domenica 7 settembre 2025

Ucraina, volenterosi e non

Volenteroso o volontaroso è chi è di buona volontà, diligente, desideroso. Dunque l’accezione è positiva, ma nello stesso tempo fa pensare a qualcosa di limitato, come a uno che vorrebbe ma non può perché non ha i mezzi. Ad uno studente bravo non si dice che è volenteroso, stante la bravura una condizione che va oltre la volontà e la comprende. In politica ha la stessa accezione. I volenterosi in genere conducono battaglie perse. Così in Italia furono detti quelli che volevano salvare il governo Conte dopo la crisi pandemica. Essi non avevano né le politiche né i numeri per farlo, avevano però la volontà. Il loro ragionamento era, prescindendo da tutto, trovare i voti sufficienti in Parlamento per approvare un Conte-ter. Come è noto, non riuscirono, perché in politica i volenterosi fanno pensare ai profeti disarmati di cui parlava Machiavelli, destinati a “rovinare”, cioè ad essere inevitabilmente sconfitti. Con lo stesso termine, Volenterosi, sono oggi chiamati i capi di stato o di governo europei, che, rimasti orfani dell’America trumpiana, per difendere la causa ucraina ricorrono alla volontà, non bastando evidentemente i loro soldi e le loro armi. In genere chi può fa, chi non può è volenteroso; vorrebbe fare. L’idea dei volenterosi è venuta al francese Macron e all’inglese Starmer, estesa poi ad altri, Meloni compresa, in Europa e fuori nello schieramento occidentale come Canada e Australia. Il progetto consiste nel garantire all’Ucraina una serie di tutele, dal foraggiamento militare, all’applicazione dell’art. 5 della Nato nell’ipotesi che venisse nuovamente attaccata dopo la fine della guerra, all’invio di truppe anglo-francesi in territorio ucraino a garanzia degli accordi raggiunti. Si ipotizzano cioè situazioni che al momento sono ben lontane dall’essere. Putin, infatti, di cessare il fuoco non ne vuol sapere e il ripetuto invito a Zelensky di incontrarsi a Mosca ha tutta l’aria di ribadire che le cose si decidono nella casa madre e che l’Ucraina è in fondo la figlia ribelle da ricondurre all’obbedienza, da riportare a casa. Accogliere l’invito di Putin per Zelensky sarebbe come riconoscersi sottomesso ad una volontà superiore; e difatti ha già risposto picche. Di fatto il Presidente ucraino si muove come un membro dell’Europa e della Nato senza farne parte, né dell’una né dell’altra: un ospite di riguardo, ma anche di fastidio. Intanto dall’altra parte del mondo si è ricompattato l’asse Russia-Cina con l’India e la Corea del Nord. Cosa curiosa e preoccupante è che anche la Turchia, che fa parte della Nato, era a Pechino per partecipare ai festeggiamenti per gli 80 anni dalla liberazione della Cina dai giapponesi. Lì, altro che volenterosi! Stanno cogliendo l’occasione della crisi dei rapporti dell’America trumpiana con l’Europa e la Nato per ostentare forza e per proporsi come padroni dei destini del mondo. Una situazione non incoraggiante per noi europei, che ci ritroviamo con una guerra alle porte e con la crisi delle vecchie alleanze, con zero prospettive che dipendano da noi. Volenterosi noi europei lo siamo per condizione, non essendo capaci di incidere in qualche modo con chiarezza e risolutezza. Abbiamo una visione molto chiara della situazione ma non abbiamo i mezzi per gestirla. Sappiamo che con la Russia non possiamo cedere, perché è chiaro a tutti che essa ha in progetto di riportare tutti i territori una volta dell’Unione Sovietica sotto il dominio di Mosca. L’allargamento dell’Europa, fino comprendere alcuni stati che sono stati in passato nell’Unione Sovietica, ci obbliga ad intervenire direttamente ove uno o più di essi venissero attaccati. Cedere oggi con l’Ucraina significa aspettarsi altre aggressioni. L’Europa non può accettare che si cambi la sua carta geografica con la forza delle armi. Questo lo ha detto e ripetuto. Ma finché l’America non tornerà ad essere l’”America” che abbiamo sempre conosciuto, da più di un secolo a questa parte, siamo come immobilizzati, incapaci di affrontare il nemico russo in maniera decisa e sperabilmente risolutoria. Possiamo solo prendere qualche iniziativa ai margini del campo in cui si muovono le grandi potenze mondiali. L’iniziativa dei volenterosi, che oggi conta sulla disponibilità di ventisei paesi a sostegno dell’Ucraina, segna la strada da seguire ma esprime anche l’incertezza del modo più efficace per percorrerla. Fino ad oggi si è parlato di cose da fare nelle ipotesi di un cessate il fuoco che in questo momento è ancora lontano dal verificarsi. La guerra in Ucraina continua mentre i Volenterosi pensano al dopo e Putin non sembra avere né fretta né volontà di finirla.

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