domenica 15 agosto 2010

Regione Salento, un'altra volta!

L’ultima volta in cui si parlò della Regione Salento fu una decina di anni fa. Non portò bene ad alcuni dei suoi promotori, che tanto si diedero da fare per un po’ di mesi, con la “guida” speciale di Ennio Bonea, che ne parlò diffusamente e dettagliatamente sulle pagine di “Espresso Sud” dell’amico Nicola Apollonio (Anno XXIII-2000, nn. 2/3/4). Fra di essi il commercialista Granfranco Napolitano e soprattutto il senatore Emanuele Filograna, l’uomo del “Postal Market”, che presentò un disegno di legge, l’uno e l’altro finiti in un mare di guai. Non certo a causa dell’ipotetica regione, s’intende!
Bonea fece, allora, un excursus storico e insieme politico della Regione Salento, partendo dalla Costituente del 1946, dalla proposta sulla sua “Tribuna” nel 1969 e dall’inchiesta nel 1996 del “Quotidiano di Lecce”, con i vari passaggi, i punti di vista, le posizioni di politici e intellettuali. Ma soprattutto mise in evidenza le approssimazioni, le contraddizioni e le insidie, che la nuova proposta avrebbe comportato.
Altri personaggi importanti che aderirono più o meno entusiasticamente furono Lorenzo Ria, allora presidente della Provincia e dell’Upi (Unione province italiane), e il prof. Carmelo Pasimeni dell’Università di Lecce. Molti politici, come spesso fanno da un po’ di anni a questa parte, si buttarono sopra per tema di arrivare in ritardo. Roberto Tundo di An, allora consigliere regionale, dalla sua “Contea” la sponsorizzò subito con tanto di logo.
Ne parlarono per un anno tutti i giornali. Anche “Presenza” ospitò degli interventi. In favore dell’iniziativa si dichiararono argomentando l’avv. leccese Cesare Taurino (La Regione Salento è una necessità, gennaio-febbraio 2010) e Roberto Tundo (Il Salento deve essere Regione, marzo 2010). Ma già a dicembre, il sottoscritto, direttore di “Presenza”, che pure aveva inviato una lettera di adesione al documento fondativo “Carta 14 giugno”, peraltro senza mai avere una risposta, l’iniziativa si era sgonfiata e si era rivelata per la solita strumentalizzazione di qualche politico rampante e faccendiere, nel nostro caso Emanuele Filograna (Regione Salento. Toh, se ne riparla!, dicembre 2010).
Ci si era quasi dimenticati, in presenza anche di una crisi finanziaria che consiglierebbe oggi di contenere la spesa pubblica. Ma soprattutto perché in Italia quando si parla d’introdurre una qualche riforma, scattano tutti gli impedimenti possibili e immaginabili. Si pensi che nel programma elettorale del centrodestra per le elezioni del 2008 si incluse l’abolizione delle province; poi si corresse il tiro: abolizione delle province troppo piccole, inutili e superflue; alla fine, quando si è cercato di mettere mano all’abolizione di qualche insubre provinciucola, è stata minacciata la guerra civile. Nel segno della saggezza latina: quieta non movere! Non per nulla la civiltà latina è sorta in Italia. E al Nord, altro che celti!
E’ bastato, però, che il noto vignettista Giorgio Forattini venisse nel Salento in occasione del Premio “L’olio della poesia 2010” e spendesse qualche bel complimento per la nostra terra, così bella e così diversa dal resto della Puglia, perché si tornasse alla carica.
“Ma perché non rivendicate la creazione di una vostra Regione? – ha detto Forattini a chi lo intervistava – Voi non c’entrate proprio col resto della Puglia. Siete un’altra cosa”. E a chi un po’ banalmente gli chiedeva da che cosa si sarebbe accorto che il Salento è altro dalla Puglia, la matita più celebre d’Italia ha risposto quasi meravigliato: “Io viaggio per tutto il mondo, ho l’occhio allenato ad accorgermi. Vi dico che il Salento è una realtà a sé”. Ipse dixit.
La macchina politico-mediatica si è subito messa in moto. Personalità del mondo della politica, dei media, dell’arte, dell’economia si sono già dichiarate in favore. I sindaci delle tre province interessate, Lecce-Brindisi-Taranto, presto porteranno la cosa ai Consigli comunali. Si stanno nuovamente scomodando i lavori della Costituente, quando il salentino Codacci Pisanelli era riuscito ad inserire il Salento fra le regioni da approvare e il barese Aldo Moro brigò per farla escludere.
Ma si farà? Ne dubitiamo. Non si vedono, in verità, ragioni forti per procedere ad un’operazione che oggi più di ieri è hors de saison. Intendiamoci, i motivi di lamentela non mancano: linee ferroviarie importanti che non vanno oltre Bari, capitale troppo decentrata per una regione lunga, importanti infrastrutture che escludono la penisola salentina, servizi di risulta, spartizione di fondi ingiusta e barionnivora e via di questo passo. Tutte ragioni valide, ben al di là della storica rivalità Bari-Lecce, che dal 1970 ad oggi ha visto alternarsi alla presidenza della regione ora un barese ora un leccese, con la sempre più striminzita compagine salentina di assessori.
La nuova regione suscita qualche perplessità proprio sulla sua presunta compattezza. Non dimentichiamo che appena qualche mese fa la provincia di Taranto per bocca del suo presidente prese le distanze dal Grande Salento, rivendicando lo specifico della sua jonicità. Non è che alla fine, posto che si riconosca l’opportunità di fare una regione per conto nostro, ci scanniamo poi con tarantini e brindisini su quale città deve essere la capitale e finiamo come è finita la sesta provincia pugliese che non si capisce come si chiami e che cosa sia? Non è che alla rivalità con Bari noi leccesi aggiungiamo le meno esaltanti rivalità con Taranto e Brindisi? Riflettiamo, gente; riflettiamo!
Piuttosto che fare come tante coppie di coniugi che alle prime difficoltà ricorrono a separazioni legali e divorzi, perché i nostri rappresentanti istituzionali non s’impegnano a tutti i livelli perché la Puglia non si fermi a Bari? Francamente non credo che noi salentini possiamo dire di non essere pugliesi. Saremmo più poveri se perdessimo la comune appartenenza ad una regione, che è tale, pur nella diversità. Eravamo le Puglie. Ci ricordiamo? Il Salento, olim Terra d’Otranto, è una delle tre, con Capitanata e Terra di Bari. Dovremmo semplicemente cercare le ragioni dello stare insieme e rafforzarle. Perfino nella nostra tradizionale rivalità dovremmo augurarci che essa sia più sana, che si fondi su fatti più produttivi; non certo che scompaia per essere diventati nel frattempo dei “forestieri”. Occorre continuare ad essere orgogliosi di essere salentini proprio perché pugliesi e che i pugliesi tutti siano orgogliosi di comprendere anche i salentini.
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3 commenti:

  1. Commento di prova. S.M.

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  2. commento di prova con identificazione.

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  3. Salve mi chiamo Giuliano sono un giornalista e vorrei contattarla per parlarle di un progetto a cui sto lavorando, ma non so come fare.

    questa è la mia mail. rosciarelli.giuliano@gmail.com

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