domenica 4 settembre 2011

Eva o della cancellazione di Dio

E’ in corso in Italia una vera trasmutazione sociale, che vede ormai il sempre più forte affermarsi della donna. I più convinti sostenitori sono, manco a dirlo, gli uomini anziani, i quali danno il livello esatto dello sfaldamento ideologico della società storica, quella nata dalla cacciata dall’Eden. I giovani si possono capire. E comunque il pericolo non viene da loro. Sono gli anziani la spia dello sfascio spirituale. Essi non solo non riescono a difendere i loro tempi, i loro costumi e i loro valori, ma confondendo il progresso materiale con lo stato spirituale, non perdono occasione per esibirsi in sciagurati modernismi e avvenirismi. Si è rotto l’equilibrio storico: giovani e anziani, uomini e donne. Lasciamo pur da parte il vestire, le frequentazioni, gli svaghi, che una volta facevano la differenza e che ora non fanno distinzione alcuna, gli anziani dimostrano di aver perso la tramontana proprio sul Carso della specificità di genere. Non si equivochi sulla consonanza! Sul Carso era la linea inviolabile della resistenza nella Prima guerra mondiale; dunque, solo una metafora.
Le donne, per i nuovi vegliardi, sono sempre più intelligenti e capaci degli uomini. Dovrebbero essere loro a comandare il mondo, dicono. Benissimo che siano dappertutto, che facciano tutto quello che una volta era appannaggio degli uomini! Le donne hanno sempre ragione; e se pure qualche volta non ce l’hanno – può capitare – ne hanno subite tante nella storia che oggi non guasta qualche piccola rivincita. Mai visto gente che è contenta di perdere o di gioire per la rivincita dell’altro, in questo caso dell’altra.
A confermare il trend ci sono cinema e televisione; di meno la letteratura, perché non ha l’ampiezza divulgativa dei media visivi. Sempre più nei film si vedono donne picchiare a sangue gli uomini. In televisione, quando ci sono un conduttore e una conduttrice a coppia, lei è sempre più alta di lui, quasi a volerlo sovrastare, a rendere plastica una superiorità di natura, che in realtà non esiste. Non sono più i tempi di un Totò, che, pur, notevolmente più basso, con Mina o le Kessler, le equilibrava col suo gallismo bonario, comico, gustoso; né i tempi di un Sordi o di un Gassman, i quali riuscivano sempre a stabilire l’equilibrio. Oggi il conduttore sembra quasi ossequioso, secondario, subordinato all’avvenenza femminile, straripante di tutto. Non c’è più parità di sessi. C’è un’arroganza volgare del femminismo col compiaciuto godimento dei maschi.
Sono stati inventati reati assurdi. Se la moglie non vuole avere rapporti col marito, questi non la può obbligare; se lo fa è stupro. Se è lui che si rifiuta, lei esce o aspetta che esca il marito e riceve il ganzo per soddisfare un suo diritto. Non c’è giudice che non glielo riconosca. Potenzialmente ogni donna può trasformare un rapporto condiviso in una violenza al solo scopo di vendicarsi. Parola contro parola, quella di lei è pericolosamente più pesante di quella di lui. Intanto dico che mi hai molestata o violentata, poi si vedrà! Il caso dell’ex Presidente del Fondo Monetario Internazionale Strauss-Kahn è uno dei tanti, altri passano inosservati.
A dispetto della Costituzione italiana, che all’articolo 3 dei principi fondamentali recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, sono state istituite le “quote rosa” per garantire una tot presenza femminile nei consigli comunali, nelle giunte ecc. ecc.. E ci sono giudici, il più delle volte anziani, che sciolgono consigli e giunte per difetto di presenza femminile. Se non che si arriva all’assurda decisione di discriminare in ragione del sesso. Tu femmina sì, tu maschio no; non per opportunità politica, per competenze, per professionalità, ma unicamente per una questione di genere.
Le scuole sono piene di insegnanti donne; così le redazioni dei giornali, gli ospedali, gli uffici. Per mistificare la situazione le statistiche fanno conteggi complessivi, su tutto il personale, comprendendo anche quello di quaranta-cinquant’anni fa. Ma se le statistiche venissero fatte sugli ultimi vent’anni, ecco che le parti si rovescerebbero.
E’ stata cancellata una millenaria cultura che ha sempre spiegato i caratteri della donna, confermata in migliaia e migliaia di anni, convalidata da storici, filosofi, scrittori, artisti e scienziati, quasi fossero stati costoro degli idioti prepotenti e arroganti. Quella cultura oggi non conta niente, quando non è addirittura ignorata. E tutto questo per elevare la donna a regina incontrastata della società in ogni sua espressione. Si vuole addirittura lasciare per i nuovi nati libertà di cognome o di associare al cognome del padre anche quello della madre; libertà di cambiare il cognome per ogni cittadino.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Le famiglie si distruggono? Bene, se tanto accade per la libertà della donna, che non può essere schiava della famiglia! Ci sono poche nascite? Benissimo, se tanto accade per la liberazione della donna, che non può essere schiava della società! Nella società va tutto a ramengo, tre volte benissimo, se tanto accade per garantire alla donna la massima libertà! Sembra che l’umanità viva unicamente per la libertà della donna, come se non ci fossero superiori finalità.
Ci stiamo avviando verso un mulierato ottuso e pericoloso, perché fondamentalmente basato sulla negazione della realtà e dei valori sui quali da sempre si è basata l’organizzazione umana. E’ una moda, per qualche aspetto – o si spera che lo sia, perché se così fosse prima o poi passerebbe – ma intanto i guasti alla società e agli individui lasciano ferite gravi, difficilmente rimarginabili nel breve tempo. Intanto si vedono crescere quelli che per convenzione mediatica vengono fatti passare come drammi della follia: giovani che uccidono moglie e figli e poi si suicidano. Crescono gli assassini di giovani donne, punite dai loro ex fidanzati o mariti per aver esse deciso di interrompere il rapporto d’amore o coniugale. Aumentano i bambini che vengono tolti ai loro genitori, perché indegni o non in grado di provvedere alla loro educazione ed affidati a strutture di assistenza. La società, sotto il mulierato, si avvia a diventare sempre più atomizzata.
E dire che quando la donna stava al suo posto una vecchia strofetta popolare diceva “orfina orfinaja / meju te sire cca dde mamma / a mamma te riccoje / u sire te sparpaja” (preferibile essere orfano di padre che di madre, perché la madre tiene unita la famiglia mentre il padre la disperde). E in ogni piccola o grande comunità la gente ricorda mamme di grande coraggio e di grandi capacità, che, rimaste vedove, erano riuscite a mantenere la famiglia e a dare un avvenire decoroso o addirittura importante ai figli. Altri tempi! Oggi si sta tornando all’Eva edenica e pre-storica, non più soltanto tentatrice, ma padrona, come se quel Dio a cui doveva dare conto non ci fosse più o avesse rinunciato ad esercitare la sua potestà.

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