere è necessario stare in paesi
capitalisti, che danno da mangiare e da bere e tra poco anche da fumare
cannabis in assoluta legittimità.
***
In questi torridi giorni di
luglio – speriamo che agosto sia più clemente in tutti i sensi – i media hanno
messo in apprensione gli italiani con interminabili discussioni su probabili
contraccolpi su di noi della questionaccia greca. Chissà quanti italiani
avranno pensato al gruzzoletto in banca.
- Poveri noi, Sebastiano, i
nostri risparmi che fine faranno? – dice la moglie al marito – Che dici, Rosina,
ce li prendiamo e li mettiamo nel materasso? Troviamo un buco qualsiasi per
nasconderli per eventuali ladri? Li spendiamo subito in qualcosa, ci compriamo
la casa al mare, una bella campagna con un trullo in mezzo, almeno se tutto
dovesse andar male abbiamo un bene che non può essere svalutato?
Domande che si saranno
reciprocati mariti e mogli, afflitti dalle discussioni di politici ed
economisti. La verità è che non si capisce più niente. Lo stesso
prestito-salvataggio alla Grecia era inizialmente di ottanta miliardi, poi di
ottantasei, poi di novanta, infine di oltre cento. Ma, insomma! Diteci una fregnaccia
e basta; una sola, almeno possiamo dubitare in una sola direzione, invece di
perderci in un groviglio di situazioni.
Certo, ormai i paesi dell’Unione
Europea, come del resto del mondo, sono talmente collegati che il fallimento di
uno trascina gli altri, tanto più se è importante. Fin qui ci arriviamo senza
il supporto di tanti sapientoni, che tra di loro non vanno d’accordo neppure
sotto tortura.
Altro aspetto della realtà
odierna è che la ricchezza di un paese si fonda sul suo debito. L’Italia, per
esempio, è la settima potenza mondiale, ma ha un debito di duemiladuecento
miliardi di Euro; la sua ricchezza è talmente precaria che potrebbe bastare
pure la crisi della Grecia a metterci nei guai.
P.S. Mentre in Grecia Tsipras ha rimpastato il governo buttando fuori
tutti i comunisti, in Italia Renzi fa il gradasso e promette mirabilia: abbattimento delle
tasse, cancellazione dell’Imu, una rivoluzione incredibile. Ecco, cacciato il
venditore di trovate geniali Berlusconi dalla porta, rientra dalla finestra
sotto spoglie renziane. Ma sa o non sa Renzi del debito italiano che cresce
senza interruzione? Sa o non sa che le bugie hanno le gambe corte? Una volta lo
si imparava nella scuola elementare, oggi, nella “buona scuola” renziana i
ragazzi sanno fare quello che fa Renzi, comunicare a cazzo, ma non sanno le
cose più semplici, che le minchiate fanno fare una brutta fine a tutti.
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