domenica 26 febbraio 2012

Monti e i cento giorni

17 novembre 2011 – 25 febbraio 2012: cento giorni di governo Monti. Quale bilancio? 43 milioni di euro risparmiati. Lo hanno battuto le agenzie e Rai News 24 lo fatto scorrere nel suo notiziario. Ma si potrebbe così riassumere: spread del 17 novembre 516, spread del 24 febbraio 360. E ancora, l’Italia ha recuperato credibilità in tutto il mondo e in tutti gli ambienti che contano. Non è poco, ma lascia qualche giusta recriminazione politica. I provvedimenti presi, quelli che hanno convinto di più i mercati della serietà del governo Monti, ossia pensioni e lavoro, erano scontatissimi, sol che la Lega non si fosse impuntata ad impedirli quando il Paese aveva ancora una mamma politica, cattiva…cattiva ma una mamma, e non una matrigna, buona…buona ma una matrigna. Si sarebbe potuto risolvere il problema senza che Agamennone-Napolitano sacrificasse la democrazia, trasformata, come Ifigenia, in una sorta di tecnocrazia che, complice l’indovino Calcante-Monti, ha sospeso la politica, senza la quale i cittadini non contano niente.
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Monti un po’ gioca sul velluto, i successi fanno bene al Paese e a lui personalmente. Del resto non era difficile dopo l’abbuffata di sconcezze pubbliche di Berlusconi, con la conseguente caduta di credibilità dell’Italia in Europa e nel mondo. La lettera, che è stata sottoscritta da ben dodici leader europei al Presidente dell’Ue Herman Van Rompuy e al capo della Commissione europea Josè Manuel Barroso sulla necessità di favorire misure di ripresa economica, che vede esclusi Merkel e Sarkozy, è un indubbio successo di Monti, il quale non solo l’ha ispirata ma anche promossa insieme al leader inglese David Cameron e a quello olandese Mark Rutte. Gli altri sono: Andrus Ansip (Estonia), Valdis Dombrovskis (Lettonia), Jirki Katainen (Finlandia), Enda Kenny (Irlanda), Petr Necas (Repubblica ceca), Iveta Radicova (Slovacchia), Mariano Rajoy (Spagna), F. Reinfeldt (Svezia), Donald Tusk (Polonia). E’, questo, sicuramente un fatto nuovo, che apre spiragli di diversa leadership in Europa. Non soltanto i compari di merenda Merkel-Sarkozy ad imporre aperture e chiusure di comodo, ma anche ipotesi diverse, con diversi soggetti politici, finora esclusi dal direttorio franco-tedesco. Merkel e Sarkozy – ben inteso – non sono stati esclusi, ma si sono rifiutati di sottoscriverla per motivi comprensibili. Essi sono stati finora i padreterni dell’austerità (Fiscal compact del 2 febbraio 2012, sottoscritto da venticinque paesi dell’Europa, non sottoscritto da Gran Bretagna e Repubblica Ceca), perché tornava loro utile. Ora si sono presi un momento di riflessione, per vedere cosa accade.
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Sull’onda del successo Monti è diventato minaccioso. “A fine marzo – ha detto – la riforma del lavoro è fatta con o senza accordo con le parti sociali”. A questo punto potrebbe pure non esserci l’incontro o il tavolo di concertazione. Amo la lana caprina e ritengo che le proverbiali questioni a volte sono molto importanti. Quale capo del governo in Italia, da Cavour a Berlusconi, ha potuto dire una cosa del genere? Nemmeno Mussolini. Ma Monti lo dice e tutti ad applaudirne il decisionismo o a tacere, in ossequio all’insuperabile eloquenza del silenzio. Intanto, accise dopo accise, la benzina è arrivata a quota 2 euro al litro. Il culo per terra sta per perdere il suo valore metaforico per diventare l’immagine fisica dell’Italia. Quel povero disgraziato di malato al San Camillo di Roma sdraiato per terra mentre i medici cercano di assisterlo potrebbe essere l’immagine di un’Italia che per terra ha tutto ormai. Berlusconi continua a sostenere Monti. Bersani fa lo stesso. Casini sembra addirittura averlo sponsorizzato per il dopo. Ma l’impressione è che almeno i due grandi partiti antagonisti, PdL e Pd, vorrebbero buttarlo giù e ognuno aspetta che lo faccia l’altro, per non doverne pagare le temute conseguenze.
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La vicenda dei due fanti di marina del Reggimento San Marco, imbarcati per proteggere la petroliera “Enrica Lexie” da eventuali attacchi di pirateria, arrestati dalle autorità indiane con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani, è l’altra brutta immagine dell’Italia montiana, tutta regole da rispettare nel settore ragionieristico e nessuna capacità di risolvere i problemi della politica e della società. Sarebbe ingeneroso attribuire al governo Monti le incredibili defaillance di questi suoi cento giorni, dal naufragio della “Costa Concordia” del 14 gennaio all’incidente della “Enrica Lexie” del 15 febbraio, passando per l’insulso spettacolo di Sanremo, con la serata finale del 18 febbraio all’insegna di un simbolo che è politico, come più politico non si può, tra bandiere della cosiddetta “Pace” e coppie di idioti esibizionisti a dare spettacolo di insulsa volgarità; ma nulla accade a caso – diceva Aristotele – e se ciò è vero in natura, non lo è di meno in politica. Due militari italiani vengono prelevati da una nave italiana che naviga in acque internazionali e portati davanti ad un giudice indiano per essere giudicati come se il tutto accadesse in un piccolo comune italiano con due spacciatori di fumo nei pressi di una scuola. E tutto quello che il nostro governo sa fare è lo squittìo del Ministro degli Esteri, preoccupato e impacciato. Ai cittadini importa poco sapere come si sarebbe comportato un governo politico. E’ accaduto ora, con un governo tecnico; e tanto basta.
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Intanto deve fare da parafulmine a Monti il buon Giorgio Napolitano, che a Cagliari è stato contestato con fischi ed accuse che lo vogliono rappresentante delle banche che stanno affamando il Paese. “Vergogna, buffoni, non abbiate paura di parlare con noi”, gli hanno gridato. A prescindere da tutto, Napolitano ha sbagliato a rispondere, anche con termini risentiti: “No, non rappresento né le banche né il capitale finanziario, come qualcuno umoristicamente crede o grida”. Quel qualcuno è la gente, purtroppo. La gente – si sa – quando se la passa male fa a volte esemplificazioni ingiuste e infamanti. Umoristicamente? Quanto meno è stato di cattivo gusto. Napolitano non può neppure chiamarsi fuori da una situazione nella quale è finito il Paese anche col suo contributo. E’ stato lui a dare il viatico a Monti. Non può pensare di ricevere soltanto lodi e riconoscimenti. Se gli americani lo incoronano King George la gente sarda, che è in gravissime difficoltà, non dico che fa bene a chiamarlo rappresentante delle banche ma va capita e più di tutti dovrebbe capirla lui. E’ che anche Napolitano incomincia a rendersi conto che la crisi è ben più grave di come se l’era immaginata e che Monti potrebbe non essere la soluzione bastante.
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Tutti i maggiori quotidiani hanno pubblicato i redditi dei ministri. “Il Messaggero” è andato oltre indicando anche il reddito presumibile del 2012, tutto per dimostrare che tanti supertecnici, che guadagnavano tantissimo prima di diventare ministri si devono accontentare di molto meno dopo. Intanto si scopre che il ministro di giustizia Severino ha “nascosto” una villa da dieci milioni di euro. “Tutto in regola” dice lei, “la colpa è del commercialista”. Ma come somigliano ai politici questi tecnici! Va a finire che diventeranno una cosa sola. Diventeranno?

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