domenica 25 settembre 2011

Vendola e il Papa sull'etica e sulla tecnica

Paradossalmente Nichi Vendola, quando sostiene che l’etica deve prevalere sulla tecnica, parla come il Papa, che da sempre dice la stessa medesima cosa. La differenza tra i due, presi a paradigmi di due diversi poli di riferimento esistenziale, politico l’uno, spirituale l’altro, è che Vendola è più sbilanciato sul fronte della tecnica, mentre il Papa lo è sul fronte dell’etica. Entrambi attaccano la tecnica, quando questa sembra vanificare i principi dell’etica.
E’ di tutta evidenza che la tecnica è opera dell’uomo, che in essa è la sua storia di progresso, è il senso dato alla sua esistenza fisica. Della tecnica l’uomo non può fare a meno; significherebbe, se vi rinunciasse, contraddire il senso della sua ricerca di vivere meglio di quanto la natura gli ha messo a disposizione fin dalla sua comparsa sulla terra. Ma è altrettanto evidente che l’etica è anch’essa opera dell’uomo, che in essa è la sua storia di civiltà, è il senso dato alla sua esistenza spirituale. Non si potrebbe vivere ignorando l’etica perché significherebbe contraddire la ricerca umana di dare all’esistenza una superiore finalità di vita. Per farla breve, l’uomo non può fare a meno della tecnica come non può fare a meno dell’etica; né vale la pena perdersi nella vana ricerca per stabilire se storicamente l’una abbia preceduto l’altra.
Vendola non si stanca di sostenere che la natura, intesa come ambiente fisico, habitat, paesaggio, va salvaguardata dalle manipolazioni, dallo sfruttamento, dagli inquinamenti della tecnica. Ma si ferma qui, escludendo la dimensione etica dell’uomo, che, a suo dire, può e deve tener conto per il suo benessere, dei ritrovati della tecnica, se questi gli consentono di vivere meglio, a prescindere dai limiti che l’etica gli impone. Egli riconosce alla terra, al mare, al cielo ciò che poi non riconosce all’uomo. Qualche esempio. La natura vuole che l’accoppiamento abbia il fine precipuo della riproduzione? Vendola non esclude altre forme di accoppiamento, anche per altre finalità, che estende anche alla più sociale della condizione naturale: la famiglia. La natura impedisce a talune donne di ingravidarsi e partorire secondo natura? C’è la tecnica che può intervenire per forzare la natura con la procreazione addirittura eterologa. Una gravidanza è indesiderata? La tecnica può risolvere il problema con un aborto procurato. Si potrebbe perfino lambire la sfera sessuale, ma qui il discorso scadrebbe inevitabilmente nella volgarità. Per Vendola ci sono sfere umane dove la tecnica non ha diritto d’ingresso ed altre dove invece il diritto d’accesso non ce l’ha l’etica. Per esemplificare, per l’ambiente non c’è tecnica che tenga; per l’uomo non c’è etica che tenga. Per Vendola varrebbe quasi la dottrina della regina Semiramide “quodcumque libitum licitum est” (ciò che piace è lecito). Per cui se l’uomo vuole sposare un uomo e una donna una donna, deve essere loro consentito; se un individuo vuole mettere fine alla sua sofferenza prima che lo faccia la natura, gli deve essere consentito; e via di seguito. Per Vendola, che è e resta fondamentalmente un politico, varrebbe addirittura una tecnica dell’etica, l’uso sapiente della stessa per conseguire risultati più utili e convenienti.
Il Papa, nel suo messaggio al Bundestag tedesco di giovedì, 22 settembre, ha concesso le ragioni al partito ecologico, riconoscendone l’etica, sapendo anche che fuori la gente manifestava contro di lui. Anche in Italia c’è un forte movimento ecologista, di cui Vendola è uno dei più autorevoli leader, che denuncia la tecnica dello sfruttamento della natura. Ma Benedetto XVI ha ribadito il primato dell’etica della natura con maggiore forza e coerenza. “Esiste anche un’ecologia dell’uomo – ha detto il Papa – Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana”.
Anche il Papa, tuttavia, pone qualche volta dei limiti all’etica in favore della tecnica. Perché non riconoscere all’uomo la morte naturale e insistere nell’accanimento terapeutico, fino all’estremo uso della tecnica per tenerlo in vita, vita si fa per dire?
Sarebbe perciò necessario, in ultima analisi, che l’uomo trovasse un giusto equilibrio, una sorta di etica della tecnica, l’opportunità cioè di servirsi della tecnica quando ciò non contraddicesse i principi etici. Sarebbe assurdo oltre che immorale il contrario, e cioè una tecnica dell’etica, per servirsene o non servirsene, come si diceva, a seconda della convenienza.

Nessun commento:

Posta un commento