Non è una buona Pasqua per Silvio
Berlusconi, abbandonato perfino dai suoi cantori più appassionati. L’addio “non
silenzioso” della coppia Bondi-Repetti lo ha ulteriormente avvilito.
Berlusconi, che per certi aspetti
è una persona scaltra ed esperta (leggi affari), per altri (leggi politica) è
un ingenuo. Non so se abbia mai letto e conosciuto le vicende politiche di
tanti grandi uomini della storia, osannati come divinità e poi abbandonati
vilmente come cani rognosi. Qualche esperienza l’ha vissuta di persona, ma
forse pensava che non sarebbe mai toccato a lui, pur con qualche avvisaglia
avuta. Se avesse avuto conoscenza di simili metamorfosi umane avrebbe fatto
altri ragionamenti invece di considerarsi ancora grande e forte al centro della
scena, mentre tutto gli crollava accanto.
Oppure – ipotesi non meno attendibile di altre – ha deliberatamente
deciso di fare del suo partito le sue Termopili.
A sentirlo, in questi giorni,
viene di pensare che sia completamente fuori dalla realtà. Minaccia che dopo le
elezioni, a cui deve cedere necessariamente qualche punto della sua leadership,
rinnoverà Forza Italia e allora o dentro o fuori, chi ci sta ci sta. Non
prevede che forse a quel punto ci sarà assai poco da tenere dentro o da mandare
fuori.
I sondaggi danno Forza Italia al
quarto posto, dopo Pd, M5S e Lega. Nello scenario il re Silvio è un cacicco, il
capo di una piccola banda di specie latino-americana. I suoi fedelissimi – si
fa per dire – gli stanno sul collo solo per la loro vocazione avvoltoiesca,
aspettano di impadronirsi della carcassa. A che cosa potrà loro servire non si
capisce. Boh, forse per cimelio, come una testa di cervo da appendere trionfalmente alla parete di qualche loro baita
di montagna.
Quando da qualche parte si dice
che il comportamento migliore, più onesto e più produttivo sarebbe di rimanere
dentro il partito, sia pure in posizione critica, si dice una grande e buona
cosa. Prevedere, infatti, rosei successi fuori da Forza Italia per i tanti capi
e capetti che sgomitano, è francamente arduo. Eppur si va verso il peggio come
su un piano inclinato.
Non mancano le ragioni. Per
troppo tempo si è rimasti a fare la parte della maschera fissa nella speranza
che all’interno del partito le cose sarebbero cambiate. Di cose ne sono
successe tante, ma nulla è cambiato. Forza Italia ha perso il carico poco alla
volta come una cisterna bucata.
Si capisce allora che ad un certo
punto era necessario assumere atteggiamenti forti. Incominciò Casini, continuò poi
Fini, poi Alfano, ora Fitto. Di Casini si poteva capire, aveva una storia
politica completamente diversa, Forza Italia o la Casa delle Libertà non erano la
sua casa; si sentiva un ospite non sempre desiderato. Con Fini le cose sono
andate in maniera sbagliata da entrambe le parti. Berlusconi non poteva
pretendere che un altro, che veniva da una storia diversa anche lui – e che
storia! – dovesse accodarsi ai suoi umori; Fini, da parte sua, non poteva
accelerare i tempi di una successione non avendo capito di avere a che fare con
uno che di lasciare l’osso non ne voleva proprio sapere. Alfano, che gli è
stato fedele fino quasi all’ultimo, ad un certo punto perfino offeso e
umiliato, quando il capo gli disse formalmente che non sarebbe mai diventato
suo successore non avendo il “quid” per esserlo, decise di emanciparsi e di
restare nel governo, dove aveva fatto esperienza di quel “bel vivere”. Fitto
aveva sperato anche lui di succedere a Berlusconi con qualche probabilità in
più, essendo spariti nel frattempo tanti concorrenti. Sennonché Berlusconi
tornò a fare anche con lui quel che aveva fatto con gli altri, gli buttò fra le
gambe, mentre Fitto correva, il Toti di turno, un altro programmato a
riprendere un ruolo già collaudato come un pezzo di ricambio. Il pezzo da
ricambiare era appunto Fitto, offeso pure lui – e ben più gravemente – dal dominus. “Figlio di un vecchio democristiano” fu
bollato da uno che nei confronti dei vecchi politici non aveva mai avuto parole
di stima e di apprezzamento, salvo che per De Gasperi, considerato la sola
icona spendibile per il suo successo personale. Ma sapeva chi era stato De
Gasperi?
A ben vedere Berlusconi non si è
mai smentito, ha fatto per ben quattro volte lo stesso gioco: Fini per far
fuori Casini, Alfano per far fuori Fini, Fitto per far fuori Alfano, Toti per
far fuori Fitto. E qui finisce la corsa.
Fitto, infatti, sta facendo passare a Berlusconi la più brutta Pasqua
della sua vita. Non è una bella situazione quella pugliese, con un candidato,
Schittulli, che viene tirato da due parti contrapposte. Alla fine icuramente
la diatriba si risolverà; quanto per il bene di tutti è da vedere. Il vincitore alla presidenza della Regione probabilmente sarà il dem Emiliano. Ma la partita per la Regione per Forza Italia è secondaria. I cosiddetti azzurri, ormai
sbiaditi, sanno di perdere le elezioni e allora il confronto, serrato cattivo
esclusivo, riguarda il controllo del partito o l’inizio di nuove esperienze
politiche. Almeno allora e per allora si spera in qualcosa di meglio. Per la Destra , ovviamente e per l’Italia. Buona Resurrezione!
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