domenica 21 giugno 2015

Fabrizio Corona, ovvero l'arroganza della misericordia


Fabrizio Corona è stato scarcerato. L’hanno avuta vinta loro: gli eroi del mondo televisivo, del gossip, del chiacchiericcio su amanti, tossicodipendenti, omosessuali, tatuati, balestrati, teppisti, arroganti estorsori, costruttori di scandali. Fabrizio Corona, noto alle cronache giornalistiche e televisive per le sue estorsioni, per i suoi crac finanziari, per le sue smargiassate, per le sue minacce pubbliche, per gli insulti alla gente, ai magistrati, è stato affidato alla Comunità di don Mazzi per essere recuperato dalla tossicodipendenza. Paradossalmente un vizio, che dovrebbe ancor più legarlo al tavolaccio e al silenzio, lo fa uscire dalla galera e lo mette ancora una volta al centro della scena, agli onori degli altari neopagani, dove si consumano riti tossici per la salute pubblica.
Il suo mondo ha esultato; e subito le televisioni hanno ricominciato a riproporlo in tutte le salse: nudo, vestito, seminudo, con le sue svergognatissime fans che lo abbracciavano, se lo stringevano, lo baciavano. Sembrava uno liberato dopo un lungo sequestro da parte di terroristi.
Il nostro mondo, che è opposto al suo, è stato costretto invece ad ingoiare amaro e considerare che purtroppo per quell’universo di valori in cui crede non c’è più niente da fare. Oggi trionfa un mondo misto di imbecille violenza, di blesa arroganza, di diabolica misericordia e di infinita fede nel recupero anche di un avanzo di galera, non solo e non tanto inutile quanto e soprattutto dannoso all’umanità.
Dicono che si sia pentito. E di che? E quanto vale socialmente un pentimento che in nulla differisce dalla sua solita arroganza, dai suoi soliti tatuaggi, dalla sua solita spavalderia, dalla sua immagine di bullo che può fare e dire tutto quello che vuole, tanto nessuno gli può fare niente. Pentito? E quando e come lo dimostra?
Per prima cosa la sua scarcerazione, se veramente dovuta a considerazioni caritatevoli, doveva rimanere segreta, proprio per l’alta tossicità del personaggio e dei suoi trascorsi. Invece è apparsa subito come una nuova messa in scena del solito film, anzi di un remake, con i suoi ammiratori che si chiedono: ma se questo è pentito davvero, è una iattura, siamo fottuti; e gli altri: questo finge di essere pentito, è l’ennesima fregatura sociale.
Pur lasciando da parte le migliaia e migliaia di detenuti che sono in carcere per reati minori dei suoi, c’è da dire che un trattamento del genere non si giustificherebbe nemmeno ad un ricercatore che libero potrebbe scoprire il farmaco per guarire dalla sla o dai tumori. Figurarsi per uno che se non ci fosse sulla faccia della terra si registrerebbero meno obbrobri, cattiverie e malvagità.
Ma lo scandalo non si ferma al bullo incoronato, all’untore, si allarga come nei più bei casi di contagio, e coinvolge personaggi dello spettacolo, i quali hanno fatto addirittura petizioni di grazia, televisioni che hanno ospitato appelli come se si trattasse di evitare la pena capitale ad una povera donna rea di non essere islamica ma cristiana, come è pure accaduto.
Si è detto: ma è giusto che un povero giovane che è rimasto vittima di se stesso – e che significa vittima di se stesso? – debba fare tanti anni di galera in regime di 41 bis quasi fosse un altro Totò Riina?  Certo che è giusto! Giustissimo! E i tanti, di cui nessuno sa niente solo perché non sono diventati i nuovi eroi dello spettacolo, non stanno in carcere, non stanno scontando la loro pena? Questa domanda se la fa il cittadino che lavora con sacrifici, che paga le tasse, che rispetta la legge, che si condanna all’anonimato perché mai si sogna di commettere qualcosa di spettacolarmente eclatante. O questo cittadino non conta più niente nella società? E’ una pietra che non serve neppure ad alzare di un millimetro la costruzione del muro?   
La verità è amara. Oggi non sei nessuno se non sei un delinquente, un ladro, un assassino, un trans, un omosessuale, un diverso. Non sono io che metto insieme tutte queste categorie, ma è la società che ha nei loro confronti il medesimo trattamento, pietoso misericordioso premiante. Oggi se non sei un matricolato, sei nessuno.
Davanti alla giustizia se sei un buon cristiano sei fottuto, non meriti niente, non sei vittima di te stesso, al massimo di altri, che vanno compresi e perdonati, non costituisci opportunità per lo Stato di dimostrare la sua magnanimità, la sua misericordia. Pecca fortemente – dice papa Francesco, male interpretando Lutero – e credi fortemente. Aspettiamoci pure un pensiero pubblico del Papa al nuovo redento. La pezza evangelica è già pronta: la pecorella smarrita è stata ritrovata. E le altre? Non contano, le pecore che non si smarriscono sono massa informe che non conta nulla. Il sale del mondo è in chi si smarrisce. Amen!

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