In Italia è in corso,
propagandato come una rivoluzione, un colossale raggiro degli italiani. Si
tratta della spending review, che
dovrebbe portare nelle casse dello Stato qualche miliardo di euro nel giro di
qualche anno. Detta papale-papale: tagli di spesa in ogni settore della
pubblica amministrazione, della difesa, della sicurezza, della sanità, dei
trasporti, della scuola e della …stessa democrazia con la soppressione del
Senato e delle Provincie. Nello stesso tempo: privatizzazioni, dismissioni,
vendite di immobili dello Stato. Insomma, una situazione di fallimento
indecoroso e completo.
A fronte di questa campagna di
“cenci alla patria” per racimolare qualche spicciolo, quasi fossimo in tempo di
guerra, ci sono due fenomeni criminali, che fanno pensare a vite da nababbi, a
mattinieri tuffi nel denaro alla Paperon de’ Paperoni. Fenomeni che da soli, se
non esistessero, basterebbero a giustificare una tendenza opposta del governo,
e cioè una spending review al
contrario per sovrabbondanza di disponibilità. I due fenomeni sono corruzione
ed evasione fiscale, i cui dati hanno dell’incredibile.
Ma non voliamo con ali di cera!
Sappiamo che il governo non ha la bacchetta magica per risolvere problemi così
annosi come corruzione ed evasione fiscale e che pertanto, nell’impossibilità
di poter avere nell’immediato tanti miliardi, è giocoforza procedere a vendersi
perfino le mutande. Ma se non possiamo volare, non possiamo neppure rinunciare
a camminare. E allora, quando senti che dalla vendita delle famigerate auto blu
si ricavano 200 milioni, che dai tagli alla difesa si ricavano tre miliardi,
che dalla riduzione delle forze dell’ordine si incassano 700 milioni, e via
elemosinando, che c’è da pensare? Che siamo un Paese fallito, un Paese che non
riesce ad evitare sperperi di centinaia di miliardi all’anno ed è costretto a
barattarsi per poche decine di miliardi nell’arco di alcuni anni. Un Paese che
mette a rischio la sicurezza, che mette in crisi servizi strategici, che
impoverisce settori vitali, che dequalifica la vita politica, perché non riesce
a fare quello che è semplicemente fisiologico in un Paese normale, è un Paese
che non merita di sedere né in G7 né in G20, semplicemente è un Paese da
ricostruire. Magari con la forza, con le cattive. Si capisce, con le cattive!,
dato che con le buone non si è riusciti a conservare il benessere raggiunto.
Corruzione ed evasione fiscale
non sono purtroppo gli unici mali che minano l’Italia. Abbiamo quattro mafie
agguerritissime, che fatturano miliardi e miliardi di euro all’anno, che
rendono invivibile gran parte del territorio nazionale, che impediscono il
naturale scorrere della vita sociale ad ogni livello.
L’incontro di Renzi con Obama ha
ancora una volta rimarcato l’inadeguatezza di chi rappresenta l’Italia. Troppa
sottomissione, troppe untuosità, troppa carenza di autoconsiderazione. Non
parlo tanto della persona. Figurarsi Renzi, che è tronfio di boria! Parlo
dell’immagine offerta dell’Italia, aggredita da epidemie sociali intollerabili,
rappresentata da gente approssimativa perfino nei comportamenti esteriori,
ormai allo stremo della propria fiducia. Ricordiamo l’onesto Letta piangersi
addosso e autocommiserarsi ogni volta che incontrava i pari grado stranieri.
Non è né facile né bello
riconoscere dei fallimenti, ma se non si può non vedere il disastro economico e
finanziario, sociale e civile, perché rifiutarsi di stabilire un rapporto tra
ciò che effettivamente abbiamo e i modi che lo hanno prodotto? Se a tanto siamo
arrivati attraverso una democrazia degenerata, perché non considerare, accanto
ad una revisione della spesa, anche una revisione della nostra democrazia?
Forse è quanto stiamo facendo con
provvedimenti dolorosi, che sembrano però più dettati dal bisogno immediato
dell’oggi che da consapevole progetto
per il domani.