Basta davvero l’onestà a
conciliare i cittadini con la politica? Ne dubito. Se pure la gran parte dei
politici diventasse di colpo onesta – la qual cosa non sta né in cielo né in
terra, almeno in Italia – ciò non basterebbe a far trovare nei cittadini un
minimo di fiducia nella politica. Essa pare sempre più una gabbia di matti.
Prendiamo l’immigrazione. I capi
di governo europei si riuniscono a Bruxelles e approvano una risoluzione
secondo la quale nei prossimi due anni quarantamila immigrati devono essere distribuiti
ai vari paesi europei, i quali però non hanno l’obbligo di accettarli. E che
significa? Significa esattamente quello che è oggi lo spettacolo a cui stiamo
assistendo e cioè che Francia, Austria, Inghilterra ed altri diranno: non è
chiaro se si tratta di profughi o di immigrati per lavoro, perché voi italiani,
che avete l’obbligo di accertarlo non lo avete accertato.
Renzi, che vende coriandoli dalla
mattina alla sera, è soddisfatto perché – dice lui – ha trionfato l’Europa
della solidarietà e non dei muri, alludendo a quello che gli Ungheresi vogliono
innalzare lungo il confine con la
Serbia. E poi – aggiunge, rivoltosi alla sua sinistra – non
dobbiamo temere di usare parole come rimpatrio; chi non è in regola va rimpatriato.
Parla come Bossi e Fini.
Vi sembra chiaro? Vi sembra
logico? E’ la follia pura. Si spendono tanti quattrini per mantenere una flotta
nel Mediterraneo per accogliere gli emigranti e poi se ne spendono altrettanti
per riportarli indietro. Ma, insomma, questi emigranti vanno aiutati o no? Ma
soprattutto è giusto e sostenibile che per ogni emigrante si spendano 40 euro
al giorno, per svariati milioni di euro all’anno, mentre i cittadini italiani
riescono a malapena a sbarcare il lunario? Fino a che punto si può ostentare
ricchezza mentre non si ha di che vivere? E poi, quanti di questi emigranti,
sono terroristi che vengono in Europa per compiere attentati e tagliare teste a
pacifici cittadini? Sono domande, che indipendentemente se la gente se le pone con
più o meno consapevolezza ognuno le sente nell’incertezza del vivere
quotidiano. Intanto, mentre a Bruxelles chiacchierano a vuoto, l’Europa viene
invasa da tanti soggetti, provenienti dalle più disparate parti del mondo, che
finiranno per alterare l’identità dei popoli europei. E’ messo in conto questo?
E’ probabile che alcuni se lo augurino addirittura; ma ci sono altri che non
sono dello stesso avviso.
Ernesto Galli Della Loggia, in un
suo editoriale del 24 giugno sul “Corriere della Sera”, dice che l’Italia, che
non fa figli, ha bisogno degli emigranti che invece li fanno. “Degli immigrati
– dice – noi abbiamo bisogno; altrimenti nel giro di pochi decenni la nostra
economia si fermerà, e saremo condannati a divenire una società di vecchi
poveri, senza pensione, isterilita, priva di energie vitali, di creatività. […]
Senza l’immigrazione ci avvieremmo ad una lenta ma irreparabile scomparsa”. Poi
aggiunge: “Noi tutti vogliamo invece che l’Italia viva. E che lo faccia
restando il Paese che conosciamo e che si è costruito nei secoli della sua
tormentata e lunga storia. Vogliamo legittimamente, insomma, restare italiani” (Il realismo saggio sui migranti). E
quale è la sua ricetta? “L’obiettivo – dice – è di fare degli immigrati
altrettanti nuovi italiani”.
Ora, dico io, si può essere così
contraddittori e incongruenti? Come si può rimanere gli italiani che siamo
sempre stati con componenti etniche che si aggiungono in quantità crescenti? Non è
solo questione di terrorismo, di bande di ragazzi che armati di machete
assalgono controllori dei treni o carabinieri o vigili urbani; di rom che
deturpano il decoro urbano e inquinano la convivenza civile della popolazione;
di paesaggio, che non è certo europeo, nel momento in cui dovunque ti volgi
vedi neri, indiani, cinesi, asiatici. Tutti questi potrebbero anche diventare
dei buoni “italiani”, magari più onesti e rispettosi della legge degli
italiani-italiani. Ma con essi l’Italia non potrebbe più essere il Paese che è
sempre stato. Sarebbe un’altra Italia.
Galli Della Loggia sembra scrivere
molto spesso su commissione della ditta “Corriere della Sera”, in genere per
rabbonire, per tranquillizzare quelli che secondo lui “sono meno favoriti dal
punto di vista socio-culturale”. Per lui la questione si risolve
tranquillizzando la gente meno provveduta.
E, invece, perché non fare un
discorso più consequenziale? Gli italiani non fanno figli? Bene, occorre convincerli
a farli, con una saggia politica demografica, impedendo unioni civili,
matrimoni fra gay, favorendo le nascite con premi e facilitazioni, dando il
reddito di famiglia alle donne sposate, a tutte. Solo così si può crescere in
italianità e rimanere italiani.
Si dirà: ma questo è fascismo!
Chiamatelo come volete, ma è il solo rimedio alla gravissima crisi che sta
sconvolgendo l’Italia e l’Europa tutta. Bisogna avere il coraggio di liberarsi
delle parole scomode, delle parole tabù e affrontare i problemi con sano
realismo. Se le parole non piacciono se ne possono trovare di nuove.
Il terrorismo intanto si sta scatenando. Gli attentati di venerdì 26
giugno, hanno dimostrato che ormai non basta difendersi, ma occorre attaccare,
andare ad affrontare i terroristi sul loro stesso campo e far loro capire che
gli “infedeli” non sono solo quelli che fanno satira politica e religiosa, che
vanno a visitare i musei, che si prendono il sole sulla spiaggia, ma sono anche
quelli che hanno fatto la storia del mondo lottando con coraggio, disposti a
riprendere le armi per difendere la loro gente, la loro civiltà, il loro
benessere così faticosamente raggiunto.
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