Renzi potrà risolvere tutti i
problemi italiani e, a sentire lui, anche quelli europei e probabilmente del
restante universo. Se accadesse ne saremmo tutti lieti. Ciò non toglie che resta
un venditore di chiacchiere, un inventore di trovate, un arrogante contradaiolo
fiorentino. Ne spara una al secondo: la sinistra che non si rinnova diventa
destra. Contro i burocrati useremo le ruspe.
Una delle sue ultime trovate è la
candidatura di cinque donne a guidare le cinque liste alle Europee. La par condicio ormai è roba da rottamati:
di Bersani, di Cuperlo, di Civati, di D’Alema. Renzi ha ribaltato tutto: niente
uomini. Non servono. Le donne vanno meglio. E poi, non hanno fatto gli uomini
quello che hanno voluto e stravoluto per millenni? Ora basta, ora tocca alle
donne fare quello che vogliono e che stravogliono; della serie renziana “un po’
per uno”: ieri toccava a te, oggi tocca a me, ieri soffrivano i poveri oggi
tocca ai ricchi; ieri soffrivano i lavoratori ora tocca alle banche; ieri
soffrivano gli elettori ora devono soffrire gli eletti, col motto aggiornato: heri mihi, hodie tibi. Ah! ah! ah!
Ma le donne, che non smettono mai
di essere…donne, hanno già capito che l’abbraccio di Renzi è quanto di più
antifemminista si possa escogitare. Esse infatti sanno di essere
strumentalizzate. Si spera che almeno continuino ad essere donne e di fare
quello che è nella loro natura: tradire.
L’operazione Renzi ha in sé un
micidiale virus maschilista: voi donne non valete un cazzo finché non viene un
maschio e vi mette dove vuole lui, non già per fare un favore a voi, ma per
affermare se stesso. C’è in Renzi un latente complesso di maschilismo. Fosse
islamista nell’harem lui non permetterebbe di entrare neppure ad un eunuco; e
scaccerebbe perfino i gatti maschi. Non si sa mai!
Chiacchiere a parte – ormai si fa
anche analisi politica con le chiacchiere – Renzi si rivela sempre più un clone
di Berlusconi; come il Cavaliere di Arcore anche lui non vuole gente che gli
faccia ombra o che in prospettiva possa proporsi in alternativa. Berlusconi
ogni tanto ne trovava uno, l’ultimo è quel Toti, che davvero non si capisce che
mestiere faccia. Così Renzi. Guardate chi gli sta attorno, nessuno! Si è
circondato di nullità. Si può dire che anche le nullità crescono, Alfano docet; ma Renzi è uno che non si pone
troppe domande sul futuro. Chi vuol esser
lieto sia – diceva un suo vecchio di qualche secolo fa suo concittadino – del doman non v’è certezza. Canto
carnacialesco! Sissignori, perché oggi in Italia c’è qualcosa di diverso della
sfilata di Bacco ed Arianna di Lorenzo il Magnifico?
Il quadro è completo. Grillo
infuria. Ormai cavalca perfino il secessionismo veneto. E’ difficile capire che
cosa Grillo preveda per il dopo disastro della più grave destabilizzazione del
Paese. Se dovesse vincere il Movimento 5 Stelle, che cosa potrebbe accadere?
Forse niente, perché si tratta di Europee; ma forse tutto, perché comunque
sarebbe un risultato politico devastante: l’Italia affidata ad un comico che
non riesce più a distinguere la scena dalla realtà e si diverte un mondo
sapendosi ripreso dalla televisione perfino quando finge di nascondersi.
L’aspetto più inquietante è che
il mondo politico è annichilito. Intorno a Renzi nel primo cerchio consenso
assoluto dei suoi; nel secondo cerchio timide prese di posizione della
cosiddetta sinistra del Pd; nel terzo cerchio si agitano senza direzione e
senza prospettive i “dannati” di quello che fu il centrodestra, vecchio e nuovo;
nel quarto cerchio gli intellettuali e i giornalisti fanno finta di niente; nel
quinto istituzioni importanti con le bocche cucite.
Si fa strada la persuasione che
alla fine uno come Renzi, smargiasso e maleducato, irresponsabile e venditore
di fumo, è utile alla causa, è l’uomo al posto giusto nel momento giusto. Chi
si sarebbe mai sognato di mettere sotto pressa come una volta si faceva con la
pasta delle olive per trarne l’olio, l’intero mondo politico ed economico
dell’Italia? Renzi lo ha fatto. I miliardi per colmare la spesa della riduzione
dell’Irpef a dieci milioni di italiani con reddito inferiore ai mille e
cinquecento euro (i famosi 80 euro in più in busta paga) li ha trovati
spremendo qua e là, violando quelli che sono stati sempre considerati diritti
acquisiti inattingibili. E guai a chi si lamenta! I manager minacciano di
lasciare l’Italia? Prego – dice Renzi – togliete pure il disturbo. Le banche si
lamentano per i prelievi ordinati dal governo? Zitti – intima Renzi – pensate a
quanto vi è stato regalato in passato. E così, di mano in mano, per ogni fava
prende due piccioni: uno è quello di fare quello che intendeva fare e l’altro
il consenso popolare, giacché il popolo è sempre entusiasta quando trova un
giustiziere dei ricchi, dei pescicani, dei grandi burocrati, di quelli che
nell’immaginario popolare succhiano il sangue alla povera gente.
Senonché in Italia, paese dove i
Cola di Rienzo, i Savonarola e i Masaniello sono di casa, i tipi alla Renzi
prima o poi finiscono come l’abbacchio al forno (Trilussa per Giordano Bruno)
perché si scontrano coi poteri forti, non cosiddetti forti ma forti davvero; e
a quel punto il popolo, fino a quel momento osannante, si trasforma in
giustiziere del capopopolo caduto in disgrazia.
Da simili situazioni il nostro
Paese esce male, con la rafforzata immagine di paese di avventurieri, di
improvvisatori, di stravaganti. I commenti di alcuni uomini politici europei,
all’indomani delle votazioni del 2013, furono che in Italia avevano vinto un
pregiudicato (Berlusconi) e un comico (Grillo). Facciamo un’ipotesi neppure
tanto remota: se dovesse vincere Grillo, con quali prospettive lo mandiamo a
rappresentarci in Europa, dalla Merkel, da Cameron, da Hollande? E con quali
reazioni da parte dei capi di Stato e di governo europei e mondiali? Già ne
abbiamo subite tante con Berlusconi; già fatichiamo a vedere Renzi spupazzare
negli incontri internazionali. Con Grillo, che accadrebbe? Riderebbero, e come sempre a danno
dell’Italia.
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