Chi è al potere in Italia – la
precisazione è d’obbligo – può anche rubare, uccidere, dire il falso, violare
tutti i comandamenti di Dio e degli uomini, senza mai apparire minimamente sporco,
come se l’atto fosse nato già battezzato. In vena di andreottiani aforismi dico
che il potere è sporco per chi non ce l’ha.
Mi è capitato più di una volta di
parlar bene del Presidente della Repubblica Napolitano. E’ accaduto quando coi
suoi atti e comportamenti ha dato dimostrazione di saggezza e di autorevolezza.
Da buon italiano, conosca o meno Dante, egli si sente sempre risuonare nelle
orecchie l’apostrofe metaforica della “nave senza nocchiero in gran tempesta”.
Che non si debba mai dire che con Napolitano al comando la nave Italia è senza
nocchiero!
Ora, all’insegna, del giornalismo
“banderuola”, da me propugnato, devo dir male, perché dal male spira il vento
degli ultimi suoi atti presidenziali, sempre più pontificali, decisioni in
stile motu proprio.
Mi riferisco alla nomina dei quattro
senatori a vita. Nulla da dire sulle straordinarie personalità “nominate”.
Avrei difficoltà a trovarne una quinta che stesse alla pari. Qualche
perplessità per la scienziata Cattaneo, ma solo per la sua giovane età. Si può
dire che essa abbia vinto un vitalizio – e che vitalizio! – senza grattare. Gli
altri sono veramente al top del merito e del lustro internazionali: Abbado,
Rubbia, Piano. Abbiamo di che vantarci in assoluto. Non è sulla scelta degli
uomini, dunque, ma sull’opportunità di nominarli in questo momento che nascono
i dubbi, le perplessità e, diciamolo pure, i sospetti. Ritengo che sia stata
una furbata presidenziale. Ne spiego le ragioni.
Primo. Napolitano è stato
rieletto, caso unico nella storia della Repubblica, perché c’è stata una crisi
politica che non ha consentito di eleggere normalmente un nuovo presidente. Non
è questione di forma, ma di sostanza; se vogliamo, di politica. Napolitano II
dovrebbe sentirsi un presidente di ripiego, perché tale lo qualifica la storia.
Se avesse considerato il suo status
non giuridico ma politico non avrebbe nominato i quattro senatori a vita. Tanto
più che queste nomine seguono quella di Monti per la manovra politica che tutti
conosciamo. Non è politicamente corretto servirsi per calcolo politico di una
facoltà che la
Costituzione concede per nobili motivi. Ma va da sé che in
politica è corretto tutto ciò che serve al perseguimento dei propri fini.
Secondo. Gli Italiani
boccheggiano, non hanno lavoro, si vedono tagliati gli ospedali, i tribunali. Le
carceri alcune sono chiuse, altre sovraffollate e in attesa di graziosi svuotamenti.
Le scuole sono alle prese con insegnanti precari e supplenti nonostante i
vincitori di concorso. I servizi pubblici sono ridotti. Gli italiani temono e
tremano ad ipotesi greche, che non sembrano lontane. E Napolitano, come se fosse
il Presidente della Repubblica di Platone, nomina senatori a vita quattro
persone degnissime ma altrettanto ricche di proprio. Via, un po’ di rispetto
per chi tra la bocca e lo stomaco misura un miglio di via, come un vecchio modo
di dire popolare rappresenta il digiuno.
Terzo. C’è una ragione per la
quale i quattro sono stati nominati, che l’excusatio
non petita del Presidente ha rivelato. Di qui a non molto il Senato si
troverà a pronunciarsi sulla decadenza di Berlusconi. Quattro altri voti contro
di lui sono come la manna piovuta dal cielo. Quanto deve ai senatori a vita
Romano Prodi lo dicono le cronache del suo rantolante ultimo governo.
Napolitano ha fatto capire, rivelando la ragione della nomina, che si tratta di
quattro personalità politicamente al di sopra di destra e sinistra. Forse ha
confuso la scienza e l’arte con la destra e la sinistra, dato che Rubbia e
Cattaneo sono due scienziati, Abbado e Piano due artisti. Ma non è questione di
essere al di sopra o al di sotto, questi signori, pardon, senatori dovranno votare e allora voteranno come quel
venticello proveniente dal Quirinale suggerirà.
Non siamo ancora diventati tutti
fessi in Italia. Napolitano lo sa, ma è un uomo di potere, oggi pressoché
insindacabile. E se il potere è di per sé “pulito”, quando è insindacabile è
addirittura “splendente”. Se veramente i quattro senatori nulla hanno a che
fare con la politica, il giorno in cui si voterà per far decadere Berlusconi dovrebbero
non presentarsi in aula. Se si presenteranno e voteranno vuol dire che sono
certamente delle personalità eccezionali nei loro rispettivi ambiti, ma che
avranno barattato la loro dignità. Il che francamente non è una bella cosa, di
cui il Presidente della Repubblica si rende complice. Ce lo insegna quella
bellissima favola di Apuleio, Amore e
Psiche: qualsiasi desiderio, sessuale o politico, quando diventa irresistibile
tentazione fa scomparire qualsiasi bellezza e purezza.
Dire queste cose è facoltà di
ogni cittadino, diventa dovere per un intellettuale, il quale deve svelare gli
inganni del potere. Il che si fa ardua impresa quando ad architettare tutto è
il re o qualcosa che gli somiglia. Pazienza che a svelare gli inganni ci si
sporca! Chi svela lo fa da una posizione che si contrappone a quella di chi
inganna, dove non c’è battesimo o candeggina che tenga. Come in alto omnia munda mundis, come fa dire il buon
Manzoni a Fra Cristoforo, così in basso omnia
immunda immundis. Un intellettuale non gode a stare tra cose immonde, ma
neppure si spaventa. Perché è il pulito che insospettisce; non lo sporco, che qualche
volta riserva interessanti sorprese.
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