sabato 13 settembre 2025
Astensionisti, arrendetevi e votate!
Quando sui giornali vedo qualche lettera al direttore mi soffermo sempre, perché la voce dei cittadini va sempre ascoltata, contiene un po’ di quel che ognuno di noi pensa. Tra le più frequenti vi sono le lettere che spiegano perché non è più il caso di andare a votare. Per lo più gli astensionisti insistono sul fatto che oggi gli uomini che ci devono rappresentare, non li scelgono gli elettori ma i segretari dei partiti. Perciò – concludono – è mancanza di rispetto sottoporre alla volontà degli elettori ciò che è stato già deciso altrove. Molti si dicono certi che se si ritornasse alle preferenze tornerebbero a votare e con entusiasmo, perché i cittadini, secondo loro, sanno scegliere meglio gli uomini a cui affidare l’esercizio delle cose pubbliche.
Gli astensionisti hanno ragione su un punto, hanno torto su molti altri. Hanno ragione quando dicono che è una presa in giro chiamare i cittadini a decidere ciò che è stato già deciso; è una messinscena che riduce la democrazia ad una sorta di liturgia, peraltro costosa. Hanno torto quando dicono che i cittadini sanno scegliere meglio delle segreterie di partito. Essi dimenticano che molti candidati, in modalità voto di preferenza, in passato compravano i voti, alimentando le mafie che in certe località del Sud gestiscono mano e mente di migliaia e migliaia di elettori. Gli astensionisti, in genere, sanno poco dei candidati, sanno quello che filtra dalla propaganda; i partiti, invece, conoscono vita, morte e miracoli dei loro rappresentanti. Alcuni candidati – è arcinoto – i voti li “comprano” anche oggi perché le elezioni restano pur sempre delle gare e il tentativo di barare in politica è sempre a portata di mano. Li chiamano voti di scambio: do ut des.
Ma c’è un punto che gli astensionisti dimostrano di non voler capire. Il voto è una grande conquista. È superfluo elencare tutti i sacrifici fatti nella storia per giungere a possedere questo strumento, che è così importante che il solo pensare di abolirlo crea sconcerto. Quelli che si astengono banalizzano il voto e senza rendersi conto delegano gli altri cittadini a rappresentarli nella scelta. Chi si tira fuori dal voto finirà sempre per essere rappresentato. A stabilire da chi non è il Padreterno ma altri uomini, normalissimi elettori; i quali se non fossero andati a votare, sia pure nella finzione liturgica, non avrebbero reso possibile elezione alcuna. Immaginate che arretratezza se ci fossero per legge persone con diritto di voto ed altre senza; sarebbe un precipitare di millenni indietro nella storia. Chi si astiene dal voto si priva da sé di un diritto, è un suicida politico.
Quanto al voto di preferenza, occorre ricordare che c’è anche oggi, sia pure limitato a taluni candidati ritenuti per collocazione nella lista tra i papabili. Va da sé che gli elettori si trovano di fronte ad una lista già redatta e approvata, non possono votare uno che non è incluso in essa. Gli elettori, che lamentano le liste già preparate e i candidati da eleggere già “eletti”, non tengono conto che in una democrazia ordinata è necessario proporre una lista di candidati chiusa, che non può esistere una competizione elettorale aperta a ogni cittadino, indipendentemente se incluso o meno nella lista. Non è il voto di preferenza l’alternativa all’attuale sistema ma la possibilità di scegliere un cittadino qualsiasi per la gestione della cosa pubblica. Il che non può accadere. Il voto è in primis scelta di partito o di lista e poi scelta di persone inserite nella lista.
Gli astensionisti, che in Italia raggiungono quasi il cinquanta per cento, si privano di un diritto senza avere in cambio nulla, senza nessuna contropartita; demandano ad altri di rappresentarli e si compiacciono della loro drittezza. A me non la fanno – dicono – io è da anni che non voto più. Ma il danno che producono al sistema è relativo, per cui non possono neppure compiacersi della loro scelta. Se nei sondaggi fosse possibile conoscere gli orientamenti politici anche degli astensionisti ci sarebbe da credere che non sarebbero diversi da quelli che si esprimono per chi votare. Chi non vota non danneggia una parte politica a favore di un’altra, in buona sostanza lascia tutto inalterato.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che astenersi non conta nulla e che il voto è l’essenza della democrazia. Chi si ostina ad astenersi dovrebbe convincersi che votare è sempre importante, perché significa partecipare a scelte che riguardano tutti, presenzialisti e astensionisti del voto. Essi, peraltro, sono responsabili di chi per età ancora non vota. È una questione di educazione civica, non di calcolo. Se pure l’incidenza fosse irrilevante si potrebbe sempre essere paghi di aver dato un contributo di civiltà. Che in democrazia, di questi tempi, non è poco.
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