domenica 19 febbraio 2012

Monti...che non rimangano parole

Proprio il giorno in cui l’agenzia di rating Moody’s ha declassato ulteriormente l’Italia (martedì, 14 febbraio), Monti ha inferto al Paese un declassamento più duro e mortificante, dicendo no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. E’ la prima volta dalla seconda guerra mondiale che l’Italia si autodeclassa; riconosce, cioè, di non essere in grado di organizzare uno dei più importanti eventi mondiali, che ha paura di farlo. E’ un messaggio al mondo devastante: l’Italia, che chiede fiducia agli altri, facendo anche paragoni antipatici – non siamo la Grecia! – non ne dimostra essa stessa per sé. E’ probabile che Monti abbia ragione, tecnicamente ragione; ma sicuramente ha torto, politicamente torto. Tutto il suo ottimismo, le sue promesse di trasformare tutto e tutti, i suoi “successi” americani evidentemente sono falsi, sono nulla di fronte ad un impegno concreto. E’ la prova che il consenso di cui gode è semplicemente mediatico, artificiale. Nello stesso giorno si riconosce che l’Italia è in “recessione tecnica”, il Pil è diminuito. Peraltro la nostra candidatura non era di per sé automatica assegnazione; ma era senz’altro un atto di fiducia nelle nostre possibilità di recupero e di rilancio. L’Italia dei tecnici vale meno del sorriso enigmatico della Gioconda, meno della Venere del Botticelli, meno di un chiaroscuro di Caravaggio.
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Ma le ambizioni di Monti crescono. Ora vuole fare la riforma della democrazia in Europa. Sul “Corriere della Sera” di mercoledì, 15 febbraio, in un articolo scritto in collaborazione con la deputata europea Sylvie Goulard, “La vista corta che danneggia l’Europa” (già apparso su “Le Monde”), ha detto che «per uscire durevolmente dalla crisi, dobbiamo ripensare la democrazia a tutti i livelli, europeo e nazionale […] la posta in gioco è delicata, poiché consiste nell’inventare una democrazia più esigente, che eviti la demagogia e la veduta corta». Sentite, sentite! «Il processo sarà lento, ma un contributo può già darlo un dialogo intenso e fiducioso fra istituzioni, al di là delle frontiere». Insomma Monti, del popolo, dei suoi diritti politici, della sua stessa esistenza, non tiene conto alcuno. Tutto si deve esaurire in dialoghi e incontri nelle conventicole di chi ha il potere economico, una faccenda tra plenipotenziari del denaro. Fino ad oggi Monti non è riuscito a far entrare mai i cittadini nei suoi ragionamenti. Se la prospettiva della democrazia europea è un Direttorio vuol dire che tempi ancor peggiori di questi ci attendono.
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Incominciamo ad avere nostalgia del “peggio”. Ovviamente “peggio” si fa per dire. In un editoriale sul “Messaggero” di domenica 12 febbraio Romano Prodi ha detto con estrema chiarezza che la colpa della crisi greca è della cancelliera tedesca Merkel e del presidente francese Sarkozy. «Per capire bene le cose – ha scritto Prodi nel suo domenicale “Quei no fatali di Francia e Germania”bisogna andare indietro nel tempo quando, per non essere soggetti al controllo delle autorità europee, Francia e Germania hanno respinto le proposte della Commissione Europea volte a sottoporre a continuo monitoraggio i conti dei Paesi dell’euro». Avete capito? Erano i tempi di quando Prodi era Presidente della Commissione. Neppure allora tedeschi e francesi si fidavano dell’italiano. Insomma Francia e Germania hanno fatto finora il bello e il brutto tempo. Non hanno voluto controlli per tutti ed ora impongono controlli e commissariamenti agli altri. Quasi di concerto, il giorno dopo, lunedì, 13 febbraio, Marco Nese sul “Corriere della Sera” ha rivelato che gli eurocompari di merenda, Sarkozy-Merkel, «mettono da mesi il governo greco con le spalle al muro: se volete gli aiuti, se volete rimanere nell’euro, dovete comprare i nostri carri armati e le nostre belle navi da guerra». Roba da mafia internazionale. In una situazione del genere non si capisce di che democrazia europea parli Monti, non certo della democrazia quale è ipotizzata dalla nostra Costituzione. Qui è necessario riflettere se è il caso o meno di stare nella stessa gabbia, dove – diceva Francesco Petrarca ai suoi dì - «fiere selvagge et mansüete gregge / s’annidan sì, che sempre il miglior geme». Se a gemere siano ancora i migliori non so, so che sono i Greci, gli Spagnoli, i Portoghesi, gli Italiani.
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Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha detto che la Grecia non sta rispondendo bene alle sollecitazioni europee, che loro non possono gettare i loro soldi in un pozzo senza fondo e che la Grecia dovrebbe trovare un Monti per mettere a posto le cose. Dovremmo essere orgogliosi di questo indiretto apprezzamento al nostro Presidente del Consiglio, che ricorda altri più diretti apprezzamenti della serie “tutti ce lo invidiano”. Ma, a parte il fatto che gli apprezzamenti tedeschi di oggi sono falsi e interessati, c’è che gli ha risposto duramente il Presidente greco Karolus Papoulias: «Ma chi è il signor Schäuble per insultare il mio Paese? Chi sono gli olandesi? Chi sono i finlandesi?». Avrebbe potuto continuare a dire: «Chi sono gli italiani?», che a pie’ sospinto dicono «Noi non siamo la Grecia!».
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La ministra del lavoro etc. etc. Elsa Fornero, quella delle lacrime per i sacrifici, ha detto che bisogna abolire la cassa integrazione straordinaria per dare un sussidio a chi è senza lavoro. Dopo l’art. 18, un altro ostacolo sul tavolo delle trattative coi sindacati. E infatti essi si sono subito detti contrari: la cassa integrazione non si tocca! Ma anche in questa sortita tecnico-ministeriale si vede l’incertezza di procedere avanti nella riforma del mercato del lavoro. Manca un disegno organico e si va avanti per proposte alla “se colgo colgo”. Ma si vede anche il tentativo di creare consenso a questo governo, che, invece, per la sua natura, non dovrebbe preoccuparsi di averne. Un sussidio a chi è senza lavoro avrebbe sicura accoglienza da chi niente per niente si accontenta del poco. E sono tantissimi in Italia, specialmente giovani. C’è nel Paese una paura fottuta che prima o poi scoppino i disordini che abbiamo visto in Grecia.
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Intanto, mentre Monti cerca di convincere il mondo che noi non siamo la Grecia e infonde speranza agli italiani e poi di fatto declassa l’Italia, privandola di una scommessa importante come le Olimpiadi del 2020, i giovani per bocca della cantante Emma Marrone, che vince il Festival di Sanremo 2012, lo avvertono: “Non è l’inferno… ma…che non rimangano parole”.

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