domenica 4 aprile 2010

Il karakiri della destra in Puglia

Una volta gli dei, per compassione, facevano uscire di mente quelli che erano destinati a perdersi; per evitar loro la consapevolezza della tragedia. Così deve essere stato per i responsabili della sconfitta del centrodestra in Puglia, i quali si sono comportati in maniera incredibilmente dissennata.
Dei a parte, in cui non crede più nessuno, era talmente scontato che il centrodestra di Rocco Palese avrebbe perso le Regionali in favore del centrosinistra di Nichi Vendola che a momenti veniva il sospetto che si cercasse proprio la sconfitta.
Non perché il medico di Acquarica del Capo fosse un personaggio piuttosto grigio, con l’aria del ragioniere, dall’eloquio poco spigliato, ma semplicemente perché i numeri parlavano chiaro. Ma come? Neppure unito il centrodestra era sicurissimo di vincere contro il centrosinistra, figurarsi sottraendogli un buon 9 %, formato dall’Udc e da Io Sud di Adriana Poli Bortone. Sì, il sospetto che c’era gente nel centrodestra che ad una vittoria con la Poli Bortone preferisse una sconfitta senza di lei è più che fondato. Et voilà, accontentati!
Non era stato messo in conto che la sconfitta, per le circostanze in cui sarebbe maturata, avrebbe aperto una gravissima crisi nello schieramento, dalla quale difficilmente si uscirà di qui a diversi anni. I responsabili? Sono stati i nuovi “signori” della politica, qualcuno più esposto come Raffaele Fitto, qualcun altro più defilato come Alfredo Mantovano; altri rampanti, che, dalla candidatura di Palese a Presidente, pensavano che avrebbero tratto maggiori chances di elezione. E lasciamo stare la caterva di avvelenati “missini”, che, in tutta la loro vita, non sono mai riusciti ad andare oltre l’astio e il livore per piccoli miserevoli risentimenti personali.
Berlusconi ha respinto, come di prammatica, le inutili dimissioni di Fitto, presentate, per atto dovuto, all’indomani della sconfitta. Ma Berlusconi che si comporta come un politico qualsiasi, come un fondo di magazzino doroteo, dà la misura di un mutamento in progress. Il vero Berlusconi le dimissioni a Fitto gliele avrebbe fatte firmare prima ancora dell’esito elettorale. Ma, al limite, avrebbe avuto ragione di dire: “caro Raffaele, d’accordo, la colpa è anche di altri, ma perché non hai fatto capire ai tuoi che senza l’unione del centrodestra si sarebbe perso? Non mi risulta che tu o altri abbiate minimamente preso in considerazione questa pacchiana evidenza. E se tu, personalmente, non te ne sei accorto, allora, riposati!”.
In verità le cose sono andate diversamente. Già all’indomani delle elezioni del 2008 Berlusconi aveva cercato di decantare la situazione in Puglia offrendo alla Poli Bortone un posto di ministro nel suo governo. Ma già fin d’allora fu messo il veto: Fini volle Ronchi a quel ministero e per gli equilibri geopolitici non c’era altro dopo il sottosegretariato agli Interni a Mantovano. Sicché le responsabilità di Fitto, dimissioni o non dimissioni, restano come un macigno sulla sua strada.
Certo, in questo disastro è difficile salvare qualcuno. Lo spettacolo offerto da Io Sud, per esempio, il movimento politico della Poli Bortone, non è stato davvero decoroso, non solo e non tanto per la problematicità delle prospettive politiche, quanto per la “fuga” di molti suoi rappresentanti. Sarebbe bastato che quanti avevano aderito alla Convention di Bari del 14 febbraio 2009, appena un anno prima, fossero rimasti al loro posto, allora altro che quattro per cento! Invece si sono defilati uno dopo l’altro quando hanno incominciato a temere che per la propria personalissima posizione non c’era nessuna sicurezza di successo e quello che poteva essere un risultato temuto per sondaggio è stata la premessa di una sconfitta certa.
Ora, di fronte allo sfacelo politico della destra in Puglia, occorre avviare un nuovo processo, le cui modalità e i cui esiti sono tutti da pensare e da scoprire. Gli sconfitti di oggi non avranno più la parte di protagonisti, questo è certo. Ma in assenza di uomini di un certo valore e di una certa credibilità si corre il rischio che vengano fuori dei berlusconini, soggetti dalle idee anarco-liberali, spregiudicati arrampicatori senza un minimo di cultura sociale, individualisti in cerca di affermazione, secondo il modello brianzolo.
Né in questo processo avranno presenza e ruolo uomini capaci di portare avanti quelle istanze sociali che furono già del Msi e che ancora oggi costituiscono i valori di un socialismo del bisogno e del merito da coniugare con gli interessi dello Stato e della Nazione. Nell’area politica “missina” o socialnazionale, davvero maledetta, sono stati buttati uno dopo l’altro tutti gli agganci ideologici ed ora si è come sospesi nel vuoto. Si è partiti con Mussolini e il Fascismo “male assoluto”, si è passati ad orpelli e coreografie del Ventennio – via simboli, via tutto – ma poi è toccato alla dottrina sociale e quel che è peggio a quelle sensibilità di giustizia, di correttezza, di legalità, di assistenzialità, che erano l’anima del partito, sola per cui si aveva rispetto anche per cose meno condivisibili. Tutto quel patrimonio di idee è stato lasciato alla sinistra. E chissà che a rimpinguare Vendola non abbiano concorso anche quei missini che a quelle idee di giustizia sociale erano sinceramente legati!
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