domenica 9 ottobre 2011

Berlusconi è alla fine ma è il più in salute di tutti

Le cronache politiche italiane di questi ultimi tempi ci hanno detto e ci dicono tre cose. Prima, Berlusconi non sta bene, politicamente s’intende, sarebbe finito, all’interno del suo partito gli stanno preparando l’exit strategy (Scajola e Pisanu, i risentitos). Seconda, le opposizioni riunite, ma non unite, non costituiscono un’alternativa, non solo perché non hanno i numeri ma neppure le idee, o per lo meno, ne hanno tante, così diverse, da non farne una attendibile (i pannacciaros). Terza, la situazione di stallo rende l’Italia non credibile all’estero, di qui i continui declassamenti del nostro debito pubblico. Cui puntuale segue il commento del governo: ce l’aspettavamo.
In un simile scenario ognuno ha ragione, si riempie la bocca di richiami etici, ha una serie di ricette. Peccato che tutti questi signori, non avendo potere di decidere alcunché, aumentano la confusione e aggravano la crisi.
Di recente, per il fatidico “passo indietro” di Berlusconi, abbiamo sentito aggiungersi ai Bersani, ai Di Pietro, ai Vendola, ai Casini e alla storica “persecuzione giudiziaria”, la Chiesa (Bagnasco), la Confindustria (Marcegaglia), la stampa (ad eccezione di quella berlusconiana), singoli imprenditori (Della Valle), i sindacati (Camusso), e perfino l’ineffabile presidente della camera (Fini), il Tersite della situazione. Nessuno di essi, però, si azzarda a suggerire il nome di chi dovrebbe fare l’altrettanto fatidico “passo avanti”. La verità è che tra di loro non si possono ciecare. Nessuno è contento di nessuno: Bersani, D’Alema, Veltroni, Parisi e via discorrendo sono l’uno contro l’altro “disarmati”. Ecco allora che spuntano i Renzi, gli Zingaretti, i Chiamparino, nomi di ambito locale che i mass media hanno reso di statura nazionale. Insomma, all’assediato Berlusconi corrisponde la confusione totale degli assedianti.
Gli italiani, i cittadini intendo, i governati, avvertono sempre più che nel nostro ordinamento politico manca la figura di uno che in congiunture simili si assuma la responsabilità di fare una mossa risolutiva. Il Presidente Napolitano è in attesa. Dice: finché un governo ha una maggioranza parlamentare, il presidente della repubblica non può fare nulla. Non fa una piega. Sembra, però, che voglia dire: create le condizioni ed io intervengo. Perché è di tutta evidenza che Napolitano non sta con Berlusconi. Se la situazione parlamentare dovesse cambiare nel senso che il governo dovesse essere sfiduciato, si apre un nuovo scenario. Napolitano, costituzione legale alla mano ma col cassino pronto a cancellare dalla lavagna dieci anni di costituzione reale, si attiva per le consultazioni e per l’eventuale incarico a qualcuno per un governo, che può essere battezzato come tecnico, di unità nazionale, preparatorio delle elezioni con una nuova legge elettorale. Sarebbe possibile un simile governo? Se non fosse possibile si andrebbe al voto anticipato con una legge elettorale, detta Porcellum, prima da tutti voluta e poi da tutti ripudiata. E che credibilità avrebbero le camere uscite da una consultazione elettorale bacata alle radici? Si tornerebbe alla sarabanda precedente, ovvero alla guerriglia parlamentare e politica. Insomma o mangi la minestra Berlusconi o ti butti dalla finestra!
Ora, sarà pure vero che all’interno dello schieramento di centrodestra aumentano i malumori e le tentazioni frondiste; sarà pure vero che Berlusconi per le sue stravaganze private, per i suoi interessi economici, che lo hanno portato ad intrecciare le sue cose con quelle dello Stato, è ormai avviato alla fine, ma è altrettanto vero che al momento, pur con tutti i mali di cui soffre, è il più in salute di tutti. Le sue dichiarazioni che non ci sono alternative al suo governo, che continuerà a governare fino al 2013, naturale scadenza della legislatura, che all’interno del suo partito non c’è alcun dissenso, sono più credibili delle dichiarazioni dei suoi avversari. E lo sono proprio perché lui parla di cose concrete, in essere, mentre gli altri di cose virtuali, in divenire. I suoi comportamenti, come il festeggiare con Putin, in Russia, il compleanno dell’amico, o buttare la provocazione del “partito della gnocca” rafforzano l’immagine di un uomo che ormai, senza remora alcuna, vuol passare alla storia come uno che ha avuto tutto nel modo come lo ha voluto, contro l’universo mondo di criticoni e perbenisti.

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