domenica 18 settembre 2011

L'Italia tra lo stallo e l'eversione en attendant Godot!

La storia si ripete, altro che! C’è un’opposizione in Italia che pur di eliminare Berlusconi è capace di distruggere la nazione. Se pure non si vuole scomodare l’Italia delle Signorie, l’una contro l’altra armate, come drammaticamente ci ricorda il Petrarca nella sua canzone “All’Italia”, c’è fresco-fresco ancora il caso fascismo. Pur di annientare Mussolini e il regime fascista, si sacrificò l’Italia nella II Guerra Mondiale. Nel mezzo un’infinità di vicende che hanno fatto dell’Italia nella storia il paese dove pur di vedere il nemico interno nella polvere non si esita a favorire il nemico esterno. L’Italia del Quattro-Cinquecento, così ben descritta da Machiavelli e Guicciardini, ben s’intreccia con quella del Franza o Spagna pur che se magna. Un’Italia che rimane divisa e in guerra fino all’unificazione nazionale, di cui quest’anno ricorre “indegnamente” il 150° anniversario dell’Unità.
Ora, diciamo le cose come stanno. Il governo Berlusconi ha mancato non poche delle sue prospettive, anche a causa di congiunture internazionali, a partire dall’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, da cui le guerre in Afghanistan e in Iraq. E’ caduto nelle sabbie mobili degli scandali giudiziari, alcuni meno nobili degli affari privati, che hanno pur sempre una loro giustificazione, scandali di porcherie, come in genere si indicano tutte le faccende di puttane o comunque le si voglia chiamare. Procure acefale costituiscono il nuovo esercito di liberazione mentre un gruppo di partiti forma un nuovo improbabile ci-elle-enne. Il gioco delle parti è chiaro: la magistratura scredita con le sue inchieste giudiziarie, mette sotto pressione il governo impedendogli di dedicarsi interamente all’azione governativa, l’opposizione ipso facto chiede le sue dimissioni. L’azione, concertata nei fatti se pure non lo è nelle intenzioni, ha tutti i caratteri del golpe. Si vuole abbattere un governo votato democraticamente dal popolo e che riceve sistematicamente la fiducia in Parlamento. Siamo all’eversione autentica. Questa è la realtà.
E’ un fatto, perciò, che Berlusconi è un cavaliere dimezzato, diviso tra gravi problemi economici nazionali e altrettanto gravi problemi giudiziari personali. La sua posizione gli impedisce di far fronte agli impegni politici, mentre si accaniscono contro di lui magistrati, televisioni e giornali. Gli uni, forti di uno dei più illiberali e antidemocratici strumenti di investigazione, le intercettazioni telefoniche, gli altri sputtanando tutti col pubblicarle sui giornali.
Il prete don Andrea Gallo, nel corso della trasmissione “In onda” su “La Sette”, sabato sera, 17 settembre, ha invitato Berlusconi, irridendolo, a chiedere il ricovero a qualche comunità per farsi curare. Siamo arrivati al grottesco. In questo paese ognuno può dire quello che vuole, nella irresponsabilità più assoluta. Compresa quella di chi, nelle decisioni della citata emittente televisiva, ha messo di fronte ad una persona di alto profilo, seria e competente, peraltro critica nei confronti del governo, come il prof. Antonio Martino, una barzelletta di prete, abbondantemente ormai fuori dalla normale fisiologia arteriosa, come don Andrea Gallo. Se si dovessero pubblicare le intercettazioni di cardinali, vescovi e preti, non sappiamo quante chiese resterebbero aperte il giorno dopo. Perciò la smettano questi preti d’avanspettacolo!
Ma se pure il governo Berlusconi cadesse, quale la prospettiva? Quattro soggetti, Pd-IdV-UdC-FL, sono talmente diversi e incapaci di elaborare un’azione comune che pensare ad un loro governo sarebbe come davvero credere al grande sogno alchemico di produrre l’oro. No, lo scopo di questi irresponsabili è di gettare il Paese nel caos e di dare poi la colpa al governo Berlusconi; e dallo scempio nazionale sperare di trarre un qualche profitto elettorale. Niente di nuovo. Sono riconoscibilissimi i democratici italiani. Sempre gli stessi e sempre con le stesse strategie, politicamente criminose.
Ma il Paese può andare avanti tra lo stallo politico della maggioranza e il golpe bianco dell’opposizione? E’ di tutta evidenza che così non può durare, anche per la gravissima crisi che sta attraversando l’Europa. L’azione politica di alcuni paesi europei, come Francia e Inghilterra, sta cambiando la geografia politica dei rapporti coi paesi dell’Africa petrolifera, mentre il governo italiano è come annichilito tra un’azione subita, non pienamente condivisa, la guerra alla Libia, e la necessità di riposizionarsi nel nuovo scenario.
Pur senza espliciti richiami, il nome di Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica, aleggia come di chi potrebbe con la sua autorevolezza richiamare tutti al senso di responsabilità. Lo ha fatto e lo fa, ma dovrebbe farlo con maggiore decisione. Quando dice che lui può fare ben poco fino a quando il governo ha la maggioranza del Parlamento, le opposizioni dovrebbero quanto meno essere rispettose. Inutile ripetere pappagallescamente che Berlusconi si deve dimettere. Sanno perfettamente che non lo farà, perché oltretutto le sue dimissioni peggiorerebbero le condizioni del Paese. Insistere significa soltanto contravvenire ai moniti del Presidente Napolitano e danneggiare l’Italia in un momento particolarmente difficile.
L’altro nome che aleggia, per un tentativo di giungere ad un governo di pacificazione, per cercare di uscire dall’impasse, è quello di Casini e dell’UdC. Ma purtroppo Casini, che pur si dice serio in un sintagma sì e nell’altro pure, non è poi capace di dimostrarlo dando una prova anche di indipendenza e di coraggio. E’ sufficiente che uno sgangherato Di Pietro gli dica che se entra nel governo fa la figura di una escort di Berlusconi per frenarsi e rientrare nei ranghi degli attendisti. Ma, a questo punto, è come nel teatro dell’assurdo, appunto en attendant Godot!

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