domenica 8 settembre 2013

Napolitano e i Senatori a vita


Chi è al potere in Italia – la precisazione è d’obbligo – può anche rubare, uccidere, dire il falso, violare tutti i comandamenti di Dio e degli uomini, senza mai apparire minimamente sporco, come se l’atto fosse nato già battezzato. In vena di andreottiani aforismi dico che il potere è sporco per chi non ce l’ha.
Mi è capitato più di una volta di parlar bene del Presidente della Repubblica Napolitano. E’ accaduto quando coi suoi atti e comportamenti ha dato dimostrazione di saggezza e di autorevolezza. Da buon italiano, conosca o meno Dante, egli si sente sempre risuonare nelle orecchie l’apostrofe metaforica della “nave senza nocchiero in gran tempesta”. Che non si debba mai dire che con Napolitano al comando la nave Italia è senza nocchiero!
Ora, all’insegna, del giornalismo “banderuola”, da me propugnato, devo dir male, perché dal male spira il vento degli ultimi suoi atti presidenziali, sempre più pontificali, decisioni in stile motu proprio.
Mi riferisco alla nomina dei quattro senatori a vita. Nulla da dire sulle straordinarie personalità “nominate”. Avrei difficoltà a trovarne una quinta che stesse alla pari. Qualche perplessità per la scienziata Cattaneo, ma solo per la sua giovane età. Si può dire che essa abbia vinto un vitalizio – e che vitalizio! – senza grattare. Gli altri sono veramente al top del merito e del lustro internazionali: Abbado, Rubbia, Piano. Abbiamo di che vantarci in assoluto. Non è sulla scelta degli uomini, dunque, ma sull’opportunità di nominarli in questo momento che nascono i dubbi, le perplessità e, diciamolo pure, i sospetti. Ritengo che sia stata una furbata presidenziale. Ne spiego le ragioni.
Primo. Napolitano è stato rieletto, caso unico nella storia della Repubblica, perché c’è stata una crisi politica che non ha consentito di eleggere normalmente un nuovo presidente. Non è questione di forma, ma di sostanza; se vogliamo, di politica. Napolitano II dovrebbe sentirsi un presidente di ripiego, perché tale lo qualifica la storia. Se avesse considerato il suo status non giuridico ma politico non avrebbe nominato i quattro senatori a vita. Tanto più che queste nomine seguono quella di Monti per la manovra politica che tutti conosciamo. Non è politicamente corretto servirsi per calcolo politico di una facoltà che la Costituzione concede per nobili motivi. Ma va da sé che in politica è corretto tutto ciò che serve al perseguimento dei propri fini.
Secondo. Gli Italiani boccheggiano, non hanno lavoro, si vedono tagliati gli ospedali, i tribunali. Le carceri alcune sono chiuse, altre sovraffollate e in attesa di graziosi svuotamenti. Le scuole sono alle prese con insegnanti precari e supplenti nonostante i vincitori di concorso. I servizi pubblici sono ridotti. Gli italiani temono e tremano ad ipotesi greche, che non sembrano lontane. E Napolitano, come se fosse il Presidente della Repubblica di Platone, nomina senatori a vita quattro persone degnissime ma altrettanto ricche di proprio. Via, un po’ di rispetto per chi tra la bocca e lo stomaco misura un miglio di via, come un vecchio modo di dire popolare rappresenta il digiuno.
Terzo. C’è una ragione per la quale i quattro sono stati nominati, che l’excusatio non petita del Presidente ha rivelato. Di qui a non molto il Senato si troverà a pronunciarsi sulla decadenza di Berlusconi. Quattro altri voti contro di lui sono come la manna piovuta dal cielo. Quanto deve ai senatori a vita Romano Prodi lo dicono le cronache del suo rantolante ultimo governo. Napolitano ha fatto capire, rivelando la ragione della nomina, che si tratta di quattro personalità politicamente al di sopra di destra e sinistra. Forse ha confuso la scienza e l’arte con la destra e la sinistra, dato che Rubbia e Cattaneo sono due scienziati, Abbado e Piano due artisti. Ma non è questione di essere al di sopra o al di sotto, questi signori, pardon, senatori dovranno votare e allora voteranno come quel venticello proveniente dal Quirinale suggerirà.
Non siamo ancora diventati tutti fessi in Italia. Napolitano lo sa, ma è un uomo di potere, oggi pressoché insindacabile. E se il potere è di per sé “pulito”, quando è insindacabile è addirittura “splendente”. Se veramente i quattro senatori nulla hanno a che fare con la politica, il giorno in cui si voterà per far decadere Berlusconi dovrebbero non presentarsi in aula. Se si presenteranno e voteranno vuol dire che sono certamente delle personalità eccezionali nei loro rispettivi ambiti, ma che avranno barattato la loro dignità. Il che francamente non è una bella cosa, di cui il Presidente della Repubblica si rende complice. Ce lo insegna quella bellissima favola di Apuleio, Amore e Psiche: qualsiasi desiderio, sessuale o politico, quando diventa irresistibile tentazione fa scomparire qualsiasi bellezza e purezza.

Dire queste cose è facoltà di ogni cittadino, diventa dovere per un intellettuale, il quale deve svelare gli inganni del potere. Il che si fa ardua impresa quando ad architettare tutto è il re o qualcosa che gli somiglia. Pazienza che a svelare gli inganni ci si sporca! Chi svela lo fa da una posizione che si contrappone a quella di chi inganna, dove non c’è battesimo o candeggina che tenga. Come in alto omnia munda mundis, come fa dire il buon Manzoni a Fra Cristoforo, così in basso omnia immunda immundis. Un intellettuale non gode a stare tra cose immonde, ma neppure si spaventa. Perché è il pulito che insospettisce; non lo sporco, che qualche volta riserva interessanti sorprese.   

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