domenica 23 ottobre 2011

Il Terzo Polo, l'ultimo barocco leccese

Il Terzo Polo è partito sabato, 22 ottobre. E’ partito da Lecce, forse perché la capitale del Salento è anche l’inizio geografico dell’Italia o forse perché è una città simbolo. Ma i suoi protagonisti da tempo erano in giro.
A vederli ora qua ed ora là, i Fini e i Casini, che fino a qualche tempo fa sembravano gli eredi di Berlusconi alla guida del centrodestra politico e governativo, sembrano dei fantasmi. Appaiono nei loro contorni sfumati, parlano non si sa a chi. Aggiunti a Rutelli sommano sì e no un due-tre per cento di voti. No, non abbaiano alla luna, come si dice di chi parla alto e forte ma a nessun interlocutore. No no, sono proprio dei fantasmi, anime dannate che vagolano in cerca della loro sepoltura. Sono dei Palinuri, dallo sfortunato eroe virgiliano.
Prendiamo Fini, il più sfrangiato e il più spregiudicato. La sua è una posizione obbligata. Nel centrodestra, con Berlusconi o senza, non c’è più posto per lui. Ne ha fatte tante e a tante corde urtato che bisognerebbe proprio una perdita collettiva di memoria nel centrodestra per accoglierlo come un figliol prodigo. Ma nel centrosinistra non ha un ruolo, anzi ne ha uno, quello di destabilizzare lo schieramento. Lui non avrebbe problemi, pur di riciclarsi, di stare insieme a Di Pietro o a Vendola, ai comunisti e perfino ai grillini, se questi, per assurdo, rinsavissero ed entrassero organicamente in uno schieramento antiberlusconiano. Ma questi lo accetterebbero? Per fare insieme, che cosa? Il Fini è finito. Quello che era sembrato a tutti il delfino designato di Berlusconi non ha avuto pazienza di aspettare il suo turno. Pensava davvero di essere il cofondatore del PdL. Tutti nell’ex Msi ed ex An si erano resi conto che le cose erano cambiate; l’unico a non accorgersi di nulla era lui, che si sentiva perciò un leader di partito, quando ormai il partito era un altro, e non era il suo. Si è vestito di democratico, ma chi si veste di qualcosa che non è non fa molta strada e si rivela. Uno che azzera un intero direttivo nazionale perché alcuni suoi membri si erano permessi di muovergli delle osservazioni può essere un democratico? Uno che gira in modo truffaldino e maldestro una casa che era stata donata al partito “per la causa” da un’anziana aristocratica può essere considerato un democratico? Che dico? Un onesto? Certo, qualche interessata simpatia l’ha destata in chi pur di eliminare Berlusconi sarebbe capace di suicidarsi per autoantropofagia incominciando dai piedi.
E Casini? E’ rimasto lì, in mezzo alle danze, con la spazzola in mano, senza possibilità alcuna di trovar modo di far coppia. Lui il bipartitismo non lo vuole. Ne ha diritto. Ma che vuole? Il ritorno al consociativismo della prima repubblica? La sua naturale posizione è tra i moderati del centrodestra, ma lui non vuole più che lo schieramento venga guidato da Berlusconi e poi è in conflitto con la Lega per via del federalismo. Sperare che l’epoca del bipartitismo passasse ci sta purché ci si rendesse conto che chi vive troppo di speranze si colloca mentalmente nel futuro e non sa gestire il presente. Casini avrebbe dovuto, anche lui, avere pazienza, cavalcare in bipartitismo stando nel centrodestra e lavorare, non solo sperare che passasse ‘a nuttata, per dirla con l’abusato Eduardo. Invece no, sta lì a testimoniare quello che non c’è più, quello che non c’è ancora, che probabilmente non ci sarà nei prossimi anni. Casini non è finito, ma difficilmente avrà un inizio.
Il discorso su Rutelli sarebbe un di più a qualsiasi analisi politica, sul presente o in prospettiva. Semplicemente Rutelli è un riempitivo, dovunque si trovi o vada a trovarsi. Con uno come lui non si perde tempo. Il buon Dante direbbe: non ti curar di lui, ma guarda e passa.
Lombardo, leader dell’Mpa, Governatore della Sicilia, il quarto del Terzo Polo, non si capisce cosa c’entri in uno schieramento in cui, stante Casini contrario ad ogni tipo di federalismo o localismo, persegue finalità decisamente nazionali. Non si può essere contro la Lega del Nord e poi stare con una sorta di Lega del Sud, quale il movimento di Lombardo in buona sostanza è.
Il Terzo Polo ha scelto Lecce - come si diceva - per battezzarsi. Scelta migliore non poteva fare. Un miscuglio di uomini e di cose, diverse e contrastanti, sa di effimero. di vacuo, di barocco, forse ancora di più delle facciate delle chiese leccesi, delle colonne tortili e degli altari. Forse è stata scelta la capitale del Salento come location per via del suo attuale appeal turistico. Ma, come spesso accade, la scelta rivela una inevitabile attrazione e ne diventa il simbolo.

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