domenica 12 febbraio 2012

Monti, l'uomo che parlava alle farfalle

Ciò che unisce i vari membri del governo Monti è una sorta di solidarietà inconsapevole dei primi della classe, l’albagia che ha sempre contraddistinto e caratterizzato i secchioni, quelli che ad una chiamata del professore rispondevano dal posto con compiaciuta boria. Gli stessi si guardavano in cagnesco perché il primato del migliore non era cosa da condividere e per un più o un meno erano capaci di covare risentimenti a vita. Quanto agli altri, compagni di classe dico, erano considerati plebaglia da non tenere in nessuna considerazione, gente che era a scuola e invece doveva andare a zappare la terra. Tutto al passato, si capisce, perché negli ultimi tempi tale clima di primeggiamento a scuola si è in qualche modo attenuato. Prevale la solidarietà che unisce tutti nella comune difficoltà di trovare una sistemazione. Parola, questa, che oggi, Napolitano e Monti consulibus, sta per diventare una bestemmia. I signori del governo tradiscono la mentalità del “superiore”, dell’aristocratico per merito, sul duplice fronte: dei politici esautorati perché chiaramente incapaci e dei cittadini che non possono davvero ambire ai successi loro riservati. Che volete, voi politici, avete dimostrato di non valere niente; per giungere al potere avete bisogno di farvi il culo con l’elettorato. Noi invece, vedete, senza né buongiorno né buonasera, al potere ci siamo perché “noi siamo noi – disse Alberto Sordi nei panni del Marchese del Grillo – e voi non siete un cazzo”. Ministro Fornero, please, i Suoi figliuoli li considera la stessa fetta di pane fatto in casa sulla quale spalmare la poca nutella che c’è? E che significa questa pernacchia egualitaria in un contesto di selvaggia diseguaglianza finora perseguita? Lei ha detto che non si sarebbe espressa come il suo vice Michel Martone, che se n’è uscito con la più rivelatrice delle frasi “se a 28 anni non ti laurei sei uno sfigato”, ma intanto intende considerare i giovani, laureati o non laureati a 28 anni, tutti degli “sfigati”, sui quali spalmare le difficoltà della vita.
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La verità è che continuando ad insultare gli italiani, i giovani in particolare, gli apprendisti stregoni del governo potrebbero vedersela brutta. Non lo dico perché lo desideri, ma perché lo temo. Non conviene a nessuno che le cose si mettano male. Ma il modo come questi specialisti fuori dal loro seminato si comportano è da dilettanti allo sbaraglio, ad incominciare da Monti, che si dice sicuro di poter cambiare gli italiani e considera il posto fisso una monotonia, per finire alla sua ministra degli interni, Anna Maria Cancellieri, che ha definito “mammoni” i giovani. Ci lamentiamo dei giudizi che gli stranieri esprimono su di noi. Ma Monti e i suoi ministri non esprimono nei nostri confronti giudizi assai più severi? In verità i ministri tecnici sono come scollegati dalla realtà politica e culturale del Paese. E questo è pericoloso. Monti sembra Ambra Angiolini, che aveva il suggeritore in cuffia; quando parla sembra ricevere le parole dall’alto, come suggerite da un soggetto che Aristotele chiamava intelligenza universale, con cui sarebbe in contatto diretto. Più terra-terra, sembra quasi parlare a delle farfalle. Gli americani gli hanno dedicato la copertina di “Time”, un gran riconoscimento, ma con parole ambigue di commento: “nonno elegante…voce tranquilla…occhi sorridenti…può quest’uomo salvare l’Europa?”. Noi saremmo già contenti se riuscisse a salvare l’Italia o, a suo stesso dispetto, il posto fisso di chi ce l’ha e ne garantisse uno a chi non ce l’ha. Perché il posto fisso, in difetto di posti pur che fossero, vuol dire progettare un futuro da cristiani.
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Lo spread scende, lo spread sale. Quando la gente chiamava gli oggetti col nome della loro funzione, c’era il “saliscendi”, che era un manufatto in metallo che, applicato alla porta, uno in alto ed uno in basso, serviva per aprirla o per chiuderla dal di dentro. Questo andar su e giù dello spread, vero tormentone che dura da diversi mesi, sembra il più autorevole indicatore del successo di Monti. Nel coro di osanna a Monti viene qualche sospetto, anche perché, mentre i titoli dei giornali dicono una cosa, gli articoli poi all'interno ne dicono un’altra. Ma diamo per buono l’indicatore e diamo per motivo di gioia il suo attestarsi ad un livello di convenienza nazionale; non c’è chi non capisca che è un bene per i nostri conti pubblici. E’ lecito, tuttavia, porsi due domande. Prima, chi sta pagando i sacrifici fatti? Seconda, fino a quando per salvare l’economia europea il Presidente del Consiglio italiano è di fatto un Commissario europeo, che, più che rispondere alle condizioni degli italiani, deve rispondere ai diktat di banchieri e finanzieri europei? Risposta alla prima domanda: gli sfigati. Risposta alla seconda: io non credo che la situazione possa durare molto a lungo. Ecco perché i membri del governo Monti, per un verso cercano di far passare cose buone (posto fisso – articolo 18) per cose ora cattive ora non più sostenibili; per un altro cercano di crearsi un qualche consenso nel Paese (decreto svuota carceri).
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Il governo ha posto il voto di fiducia sul decreto che, sollecitato dai radicali, svuota i carceri italiani, affollati al limite dell’inverosimile e della vivibilità. Ma si può andare avanti con simili provvedimenti? Far uscire dal carcere tanti detenuti perché lo Stato non è in grado di tenerli tutti dentro da cristiani? Dice il governo e con grande ipocrisia dicono i politici del Popolo delle Libertà che l’assecondano: garantiamo che nessun criminale uscirà dal carcere. Ci mancherebbe altro che facessero uscire i criminali condannati all’ergastolo! Ma intanto vogliono chiudere gli Opg (ospedali psichiatrici giudiziari), che sono “indegni”, dice il Presidente Napolitano. Al di là se il governo Monti è di destra o di sinistra – si masturbano i ministri a dire che loro non sono né di destra né di sinistra – resta il fatto che sta facendo pagare i costi dei suoi provvedimenti, non solo finanziari ma anche sociali, alla gente. Lo Stato non è in grado di avere carceri per tutti i detenuti, non ha strutture per tenere e curare adeguatamente i malati mentali, condannati per delitti efferati, e che fa? Li mette tutti fuori e dice – per la verità non lo dice, lo fa capire – si faccia carico la società, che poi vuol dire che il carico è dei poveri cristiani, che subiranno le conseguenze, famigliari o occasionali vittime. Vedremo – come già abbiamo visto – aumentare i reati e i delitti dopo lo svuotamento delle carceri e l’abolizione dei manicomi. Monti e i suoi tecnici non hanno il senso della società, ma unicamente dello Stato. Brutta faccenda quando la forbice tra Stato e società si allarga; vuol dire che il contratto sociale non tiene più; vuol dire che una delle due parti non ha osservato i patti. Ma, quando ciò accade – lo insegnavano gli inglesi maestri di democrazia – l’altra parte è autorizzata a sollevarsi contro.
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Intanto “quali colombe dal disio chiamate” volano verso Monti gli ex falchi del PdL, quelli che si opponevano all’operazione “governo tecnico”. Trasformismi di stagione. Gli ultimi, dopo politici, giornalisti e politologi, sono gli ex arrabbiati che fino all’altro giorno avrebbero voluto andare a nuove votazioni. L’istinto di sopravvivenza li consiglia a rinunciare ai loro propositi. Hanno capito che non c'è futuro politico per chi oggi osteggia Monti. Monti assicura i mercati che chi verrà dopo di lui continuerà la sua politica, mantenendo in vita le sue riforme. E allora di qui la corsa a non apparire più critici di Monti, a non essere sospettati di discontinuità con lui. Daniela Santanchè, Osvaldo Napoli, Altero Matteoli ed altri meno noti riconoscono di essersi sbagliati. La Santanchè dice che solo i cretini non cambiano opinione. Mica fessa! Poco c’è mancato che dicessero a coro di aver scherzato. Resiste Giuliano Ferrara, che riconosce i risultati di Monti ma ricorda subito dopo che resta pur sempre un’anomalia. Resistono i pretoriani della stampa berlusconiana, ma è il gioco delle parti. Berlusconi dice una cosa con la bocca, con la pancia ne dice un’altra; con la bocca comunica con le istituzioni, con la pancia comunica con l’elettorato, che di qui a un anno è quello che conta. Bravo Ostellino, invece, che ironizza: “Nell’orgia retorica su Monti, non mi stupirei se qualche telegiornale desse queste notizie: 1) «Ieri, dopo il fondamentale discorso del presidente del Consiglio all’Associazione femminile “Voglia di Mario”, anche la neve, a Roma, si è sciolta per la commozione»; 2) «Reggio Calabria, all’annuncio della prossima conferenza stampa del Professore, un non udente dalla nascita ha riacquistato l’udito». Non ne faccio una questione morale. Solo di (grottesco) costume giornalistico” (Corsera dell’11 febbraio). Per me no, caro Ostellino; per me è proprio una questione morale.

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