domenica 19 luglio 2015

Tsipras e la Grecia, Renzi e l'Italia


L’accordo per il terzo salvataggio della Grecia è fatto, il prestito-ponte di sette miliardi approvato, tutto sembra risolto; ma è davvero così?
Che pensare di una situazione in cui chi deve avere i soldi dati in prestito deve prestarne altri al debitore per avere parte dei primi? Questo è accaduto con la Grecia. Io, che ti ho prestato dei soldi, siccome alla scadenza non hai da pagarmi la prima cambiale, te ne presto altri per pagarmela, perché se non me la paghi sei fallito, e allora non mi darai neppure gli altri. Detto così, tanto per capirci.
Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea nelle persone dei suoi massimi responsabili, Lagarde e Draghi, continuano a dire che il debito greco va alleggerito, che va ristrutturato. Se diamo un senso alle parole, se le vogliamo riempire di qualcosa, diciamo che il debito va ridotto, meglio se reso sostenibile, meglio ancora se cancellato. Ma – ribadisce la Germania – per statuto il debito non può essere cancellato. Ed ha ragione.
La Germania ha la faccia e dice. Gli altri, che sono d’accordo, si nascondono dietro di lei. E dunque, come la mettiamo?
Il nostro Renzi, che una volta metteva la faccia dappertutto, pare che non ne abbia una neppure per farsi riconoscere dai suoi contradaioli e deve rivolgersi a Crozza per ricordarsi com’era.
Fanno ridere e irritano allo stesso tempo le trovate, secondo cui la Grecia dovrebbe impegnare i suoi beni nazionali, il Partenone, l’Acropoli ed altro ben… degli dei. L’Italia, ai tempi del governo Rumor impegnò le sue riserve auree. Ma i monumenti non sono trasportabili; non sono lingotti d’oro. Fanno ridere perché certi beni sono naturalmente indisponibili, sarebbe come sequestrare il Kilimangiaro o le Cascate Vittoria. Ricordano Totò che voleva vendere la Fontana di Trevi ad un ricco americano, immaginato tonto. Un dato di questi nostri tempi è che perfino il ridicolo e il comico vantano credenziali di serietà. Irritano perché rivelano la natura esclusivamente e grottescamente bottegaia di certi soggetti. Ricordano certe pretese dei signorotti nostrani di una volta, i quali al poveraccio che non aveva da restituire loro i soldi, richiedevano la figlia minorenne se la moglie valeva poco alla borsa del cazzo.
Dunque, dispiace constatare come la situazione greca ha solo una parvenza di soluzione. Di qui a non molto, tornerà più nera di prima, mentre il paese dovrà vedersela coi cocci di un governo di apprendisti stregoni: volevano fare i comunisti in casa dei padroni, come se quelli non avessero uomini e mezzi per buttarli fuori senza tanti complimenti.
Pare che Tsipras sia rinsavito. L’aria di Bruxelles gli ha fatto bene. Ha capito che per i comunisti non c’è più una Cuba, una mezza-Cuba in giro; e non parliamo della Russia o della Cina. Oggi, nel mondo, i poveri sono cresciuti in rapporto alla popolazione; ma i comunisti sono in estinzione. Ah no, ci sono quelli dei centri sociali; ma quelli hanno capito che per farsi mantenere è necessario stare in paesi capitalisti, che danno da mangiare e da bere e tra poco anche da fumare cannabis in assoluta legittimità.
***
In questi torridi giorni di luglio – speriamo che agosto sia più clemente in tutti i sensi – i media hanno messo in apprensione gli italiani con interminabili discussioni su probabili contraccolpi su di noi della questionaccia greca. Chissà quanti italiani avranno pensato al gruzzoletto in banca.
- Poveri noi, Sebastiano, i nostri risparmi che fine faranno? – dice la moglie al marito – Che dici, Rosina, ce li prendiamo e li mettiamo nel materasso? Troviamo un buco qualsiasi per nasconderli per eventuali ladri? Li spendiamo subito in qualcosa, ci compriamo la casa al mare, una bella campagna con un trullo in mezzo, almeno se tutto dovesse andar male abbiamo un bene che non può essere svalutato?
Domande che si saranno reciprocati mariti e mogli, afflitti dalle discussioni di politici ed economisti. La verità è che non si capisce più niente. Lo stesso prestito-salvataggio alla Grecia era inizialmente di ottanta miliardi, poi di ottantasei, poi di novanta, infine di oltre cento. Ma, insomma! Diteci una fregnaccia e basta; una sola, almeno possiamo dubitare in una sola direzione, invece di perderci in un groviglio di situazioni.
Certo, ormai i paesi dell’Unione Europea, come del resto del mondo, sono talmente collegati che il fallimento di uno trascina gli altri, tanto più se è importante. Fin qui ci arriviamo senza il supporto di tanti sapientoni, che tra di loro non vanno d’accordo neppure sotto tortura.
Altro aspetto della realtà odierna è che la ricchezza di un paese si fonda sul suo debito. L’Italia, per esempio, è la settima potenza mondiale, ma ha un debito di duemiladuecento miliardi di Euro; la sua ricchezza è talmente precaria che potrebbe bastare pure la crisi della Grecia a metterci nei guai.

P.S. Mentre in Grecia Tsipras ha rimpastato il governo buttando fuori tutti i comunisti, in Italia Renzi  fa il gradasso e promette mirabilia: abbattimento delle tasse, cancellazione dell’Imu, una rivoluzione incredibile. Ecco, cacciato il venditore di trovate geniali Berlusconi dalla porta, rientra dalla finestra sotto spoglie renziane. Ma sa o non sa Renzi del debito italiano che cresce senza interruzione? Sa o non sa che le bugie hanno le gambe corte? Una volta lo si imparava nella scuola elementare, oggi, nella “buona scuola” renziana i ragazzi sanno fare quello che fa Renzi, comunicare a cazzo, ma non sanno le cose più semplici, che le minchiate fanno fare una brutta fine a tutti.

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